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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Bari - Lecce - Potenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 396

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   70 Pnrto Quarta — Italia Meridionale
   Filtri) «olla confederazione delle città greche, la convocazione del loro Congresso fu l'issata nella colonia tarantina di Eraclea.
   Ai Tarantini fu impossibile rimanere più a lungo senza venire, a contatto coi Lucani, la cui potenza formidabile incominciava ora a minacciare tutte le citta della Magna Oreria; e pare si ponessero a capo dell'opposizione a codesti barbari. M», malsicuri delle forze proprie, chiesero successivamente aiuto a parecchi capi stranieri e generali rinomati. Primo fra essi fu il generale spartano Arcbidanio, il quale giunse, ili Italia con forze ragguardevoli. Delle sue operazioni guerresche non abbiamo contezza, ma pare proseguisse per alcuni anni la guerra, dacché Diodoro pone il suo primo sbarco in Italia nel 310 av. C., mentre la battaglia in cui fu sconfitto ed ucciso non fu combattuta che nel medesimo tempo di quella di Clieronea. Codesta battaglia, in cui Vrchi-damo stesso e quasi tutte le schiere che aveva seco condotte dalla Grecia in Italia perirono, fu combattuta (dicesi; 11011 coi Lucani, ma coi Messapii, in vicinanza di Man-duria, 3G chilometri discosta da Taranto; non vi può però essere dubbio che ambedue le nazioni erano unite e che i Lucani aiutarono i Messapii quali antichi nemici di Taranto. Invero noi troviamo quind'innanzi i due nomi continuamente uniti.
   Pochi anni dopo la morte tl'Archidamo re di Sparta, Alessandro, re d Epiro, invitato dai Tarantini, sbarcò, nel 332 av. C., in Italia. Le operazioni delle sue campagne successive, proseguite sino al 320 av. C., ci sono note molto imperfettamente; ma pare che volgesse dapprima le sue anni contro i Messapii e li costringesse a far pace coi Tarantini prima di procedere a muovere guerra ai Lucani ed ai l'ruzii. Le sue armi trionfarono anche colà: egli sconfisse i Sanniti ed i Lucani in una grande battaglia in vicinanza di Pesto e penetrò nel cuore del Druzio.
   In quel mezzo però Alessandro si era guastato coi suoi alleati, i Tarantini, a tale che si rivolse contro di loro, s'impadronì della loro colonia Eraclea e tentò trasferire il congresso delle città greche da Taranto in 1111 luogo sul fiume Acalandro (ora Calandro, un po' a nord di Pioseto Capo Spulico, in provincia di Cosenza) nel territorio dei Turiani. La sua morte, avvenuta nel 220 av. C., liberò i Tarantini da un nemico invece di privarli di un alleato. Da quel tempo pare rimanessero tranquilli o combattessero da soli sino al 303 av. C., nel quale anno noi li troviamo di nuovo impetranti l'aiuto straniero, e di Sparta come in addietro. La quale lo accordò nuovamente ed un grosso esercito di mercenari sbarcò a Taranto, sotto Cleoninio, zio del re spartano. Ma. quantunque costringesse i Messapii ed i Lucani a chiedere pace, Cleoninio, con la sua arroganza e i suoi vizi, disgustò in breve 1 suoi alleati Greci e divenne, prima di lasciar l'Italia, oggetto dell'odio generale.
   Non andò guari che i Tarantini vennero alle prese con un nemico ben più formidabile dei loro vicini i Messapii ed i Lucani, vogliamo dire i Romani.
   Le guerre lunghe e famose dei Romani coi Sanniti, nelle quali i discendenti di questi ultimi, gli Apuli ed i Lucani, furono da quando a quando compartecipi, avevano reso il nome e la potenza di Poma familiari alle città greche nel golfo di Taranto e lungo la costa adriatica, quantunque le loro armi non penetrassero in quella parte d'Italia che circa il 283 av. C., in aiuto dei Turiani contro i Lucani.
   Ma assai prima di ciò, sin dal principio della prima Guerra Sannitica, nel 320 avanti C., i Tarantini sono mentovati nell istoria romana come alleati dei Napoletani, ai quali promisero soccorso, che però non prestarono mai, ed incitanti in seguito i Lucani a muovere guerra ai Romani. Di bel nuovo, nel 321 av. C., noi leggiamo che essi inviarono un'altiera ambasciata per ingiungere ai Sanniti e ai Romani di porre fine alle ostilità, minacciando di rompere guerra a chi dei due ricusasse d'ubbidire all'intimazione. Ma anche in questa occasione non mandarono ad effetto la minaccia.
   In un periodo successivo, probabilmente intorno il 303 av. C., i Tarantini conchiusero un trattato con Roma, nel quale fu stipulato che niuna nave romana da guerra