Taranto
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Andando lungo la grande strada verso la marina veggonsi, a destra, dirimpetto ed alquanto al di là dell'Ospedale, gli avanzi di un antiteatro, i cui ruderi stendonsi sino al ponte di essa strada. Indi, proseguendo sin dove termina la Ringhiera presso l'antica fabbrica di vasi, detta Le Fornaci, ravvisatisi, lungo la spiaggia, gli avanzi di antiche abitazioni assai estese.
Nella necropoli, detta rli 1 furivetere (Muri Veteves), dissotterratisi tuttora molte anticaglie.
ville e adiacenze
Sorgono fra gli uliveti nelle adiacenze di Taranto molte ville con giardini copiosi di ([liei cipresso tarantino, per la piantagione del quale leggo usi istruzioni in Catone. La più importante fra esse è la villa Santa Lucia, costruita verso la fine del secolo scorso dal celebre arcivescovo Capecelatro, autore d'un libro contro il celibato dei preti. Per aver preso parte alta rivoluzione del 1799 fu arrestato al primo ritorno dei Borboni; ma la regina Carolina e Nelson, dopo l'assassinio dell'ammiraglio Caracciolo, non osarono consumare quello d'un arcivescovo, il quale rimase in carcere finché fu liberato da Gioachino Murat.
Alla seconda restaurazione dei Borboni il Capecelatro fu spogliato del suo arcivescovato e costretto a risiedere pel rimanente della sua vita sotto sorveglianza a Napoli. Ei cede la sua villa, sopra la cui porta aveva fatto inscrivere: Si Adam hic peccasset, Deus ignovisset. a Florestano Pepe, generale sotto Murat, il quale vi passò, in una specie di esilio, il rimanente della sua vita.
Nel I8S0-NJ furono trovate presso Santa Lucia non meno di 25,000 terracotte. Xiuna però era perfetta e sono probabilmente rifiuti delle antiche fabbriche di ceramiche ivi deposte. La più parte sono figure o gruppi gittati in uno stampo.
Sulla sponda settentrionale del Afare Piccolo, presso il villaggio di Citrerre, una fontana abbondante, sgorgante presso la cappella Santa Maria di Galcso, è il Galesus di Orazio in quei versi deliziosi:
I!le lerrarian uiiM praeteromnes Ver ubi longwn Icpidasque praebel
Angui ni ride!, ubi non Hi/melìo Jupikr bntmas, et amictis \ttlcn
Nella decedi/ut, viridiquz cerlat Fertili Baccho nimium Falrrnis
Bacca Vena fra: Invidei Uves (1).
Il fiumicello Galeso, che sbocca nel golfo di Taranto poco lungi dalla città, andava rinomato nei tempi antichi pei pascoli lungo le sue sponde, che nudrivano le pecore, da cui traevasi la celebre lana tarantina; quindi, oltreché da Orazio, fu celebrato da Virgilio, da Properzio, da Stazio, da Claudiano e ila Sidonio Apollinare. Dice Polibio ch'esso era spesso denominato Eurota, ch'era probabilmente il suo nome indigeno, e l'unico nome che trovasi in ogni altro autore.
(1) Di questi versi a Postumio il P. Antonio G Che se '1 destin rubelle Dal dilettoso loco m'allontanr, Galeso de' miei voti egli fia 1 segno ; E '1 fiume, ove l'agnelle Impellicciate lavano sue lane, E i campi di Palante antico regno. Di quante io mi disegno. Più bella è al mio desir più cara sede Nel mondo altra non veggio, Né s'altra v'è non chieggio. ivi ali Smetto il dolce mei non cede ; E con l'oliva, il verde Venali», al paragon, sua prova perde.
ES.vni diede la seguente libera e forbita parafrasi: In lunga primavera Con aure dolci in tepidetti versi Ivi il ciel tempra di sua grazia Giove, E '1 grato Aulon di nera Uva carca le viti onde a Falerni Bei poggi (onor di Bacco) invidia move. È questo il loco dove Credo che teco in pace il ciel m'attenda: Queste sori le felici Rocche si gli estremi uffici Dì giusto pianto e di pietà rni renda Bagnando a la mia fossa Del vate amico il cenere caldo e l'ossa.
146 — I,a Patria, voi. IV.