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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arie Quarta — Italia Meridionale
   Campo di Giova (2505 ab.). — Questo Colmino si trova all'altezza di 1061 metri sul mare e a 16 chilometri da Solmona, alle falde della Majella, in situazione montuosa, ma amena e in aria saluberrima, divenuta di facile accesso dopo l'apertura della ferrovia Solmona-Isernia. Nelle due chiese sono degni di ammirazione i lavori d'intaglio ni legno e specialmente il coro della chiesa di Sant'Eustachio; nella chiesa di San Paolo bellissima è la croce d'argento dorato e smaltato del quattrocento. Il Comune ha scuole elementari e varie opere pie di fondazione privata. Prodotti: cereali e pascoli, con bestiame e selvaggiunie nelle pendici alpestri.
   Cenni storici. — Fu già in possesso di Nicolò di Procida, per cessione fattegli da re Ferdinando 1 d'Aragona per 1500 ducati; in seguito divenne proprietà successiva delle famiglie ISelprato, De Capila e Recapito. Vi si notano nel suo territorio stazioni preistoriche, un laghetto ingliiottitore delle acque dei monti circostanti, e siti di antichità romane descritte dal prof. De Nino nelle Notizie comunicate ai Lincei. In Campo di Giove, nel 1860-61, una giovinetta della patriottica famiglia Ricciardi, ora baronessa Gatti, uccise un capobrigante che invase il paese.
   Coli, elett. e Dioc. Solmona — P2, T. e Str. ferr.
   Pacentro (4481 ab.). — All'altezza di 650 metri, a 7 chilometri a est da Solmona, alle falde del monte Mortone e in aria salubre. Notevole fra le chiese ò Santa Mafia della Misericordia per la sua facciata, ornata di nn cornicione con bei lavori a punta di scalpello; per la porta in pietra con pilastri e cornici a cartocci e fogliami eseguiti con aite squisita; per le sei colonne ottagono di ordine toscano che sorreggono la vòlta della chiesa e sopratntto per il pergamo con intagli di squisita finitezza d'arte. Il campanile è in forma di piramide e per altezza, bellezza delle pietre e squisitezza di lavoro non la cede ai più cospicui dei dintorni, tranne quello dell'Annunziata di Solmona. Non deve omettersi una lode al castello medievale di mediocre conservazione.
   Prodotti locali: cereali, viti, gelsi ed ulivi. Allevamento di bestiame; bachicoltura, industria casalinga delle tele e dei panni. La maggior parte degli abitanti è dedicata alle arti del calderaio, del fabbro-ferraio e più dei muratori scalpellini.
   Cenni storici. — Congetturasi che Pacentro appartenesse antichissimamente all'agro paginate dei Peligni, nome che si è fatto derivare a bello studio da Pacino e da Pelio, nipoti del re Volsino che vi condusse dalle patrie sedi una colonia illirica. Opinano alenili che gli antichi abitatori vi fabbricassero una città; altri un borgo o stazione per comodità dei viaggiatori, e ne recano in prova i molti ruderi antichi, parecchie iscrizioni e una gran vasca eli breccia, oggi a uso di fontana e già urna sepolcrale, come attestano i suoi bassorilievi dello specchio e del boccale nei lati ed un'iscrizione nel frontespizio a Numisma dal marito Ercolano.
   Checché ne sia delle suddette congetture intorno alle origini di Pacentro, la cronaca di questo pago incomincia dal 1170, quando certo Mallerio, sottomesso Pacentro, fece dono della chiesa di Sant'Angelo in Vetuii al vescovado di San Panfilo.
   Nel 1289 era un feudo di Gualtieri e Petrone di Collepietro; nel 1346 di Nicolò di Costanzo, familiare della regina Giovanna I d'Angiò; nel 1351 passò in potere della potentissima famiglia Caldera; ma per aver essa seguite le parti di Luigi I d'Angiò contro Carlo III di Durazzo perde molti feudi, fra gli altri Pacentro.
   Nel 1418 Antonio Cantelnn acquistò il castello dalla R. Camera; ma i Caldera non vollero cedere la torre: il litigio fra le due potenti famiglie durò lungo tempo, finche nel 1420 vennero, per opera del conestabile Giovanni Caracciolo, ad un compromesso. Durando, ciò nonpertanto, il contrasto, la regina Giovanna II ordinò che Pacentro fosse restituito, con le altre castella, ai Cantelmi.
   Poco appresso però i Caldera ricuperarono il loro dominio e vi si stabilirono. Da essi passa in possesso, prima di Valentino Claver, ripostiere del re, e quindi di Mario