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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Bari - Lecce - Potenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 396

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Antiche colonie e città greche nel golfo

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       Lavori grandiosi avevano risanato il territorio naturalmente umido; un sistema bene ordinalo di canali schiudeva uno scolo al mare alle acque della parte bassa della pianura ; questi canali erano navigabili ed i Sibariti se ne servivano per trasportare iri barca alla città, od ft bordo delle navi dei mercanti stranieri, il vino rinomatissimo clic raccoglievano in copia sulle colline circostanti.
       Prodigiosa era la fertilità del territorio di Siimi i. Oltre i vini, oggetto di tm commercio estesissimo, ed il grano per l'alimentazione ili una popolazione cosi numerosa, l'agricoltura somministrava a Sibari un gran numero di prodotti per l'esportazione, principalmente, olio, lana, pellami, legname da costruzione, particolarmente dalla grande foresta (Iella Sila, ricercatissimo per le distinzioni na\ali, la pece, riputala la migliore del bacino del Mediterraneo, la cera delle api che allevavansi in gran numero.
       \mhe il terreno abbondava di ricchezze minerali. A Longobncco, nella valle del Trionto, ornavi miniere d'argento, del pari clic india valle del fiume (Irati, il die spiega l'abbondanza della moneta d'argeulo di Sitali e di Crotone, ìnciitre altre città della Magna (irecia ne dilVltavano. Metaponto, fra le altre, coslrelta a rifondere, sovente ed a m'ornare le monete straniere.
       Medianle la loro duplice alleanza commerciale, da una parte con \lileto, la più grande città industrialo e commerciale della ,Ionia e persino di tulio il mondo greco dall \lll al VI secolo nv. 11., e dall'altra parie con gli Li ruschi o Tinelli, come li chiamavano i Greci, i Sibariti si assicurarono, nel commercio dell'Asia Minore con liiruria, l'udìrio lucroso di depositanti e intra pensaci di lavoro fra lo .Ionio e. il Tirreno, il clie spiega la loro rapida e prodigiosa ricchezza. In condizioni silTnlle e con la grande opulenza del suolo, Sibari non abbisognava uè d industria, riè di una marina mercantile per ritrarre immolisi profitli dal commercio singolarmente attivo di transito, in grazia della sua situazione geografica.
       V ciò vuoisi aggiungere l'iruporlanza e lo sviluppo dell'impero terriloriale che Sibari aveva saputa crearsi; dei domimi territoriali che h colonie elleniche fondarono dinante il secolo VII av. C., nell'Italia meridionale, il più esteso fu quello di Sibari. Quattro nazioni, al dhc degli storici, e venticinque città indigene sottostavano alla sua autorilà suprema, li facile determinare l'eslcnsionc di quest'impero dalle città puramente greche, stabilite da Sibari lungo le sue coste sin due mari, le (piali la riconoscevano per loro metropoli ed accettavano la sua egemonia, pur rimanendo intieramente autonome nel loro governo interiore.
       Per avere, nello spazio di cent'anni, risanato un vasto territorio, aperto strade nelle montagne pel trasporlo delle merci dall'uno all'altro unire, fondato floride colonie, reso la loro ci!là il centro e il deposito di un commercio immenso, uopo è pur riconoscere che i Sibariti non siano sempre stati quel popolo molle, snervato, effeminato, si che il loro nome è divenuto proverbiale. Nel primo secolo della sua esistenza, Sibari ebbe la sua èra eroica, il suo periodo di attivila e di energia; ma non ebbe la virtù sullìrienle a sopportare una prosperità cosi granile, cosi inaudita. Fu lo sviluppo troppo grande, troppo rapido della sua opulenza e della sua potenza che la perde, spingendola agli estremi eccessi del lusso, della mollezza e della corruzione dei costumi.
       1 Sibariti sfoggiavano particolarmente negli abbigliamene, composti della più fina lana inilesiaca, il clic addusse eslese relazioni commerciali con Mileto sulla costa Caria nell'Asia Minore, colonia jonia e grande cillà marittima e mercantile. Quale esempio della loro magni licenza narrasi che Alcimene ili Sibari aveva offerto in voto nel tempio li Giunone Lacinia una ricchissima veste figurala, la quale venne poi in potere di Dionisio di Siracusa e fu da lui venduta per 120 talenti, vale a dire per 600,000 lire. Quanto poi alla mollezza, è noto che i Sibariti lagnavansi delle pieghe delle foglie di rosa onde cospargevano i loro letti (1).
       Nonostante però questi particolari intorno all'opulenza ed al lusso dei Sibariti, noi siamo quasi del tutto al buio rispetto all'istoria della loro città, sin poco prima della sua caduta. Erodoto accenna
       (1) Naturalmente si tratta di esagerazioni dei nemici di Sibari. Quest'affermazione proviene da un noto aneddoto relativo :d più mólte dei sibariti, Smindiride, di cui s: r.ari'a che una notte fece levare tutti i suoi familiari perchè una delle foglie di rosa, di cui era coperto il suo letto, essendosi piegata, gli impediva di prendere sonno.