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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Bari - Lecce - Potenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 396

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Lagonegro
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   monete, medaglie ed antichi idoletti e vi si veggono gli avanzi di un ponte antico e, in vetta ad un poggio detto Tuntolo, sorge un cumulo di enormi macigni che credesi il residuo di un tempio o di un sepolcro antico.
   Cenni storici. — Acerenza occupa il sito e conserva il nome dell'antica AeJtc-rontia di cui parla Orazio (celsae nidum Acherontiae). Tito Livio la definì validnm oppidum quando fu conquistata da Ginnio Bubiilco nel SIS av. C.; i Romani la conservarono in seguito qual baluardo della Lucania e in essa si rinchiuse e si all'orzò il console lavino dopo che Pirro l'ebbe sconfìtto sul lari.
   La sua alta e forte situazione, precipite da tre lati ed accessibile soltanto per una erta salita dal quarto, le conferì in ogni tempo una grande importanza militare : e, durante la guerra dei Goti contro i generali di Giustiniano, fu occupata con una guarnigione da Potila e divenne una delle principali fortezze dei duci gotici. Nei secoli successivi se ne contesero il possesso gli imperatori d'Oriente e i principi Longobardi sotto il cui dominio ebbe i suoi castahii. Carlo Magno ne fece demolirle difese; venne quindi in potere degli Italo-Greci finché la conquistarono i Normanni. Fu sede vescovile fin dal III secolo e nel I\ fu dichiarata metropoli.
   Nel 1090 Acerenza fu distrutta da un grande incendio, ma fu poi rifabbricata e l'arcivescovo Arnoldo fece allora edificare la sua grandiosa cattedrale di ordine, normanno. Nel 1520 fu desolata dalla peste che uccise un gran numero de' suoi abitanti.
   Acerenza appartenne successivamente, col titolo di ducato, alle famiglie Ruffo, Barnota, Della Morra, Favrillo, Orsini di Gravina, Pinelli e per ultimo ai Pignatelli Coli, elett. e Dioc. Acerenza — P2, T. e Str. ferr.
   Palmira (45S5 ab.). — A G90 metri d'altezza sul mare e a 8 chilometri da Acerenza, sopra una collina non lungi dal torrente Alvo e alla destra del Brattano. Territorio fertile a colline producenti sino, e nella pianura sottostante grano, avena ed orzo.
   Cenni storici. — l&sró, Bantinus, fu una piccola città antica a circa 20 chilometri da Venosa nel circondario di Melfi. Plinio annovera i Rantini fra ì Lucani, ma Livio ne parla come di un abitato situato nell'Apnlia ed Acro ne, nelle sue note intorno ad Orazio, la chiama anch'egli distintamente civitas Apulicte. Orazio stesso allude ad essa come uno dei luoghi in vicinanza di Venosa famigliari alla sua infanzia, e le sue espressioni indicano il carattere selvoso del suo territorio. Fn'antica abbazia, detta Emrfa Muriti di Banzi segna sempre il luogo della Bantia antica e l'Olstenio dice che a' dì suoi alcuni avanzi della città antica eran sempre \fsibili in vicinanza dell'abbazia. Il distretto è coperto tuttora da una fitta selva detta Bosco dell' Abbadia.
   Nei colli boscosi fra Bantia e Venusia i consoli romani M.Marcello e T. Quinzio Crispino stettero a campo nel 2t)8 av. C., e là avvenne la scaramuccia in cui fu ucciso Marcello e mortalmente ferito il suo collega Crispino.
   Apprendiamo dalle iscrizioni che Bantia godè dei diritti municipali sotto l'Impero romano ed uno dei monumenti più interessanti è una tavola in bronzo nota comunemente sotto il nome di Tabula Baritina scoperta nel 1790 ad Oppido (ora Palmira suddescritta) a circa 12 chilometri da Banzi. Questa tavola contiene una legge romana, od un plebiscito, riguardante gli affari municipali di Bantia e deriva il suo maggiore interesse dalla circostanza che è scrìtto in latino e in osco, della quale ultima lingua è una delle reliquie più preziose.
   Uomini illustri. — Patria di Lorenzo Cervellino, stimato giureconsulto vissuto sulla fine del secolo XVII, e del I\ Francesco Grimaldi, monaco Teatino, celebre architetto e perito nell'arte del getto, nato nel 1560, morto a Napoli nel 1680.
   Coli, elett. Acerenza — Dioc. Matera — P3 e T. locali, Str. ferr. ad Acerenza.
   Pietragalla (6S02 ab.). — All'altitudine di 839 metri sul mare e a 15 chilometri da Acerenza, in territorio montuoso con boschi e pascoli producente grano e vino in coi 'a