66 Pnrto Quarta — Italia Meridionale
Livio o Polibio ne fanno menzione in occasione
A circa 13 chilometri n sud da Taranto giace l'antico castello di Leporano, appartenente al capo della famiglia Museruola, uno dei cui antenati ebbe mi coniando nel famoso assedio di Firenze. La strada a Leporano muove dalla porta di Lecce, presso il castello di Carlo V, là dove il canale del Mare Piccolo sbocca nel golfo.
Costruito intorno a mi cortile, cori arcate ai due lati del primo piano e con una scala esterna vestita tutta di rose, gelsomini e fiori della passione, il castello di Leporano rassomiglia al palazzo della Leila Dormiente. Le ampie stanze sono ora ignude e desolate, con alcuni mobili cadenti e dal bel terrazzo in rovina, soprastante al giardino, con qua e là una statua, scorgesi in lontananza, sopra le ulivete, e sulla spiaggia del golfo, la cosidetta Torre di Saturo, che segna il luogo dell'antica Saturimi, come attestano le traccie d'un pavimento in musaico ed un passaggio sotterraneo. Il castello fu in addietro la splendida dimora della principessa di Leporano (detta la Principessa Francese), figliuola del maresciallo Jourdan, che combattè per l'indipendenza dell'America sotto Lafayette, ed ebbe poi gran parte nelle guerre di Napoleone I, che lo creò maresciallo di Francia.
LA TARANTOLA
Mal si può trattar di Taranto senza toccar un motto della tarantola, grosso ragno ilei genere Lì/cosa, lungo da 3 a 4 centimetri, proprio dell'Italia meridionale, parti colamento di Terra d'Otranto e della Spagna, le cui abitudini curiose furono descritte dal Valetta e dal Baglivr.
La credenza superstiziosa che il suo morso fosse fatale risale al secolo XI. Nel secolo XIV un'epidemia di pazzia melanconica, clic invase le donne dell'Apulia, terminante in frenesie simili a quelle dell'idrofobia e non di rado nella morte, fu creduta proveniente dal morso della tarantola, principalmente perchè la malattia manifestatisi nella stagione, in cui questo ragno destavasi alla sua vita estiva. Credevasi la musica il miglior rimedio pei tarantolati, come quello che gli incitava alla danza e gli purgava, per via della lerspirazione, del veleno, immaginario del ragno.
La paziente, vestita di bianco e inghirlandata di fiori, con duce vasi in un giardino, ove i musicisti apparecchiati suonavano la Tarantella, cui la tarantolata pigliava tosto a ballare un dopo l'altro con molti astanti; finché, spossata e tutta molle di sudore, le si versava addosso un secchio d'acqua e veniva posta a letto.
L'epidemia dell'Apulia e la credenza nel morso velenoso della tarantola si diffuse per tutta l'Italia, finche furono istituite feste regolari per la guarigione, dette Cardava letti delle donne. Nel secolo XVII la credenza popolare nel morso velenoso della tarantola cominciò a dar giù, ed ora del tarantismo nulla più rimane che il ballo famoso della Tarantella, così caro al popolino napoletano e romano.
11 sin qui detto è compendiato dal Berni in quei versi dell' Orlando Innamorato:
Come in Puglia si fan contro il veleno E bisogna trovar un che suonando
Di queste bestie che mordon coloro, Un pezzo, trovi un suon che al morso piaccia;
Che fanno poi pazzie da spiritati ; Sul qual ballando e nel ballar sudando
E chiamansi in volgar Tarantolati ; Colui da sè la fiera peste caccia.