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a cura di Federico Adamoli Aderisci al progetto!
Parto Quarta - llulia Meridionale Era però sempre una delle poche città che conservavano il linguaggio e i costumi ellenici, come Napoli e Reggio. La salubrità del suo clima e la feracità del suo territorio, ma sopratutto l'importanza del suo porto, la preservarono da quella decadenza compiuta in cui erano precipitate tante città della Magna Grecia sotto il governo romano. E mentovata più volte durante le guerre civili fra Ottaviano, Antonio e Sesto Pompeo quale importante stazione navale, e nel 30 av. C., Ottaviano ed Antonio, vi strinsero un nuovo accordo, a cui allude Tacito col nome di Tarentìnum foedus. Anche sotto l'Impero romano Taranto continuò ad essere uno dei porti principali d'Italia, quantunque ecclissata sino ad un certo punto dall'importanza crescente di Brindisi. Nerone v'inviò una colonia di veterani, la quale si disperse quasi subito. Tutto ciò che si può affermare si è che se Taranto era ancora, come abbiamo detto, una città greca sotto Angusto, essa si latinizzò rapidamente sotto l'Impero e tutta l'epigrafia della città divenne esclusivamente latina. Nelle invasioni dei barbari, Taranto segni le sorti del rimanente d'Italia e, al pari dell'intiera penisola, dopo la deposizione dell'ultimo imperatore di Occidente venne in potere di Odoacre e poscia di Teodorico. Quando Belisario giunse in Italia per ordine di Giustiniano, Taranto fu una delle prime città che gli schiusero le porte. Era in piena decadenza e quasi spopolata, ma Belisario ordinò al suo luogotenente Giovanni di fortificarla e di condurvi nuovi coloni. Totila, quando ripigliò l'offensiva nel mezzodì dell'Italia, se ne impadronì per sorpresa prima ancora del richiamo di Belisario, la convertì in luogo principale di sicurezza e vi depositò il suo tesoro e le site insegne regali. Dopo la sconfitta di Totila per Narsete, il governatore goto della città, Ragaride, la vendè ai Bisantini e da quel tempo appartenne per parecchi secoli all'impero d'Oriente, come l'intiera estremità meridionale d'Italia. Dopo varie vicende, che troppo lungo sarebbe narrare per minuto, Taranto fu assalita e presa, nel 927, dalle orde mussulmane, sotto il comando di Abu-Amed Giafar ibn Obeid. Gli abitanti furono passati a fil di spada, o trasportati in schiavitù in Africa. Ter ben quarant'anni la città rimase un mucchio di rovine deserte. Solo nel 967, o 9G8, l'imperatore Niceforo Foca risolse di rifabbricare Taranto. Uno dei personaggi più cospicui della Corte imperiala, il magistro Niceforo, inviato nel paese, scelse, per area della nuova città, la rocca dell'antica acropoli, ampliandola con vaste aggiunte di terreni, le quali riconosconsi facilmente anche al di d'oggi. Essi comprendono tutto il quartiere fra la strada centrale e il Mare Piccolo con la piazza del Mercato, presso porta a Napoli. Questa aggiunta di terreno è composta quasi per intiero di detriti dell'antica città, che servirono allora di cave, e ciò spiega la loro scomparsa. Fu anche codesto Niceforo colui che fece costruire per la prima volta il ponte di sette archi sul canale del Mare Piccolo, e l'acquidotto lungo quasi 40 chilometri, che conduce dalle montagne nella città le belle acque della sorgente di Vallenza. Il ponte fu poi più volte rimaneggiato; ina la parte inferiore delle sue pigne offre ancora tutti i caratteri della costruzione blsantina. La nuova città fu popolata coi campagnuoli vicini e coi coloni provenienti dalla Grecia. ![]() |