Mandamenti e Comuni del Circondario di fiallipoli
2G0
nome tli Fata J1 organa, o Miraggio, e di Mutale o Scangiatc nel Leccese, succedono di frequente a Nardo e Antonio Grande li vien cosi descrivendo:
Tal nella Magna Grecia, allora vista, Non Illudi il finite del mio patrio lilnnie, 0 giardin novo, o citlà nova è vista Prima die spunti in Oriente il lume, 0 repellimi allenano la sisla Nnvili e pur prima elio il Sci s'allumo ; Poi fugge il simulacro o gli òcchi sgombra E novello stujior le incuti ingombra.
hnhiztn'e. — Gli abitanti di Nardo danno opera principalmente all'agricoltura e alla pastorizia, e quindi a fabbricare tessuti di lana e di cotone pei commercio. Or fa ciuquant'aiini lavoravano in quantità delle bellissime coperte di cotone, ma questa industria è ora scaduta.
Cenni storici. — Neretum o Xcrilitm, l'odierno Nardo, era mia città dei Salentini nell'antica Calabria, registrata da Tolomeo e da Plinio fra le città interne di quel popolo. Il suo nome occorre anche nella Tavola J'eutiuqeriana, che fissa la sua situazione a 20 miglia pugliesi da Idanduria, sulla strada ad Uxentum (Ugento) ed a 20 da quest'ultimo. Questi dati ci abilitano ad identificare con certezza Serelum con Nardo. E chiaro da Plinio che era questa una città municipale e ciò è confermato dalle iscrizioni; ina non \i sono avanzi antichi a Nardo.
La vera storia di Nardo incomincia nel medioevo e il suo periodo più glorioso nel secolo XV al tempo degli Acquaviva, conti di Conversano e duchi eli Nardo. I uromi allora in fiore le lettere e le scienze, ed esso divenne uno dei centri più rinomati di coltura intellettuale in Terra d'Otranto. Anche le arti furono favorite da quei potenti feudatari; ricorderemo fra queste la ceramica, di cui si conservano alcuni esemplari nel Museo provinciale di Lecce. Sono stoviglie figurate, le quali possono gareggiare con quelle di Faenza, per correttezza di disegno come per eleganza di forme.
Nel secolo Vili, sotto Leone Isaurico, molti cristiani d'Oriente, fuggendo le persecuzioni del fiero imperatore bisantino e del suo successore Costantino IV Copronimo, abbandonarono la loro patria, riparando in Terra d'Otranto, ove furono bene accolti. Furonvi fra questi i monaci di San Basilio, i quali vennero nelle Puglie, il luogo più prossimo all'Oriente, e nelle Calabrie, fondandovi chiese e monasteri.
Altre colonie greche tennero lor dietro nei secoli successivi ed in tal modo tutta la parte meridionale della provincia fu grecizzata nella lingua e nei riti religiosi. Oggidì non rimane nella provincia di Lecce che un'isoletta etnografica in cui si parla ancora il dialetto greco oltre l'italiano e comprende nove paesi fra Lecce, Otranto e Galatina. Molti casali di Nardo furono popolati da Greci fino al secolo XVI.
Alcuni monaci di San Basilio posero stanza a Nardo e papa Paolo I, nel 7G1, concesse loro le rendite della chiesa neritina. Accanto ad essa sorse allora nn monastero, il quale fu posto sotto la giurisdizione dei vescovi di Brindisi. I Basiliani aprirono in Nardo scuole di lettere greche, di scienze teologiche e filosofiche, e sparsero l'istruzione in quel lembo estremo d'Italia, protetti dai primi Normanni giunti nelle Puglie.
Goffredo il Normanno chiese ed ottenne, nel 1090, da Urbano IV che ai Basiliani sofrentrassero i Benedettini, e che la chiesa di Santa Maria diNeritono fosse dichiarata indipendente dalla giurisdizione di qual si fosse metropolita e dipendente direttamente dalla Santa Sede. I Benedettini occuparono la chiesa coi monastero e fondarono cattedre di letteratura greca e latina, di eloquenza, di storia e di matematiche, e conservarono nella chiesa, con la latina, la liturgia greca.
Uomini illustri.— Meritano menzione: Alberico Longo, di cui Annibale Caro pianse la perdita; Antonio Caraccio, le cui opere furono registrate da Bartolomeo Gamba nella