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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Bari - Lecce - Potenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 396

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Taranto
   307
   Dopo questa ricostruzione per Niceforo Foca, Taranto ridivenne una città greca e solo nel 1063 Roberto Guiscardo riuscì ad impadronirsene. Essa adunque apparteneva ancora agli imperiali quando, verso il 1050, l'arcivescovo Drogone costruì la Cattedrale odierna, dopo la scoperta del corpo di San Cataldo.
   Alla morte di Roberto Guiscardo suo figlio, Boemondo, divenne principe di Terra d'Otranto con Taranto per capitale, della quale s'impadronì, dopo la sua morte, Ruggero primo re di Sicilia, clic la diede a Guglielmo il Malo. Il grande imperatore Federico li, al suo ritorno da Gerusalemme, dimorò per qualche tempo a Taranto e vi si fece edificare, al sommo della città, un palazzo detto Rocca Imperiale, là dove sorge ora la chiesa dei Domenicani. Nel suo testamento egli ricostruì il principato ili Taranto in favore, del suo celebre bastardo Manfredi, il quale preferì però farsi re usurpando la corona di Corradino.
   Solo nel 1301 fu ristabilito il principato tarantino in appannaggio di Filippo, secondogenito di Carlo II d'Angiò, e sino al 1164 rimase alla sua discendenza diretta. Morto in quell'anno Filippo li, ultimo principe di Taranto della Casa d'Angiò, il principato passò per eredità ai Del Balzo (De Baux)\ finche tornò, dopo varie e lunghe vicende, alla Corona. Oltre la Terra d'Otranto esso comprendeva allora il Barese sino a Ruvo, Minervino, gran parte della Basilicata ed il territorio di Rossano (1).
   Il 28 luglio del 1480 una squadra turca di cento legni comparve improvvisamente davanti Otranto, di cui s'impadronì menandovi orrenda strage, come già abbiamo narrato, e Taranto tremò per la propria esistenza. Nel 1490 tentò di darsi ai Veneziani e l'anno seguente la riebbe Federico il nuovo re, successore di Ferdinando. Quattr'anni dopo Federico veniva spogliato dei suoi Stati per la coalizione di Luigi XII e Ferdinando il Cattolico. Suo tìglio Ferdinando, duca di Calabria, si chiuse in Taranto, ove fu assediato da Consalvo di Cordova, il quale lo costrinse ad arrendersi, rinnovando la suddescritta impresa di Annibale e facendo trainare le navi per terra nel ilare Piccolo, in modo di poter assalire le fortificazioni marittime della città dall'uno e dall'altro lato. In forza di una convenzione formale Consalvo aveva concesso a Ferdinando il diritto di ritirarsi liberamente; ina quando l'ebbe nelle mani violò il patto e lo fece condurre prigioniero in lspagna, per 11011 lasciarlo cadere, egli disse, iu quelle dei Francesi. Fu la nipote di questo Ferdinando, Carlotta d'Aragona, che, sposando Francesco De La Trémouille, visconte di Thouars, morto nel 1541, portò in questa nobilissima famìglia francese il titolo di principi di Taranto, titolo conferito poi da Napoleone I al maresciallo Macdonald.
   Dopo la rottura tra Francesi e Spagnuoli, mentre Consalvo di Cordova si chiudeva in Barletta in attesa di poter prendere l'offensiva, Luigi d'Armagnacsi presentò davanti a Taranto, nella speranza che si dichiarerebbe pel partito francese; ina il tentativo andò a vuoto. Quello diretto, nel 1527, dal Lautrec dal suo campo innanzi a Napoli contro Taranto, di cui Carlo V aveva ricostruito la cittadella, andò somigliantemente a vuoto. Sotto Filippo II Taranto fu il convegno di porzione della squadra, con cui Don Giovanni d'Austria vinse la grande battaglia di Lepanto. Perciò i Turchi vennero, nel 1594, a porre per rappresaglia l'assedio a Taranto, la quale fu però liberata da Carlo d'Avalos, marchese di Pescara.
   Nella rivoluzione di Napoli del 1647 Taranto ebbe anch'essa il suo Masaniello nella persona d'un antico soldato di nome Gian Donato Altamura, il quale, acclamato
   (1) Agli antichi Tarantini spetta il merito di aver introdotto in Europa il gatto, importandolo dall'Oriente nei loro estesi ed incessanti commerci. Erodoto lo vide quale animale domestico in Egitto ; e come tale non venne in uso generale che intorno al IV secolu presso i Romàni, dai quali si diffuse in Europa. Ciò è attentato dalle monete tarantine del V e IV secolo, sopra una delle quali vedesi l'eroe Taras a cavalcioni di un delfino e nel rovescio un giovane seduto con nella destra un uccello ed un gatto clic si arrampica su per la sua gamba.