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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arie Quarta — Italia Meridionale
   Dintorni di Solmona,
   Eremo dì Sant'Onofrio e Badia di San lo «Spirilo della del llorrone. — A circa 0 chilometri eia Solmona, alle falde del monte Morrone, che sta avanti alla Majella, veggonsi tuttodì t ruderi d'una villa romana, creduta d'Ovidio, situata in un'ampia pianura lussureggiante e ricca di alberi da frutta. Più in alto, sul monte soprastante a queste rovine, è un eremo sopra un ciglione sporgente che ha acquistato una santità particolare qual dimora ili S. Pietro da Mon tine. Da quest'eremo il venerabile romita, 111 età di 7G anni, fu tratto, nel !JfS% ad occupar la cattedra di San Pietro sotto il nome dì Celestino V
   die feee per viltate il gran rifiuto, tornando, in capo a cinque mesi, al suo eremo. Qui l'arcivescovo e ì due vescovi, inviati dal Conclave ad annunziargli la sua esaltazione al trono pontificio, caddero sulle ginocchia innanzi a lui che ne rimase così sconcertato, che tentò sottrarsi con la fuga al massimo e non mai sognato onore. Di qua altresì Carlo 11 e il figliuolo suo Carlo Martello trassero ad accompagnare il nuovo papa alla sua incoronazione e tennero la briglia alla sua mula quando fece il suo ingresso nella città d'Aquila, ove ebbe luogo la sua consacrazione al cospetto di una immensa moltitudine.
   Per opera di Celestino sorse nella suddetta pianura una chiesa a cui, fra il 12GS e il 1285, fu aggiunta la famosa Badia che prese il nome di Santo Spirilo, la quale, costituita in priorato dai monaci Celestini, fu sottoposta alla giurisdizione della Majella.
   Questo monastero divenne in breve volger di tempo rinomatissimo e il più cospicuo di quell'Ordine monastico, come quello che fin dal settembre del 1293, nel Capitolo generale che Pietro Celestino vi fece celebrare, ottenne il primato sopra tutti gli altri monasteri dell'Ordine e divenne la residenza dell'abate supremo. Dal Morrone mosse, come più sopra abbiamo detto, l'eremita Celestino ed al Morrone fece ritorno dopo cinque mesi e dopo il gran rifiuto: ina per breve tempo. Crebbe in potenza il cenobio e tale si mantenne sino al temine del secolo scorso; ebbe privilegi da Clemente IV, da Carlo II d'Angiò, che lo arricchì di molte terre e della signoria dei castelli ili Prato la, Orsa e Roccacasale; ebbe una florida scuola di lettere e di filosofia e l'onore di ospitare personaggi illustri, fra gli altri, Francesco da Atri, B. Teiera, Appiano Bona-fede, Celestino Galliam, Ultimamente l'abate generale ebbe il titolo di prelato palatino e giurisdizione quasi episcopale in Brittoll Catignano, Carpinete, Nocciano, Pratola e San Benedetto in Perillis.
   La Badia di Santo Spirito, per magnificenza dell'insieme, grandiosa maestà di mole e bell'ordine architettonico, fu una delle più celebrate dell'Abruzzo. E di forma quadrata con agli angoli quattro torri quadrate anch'esse, con cinque cortili (il più bello è quello detto dei Nobili), ed ha un portico superbo, sale e dormitori magnifici, doviziosissima in addietro di libri e pergamene e con una foresteria capace di ospitare ben cento persone. Sorgono tuttora sulle porte gli stemmi della Badia : un leone rampante d'oro attraversato da fascia vermiglia ed una croce con un serpente attorcigliato in campo d'oro.
   Con la sua facciata barocca, ma che non manca di armonia nel suo insieme, la chiesa è a croce greca, con colonne e cornicione d'ordine corinzio; bella per disegno semplice e corretto e con a fianco uno svelto campanile.
   Vi si ammirano, fra le opere d'arte, il coro nel mezzo ornato ili belli e svariati intagli sul legno; 1111 bell'organo, costruito verso il 1 (>73, sovraccarico anch'esso d'intagli dorati; 1111 quadro di Raffaele Mengs e altri quadri di Sebastiano Conca, del Pini, del Gatti, del Martinez, abate celestino che ornò di molti dipinti anche le pareti della Badia; il mausoleo del generale Fabrizio Pigliateli!; in sagrestia un quadro coi ritratti dei varii abati ; e filialmente il monumento detto di Jacopo Caldora, ma più veramente d'un Reslaino Caldora-Cantelmi, vagamente scolpito con figure da un magister