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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Bari - Lecce - Potenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 396

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Antiche colonie e città greche nel golfo

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       mura e dei suoi edifizi principali, con imprecazioni terribili contro chiunque oserebbe tentare di rialzar Sibari dalle sue rovine. In ultimo, per compier l'opera ili distruzione, i Crotonìati deviarono il corso del fiume Grati in modo da farlo.scorrere sull'area della città distrutta.
       Ciò avrenne nell'anno 510 prima dell'éra cristiana, l'anno stesso in cui i Tarqninii furono espulsi da Roma ed i Pisistratidi da Atene, triplice coincidenza storica veramente singolare e qualificata meravigliosa da tutti gli antichi scrittori.
       La guerra mossa dai Crotoniati a Sibari era legittima e in difesa di una causa giusta e. sacra; ma la distruzione selvaggia, l'annichilazione compiuta di una eiltà cosi grande e cosi calta fu un delitto di lesa umanità, di cui la responsabilità ricade su Pitagora e sui Pitagorici, i quali ebbero in questa faccenda la direzione assoluta della politica di Crotone. Fu una catastrofe funesta per l'intiera civiltà greca nel mezzogiorno d'Italia ed un incoraggiamento per tatti coloro che avversavano l'ellenismo.
       I Sibariti sopravvissuti e ritiratisi, come abbiamo detto, a l,ans ed a Scidros (Paino e Sapri) vi formarono una colonia separata e, 58 anni dopo la distruzione della loro antica patria, tentarono riedificarne una nuova. Ma il tentativo andò a vuoto, Iri capo a soli Gannì, i Crotoniati, costanti nel loro odio, cacciarono a viva forza gli abitanti della nuova Sibari e ne atterrarono le costruzioni. Costretti a cedere alla forza, ricorsero a Sparta e ad Atene, dominatrici della Grecia ; la prima li respinse, la seconda accolse invece le loro richieste, e formò una colonia ateniese, fra cui annoveravasi l'illustro storico Erodoto, la quale die' mano a fondare una nuova città, Tnrìo, come or ora vedremo.
       Turio durò più a lungo di Sibari, ma non raggiunse mai nò la sua potenza, nò il suo splendore. La grande città, fondata dagli Achei, non visse che due secoli prima della catastrofe che ne fece scomparire persin le rovine. Il grado di sviluppo, di opulenza e di prosperità, a cui pervenne in sì breve durata, è un fenomeno unico nell'istoria antica del mondo.
       Sibari sorgeva vicino al mare in fondo alla valle fra i due fiumi Grati e Sibari, elle correvano allora separati al mare invece di congiungersi come al presente. 1! fiume hioIsi fosse chiamato Sibari dai coloni Achei da una fonte di tal nome, a Pura in Acaja. E un fiume cospicuo, che ha le sorgenti nell'Apennino presso .Murano, scorre sotto Castrovìllari in provincia di Cosenza e riceve parecchi minori affluenti prima di congiungersi al Grati.
       Abbiasi detto che di Sibari non sopravanzano neppur le rovine; il luogo ove giaceva è ora deserto ed anche la situazione precisa dell'antica eiltà mal puossi determinare. L'intiera pianura bagnata dal Goscile e dal Grati (l'antico Sibari e l'odierno Grati), così rinomata ne tempi antichi per la sua fertilità, è ora una maremma viziata dalla malaria e frequentata soltanto da nmndre di bufali, solito accompagnamento nell'Italia meridionale di siffatte, regioni pestifere.
       II fatto surriferito che i Crotoniati vittoriosi deviarono il Grati per inondare Sibari, fatto ricordato da Straberne e. confermato da una menzione casuale in Erodoto, spiega sufficientemente la scomparsa di ogni traccia della città. L'inglese Svi nini me dice invero che alcuni « frammenti scompaginati ili acquedotti e di tombe » erano sempre visibili sulla penisola formata dai suddetti due fiumi e ch'eran additati quali rovine di Sibari ; ma questi frammenti, come ben osserva egli stesso, essendo in mattoni, appartengono probabilmente ai tempi romani e non hanno connessione con l'antica città achea.
       Un altro archeologo inglese, Keppel Graven, parla d'altra parte ili « un muro visibile alle volte nel letto del Crati quando le acque sono bassissime » come dell'unico avanzo dell'antica Sibari. Le rovine segnate sulla gran mappa dello Zannimi col nome di Antica Sibaii, sono probabilmente quelle di Turio, come vedremo. Ma è certo che il luogo non fu inai bene esplorato, ed è probabile che qualche raggio di luce possa ancora alitare sul sito di questa città celebratissima, segnatamente se la pianura paludosa, in cui si trova, sarà bonificata.
       Il dotto archeologo francese Lenormant, nel primo volume della sua Grande Grece, così viene ragionando: « Di tutti i luoghi dei quali l'esplorazione archeologica mediante scavi rimane ancora a fare, quello che darà risultati più sicuri e più fruttuosi sarà, non esito a dirlo, Sibari. La distruzione di questa città fu cosi repentina che la si può paragonare a quelle delle città sepolte dal Vesuvio nella sua eruzione del 79. L'odio dei Crotoniati ha rovesciato gli edifizi della città proscritta, ma questa istessa distruzione, compiuta in tal modo, ne ha posto gli avanzi al coperto dalle devastazioni ordinarie del tempo. Le precauzioni prese dai distruttori per far scomparire in pochi anni le rovine della