Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Bari - Lecce - Potenza', Gustavo Strafforello

   

Pagina (265/407)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (265/407)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Bari - Lecce - Potenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 396

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Gallipoli
   23
   Giacomo Marcello, comandante dei Veneziani; l'avvedutezza di Sagrentino, suo segretario, tenne celata la morte del comandante, clic disse solo leggermente colpito e surrogato momentaneamente da Angelo Malipiero. La battaglia continuò accanita, fi n eli è la città fu presa d'assalto e saccheggiata orribilmente. I Veneziani perdorono in tre giorni cinquecento uomini, molti ufficiali col comandante in capo e degli abitanti di Gallipoli perirono circa duecento, fra cui quaranta donne, secondo un cronista contemporaneo.
   Richiamate le sue schiere dagli Stati romani, Ferdinando si accinse, per terra e per mare, al ricupero di Gallipoli e dei paesi adiacenti occupati man mano dai Veneziani; ma non si venne alle mani per la ragione clic, nel settembre del medesimo anno, le vertenze appianaronsi all'amichevole c fu sgombrata e restituita Gallipoli ili un con le altre terre occupate dai Veneziani.
   Nò fu questa la sola volta che gli abitanti di Gallipoli diedero prova di grande coraggio. Nella guerra fra Spaglinoli e Francesi, scoppiata nel 1501, essendo, durante 1'occnpazione del reame di Napoli, assediata dai Francesi, opposero, nonostante la mancanza di viveri, valorosa resistenza, sì che il gran capitano Consalvo ebbe a congratularsi e a lodarli con pubblica lettera.
   Nella guerra del 1528 fra Carlo V e Francesco I di Francia, un corpo di soli circa 000 abitanti di Gallipoli assalì, alla cosidetta Madonna della Vittoria, a circa 4 chilometri dalla città, un corpo di truppe francesi, il quale, venuto fuori da Parabita (provincia di Lecce, circondario di Gallipoli), scorrazzava per le campagne e lo sgominò intieramente, rimanendo i Francesi parte uccisi e parte prigionieri. Non paghi di ciò, assalirono prima lo stesso paese di Parabita e ne sconfìssero il presidio ; messo quindi in piedi un corpo più numeroso, espulsero da Campi Salenlina circa quattromila fanti francesi e trecento a cavallo, costringendoli a riparare a Squinzauo.
   Sul finire della guerra fra Carlo V e Francesco I (nel 1544) pel ducato di Milano ridestaronsi ì timori in Gallipoli, perocché la squadra turca, che aveva nell'anno precedente assalita e saccheggiata Nizza, insieme ai Francesi, giungeva in v ista di Gallipoli, preceduta dal terrore delle sue recenti devastazioni e dei suoi saccheggi nell'isola di Lipari e lungo le coste della Calabria. Afa la squadra turca non solo non minacciò Gallipoli, la quale già si era apparecchiata ad una strenna difesa, ina vide una delle sue migliori galee rompere e naufragare nel predetto isolotto di Sant'Andrea; di che il rimanente della squadra diede le vele al vento, lasciando sull'isolotto molti uomini che furono assaliti, sconfitti e fatti tutti quanti prigionieri dagli abitanti di Gallipoli.
   Il 24 agosto del 1809 Gallipoli fu assalita da una piccola squadra inglese e, con tutto che mal difesa da poca truppa e da scarsa artiglieria, la rintuzzò coraggiosamente sì che si ritirò malconcia, dopo aver sparate indarno ben settecento cannonate.
   I Gallipolitani si distinsero anche nei moti liberali del 1S20-21 e degni di special menzione sono i valorosissimi capitani Sebastiano e Francesco Patitali.
   Nei moti rivoluzionari dal 1848 al 1870 Gallipoli si distinse per patriottismo e i migliori suoi cittadini sacrificarono la libertà, le proprie sostanze ed alcuni anche la vita per la causa santa dell'indipendenza ed unità della patria. Ricordansi tra i più ardenti patrioti. Bonaventura Mazzarella, che con Giuseppe Libertini da Lecce diresse tutto il movimento rivoluzionario di Terra d'Otranto, e fu condannato a morte dal Governo borbonico, alla quale pena sfuggì esulando in Grecia; Valentini Epaminonda, Emanuele Barba, Oronzo Piccioli, Nicola Massa, Luigi Marzo ed altri, che dopo varii anni di latitanza furono condannati al duro carcere borbonico, ove il Valentini lasciò la vita, vuoisi avvelenato ; Antonietta De Pace che pure prese parte attivissima nei moti di quest'epoca tra i patrioti più eminenti di Napoli ; e Francesco Valentino che, sergente volontario nelle schiere di Garibaldi, lascio la vita nei campi del Tiralo colpito da tre piombi austriaci nel 1SG6.