Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso', Gustavo Strafforello
Pagina (119/386) Pagina
Pagina (119/386)
La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379
Solmona
113
la città stessa. Il suo nome non è mentovato durante la Guerra Sociale, in cui i Peligni ebbero una parte così rilevante; ma, al dire di Floro, essa ebbe molto a soffrire nella successiva Guerra Civile fra Siila e Mario, il primo dei quali la distrusse pel suo parteggiare col secondo. Le espressioni di questo scrittore rettorico non voglionsi però pigliare alla lettera ed ò più probabile che Solmona fosse confiscata ed il suo territorio fosse assegnato da Siila ad un corpo dei suoi soldati.
Ad ogni modo certo ò che Solmona era una città popolosa e ragguardevole nel 49 av. C., quando fu occupata da Domizio con una guarnigione di sette coorti; ma gli abitanti, devoti a Cesare, schiusero le loro porte al suo luogotenente M. Antonio come prima ei comparve davanti alle mura.
Nulla più si sa storicamente di Solmona, la quale pare però continuasse sempre ad essere una cospicua città di provincia. Ovidio ne parla come di una delle tre città i cui distretti componevano il territorio dei Peligni, e ciò è confermato così da Plinio come dal Liber Coloniarum, quantunque non paia che essa fosse mai una grande città ed Ovidio stesso la qualifichi una piccola città provinciale. Dal Liber Coloniarum apprendiamo altresì ch'essa aveva ricevuto una colonia, probabilmente al tempo di Augusto, quantunque Plinio non le dia il titolo di colonia.
Le iscrizioni, del pari che i geografi e gli Itinerari, attestano la sua esistenza continuata quale città municipale durante l'Impero romano ed ebbe Senato, decurioni, sacerdoti, quatuorviri, edili, ecc.
La celebrità principale di Solmona derivò dall'aver dato i natali ad Ovidio, il quale reiteratamente lo attesta e ne vanta la salubrità e le sorgenti numerose di limpide acque perenni nei suoi dintorni. Ma, come l'intiera regione dei Peligni, essa era estremamente fredda nel verno, di che Ovidio stesso e Silio Italico, ad imitazione di lui, la chiamano geliclus Sulmo. II suo territorio era ferace così di biade come di vino ed un distretto, il Pacjus Fabianus, ò mentovato particolarmente da Plinio per la diligenza onde irrigavansi i vigneti.
Gli avanzi della città antica sono quasi impercettibili come rovine, ma indicano la esistenza di una città ragguardevole. A circa 3 chilometri da essa, alle falde del monte Morrone, veggonsi alcuni avanzi di costruzione reticolata, probabilmente d'una villa romana, qualificata, senza alcuna ragione od autorità, villa d'Ovidio.
Ma seguitiamo l'istoria di Solmona in tempi posteriori ed assai meno remoti. Quando i Barbari nordici invasero le antiche Provincie dell'Impero romano, vi posero
15 — l.a l*ulrin, voi. IV, parte 2\
Fig. 26. — Solmona: Cortile del Palazzo degli Utlìci (da fotografia De JIautinis).