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l'urlo Oliarla — llnlin Meridionali?
dì Brindisi per ricordare la loro origine da Jtreuto, figlio di Ercole, ina la prima opinione è probabilmente quella eli» risponde alla verità. Queste due, colonne furono in seguito (I 106) poste da Ferdinando d'Aragona nello stemma di Brindisi, e nelle monete esiliate dalla città.
L'invasione dei liarLari e le guerre intestine causarono la rovina di lirindisi, roin-piufat nell'SilS, dai Saraceni; ai quali fu tolta, rielI'SliH, dall'imperatore Ludovico li. Nel 1071 fu presa da Roberto Guiscardo, coli'uccisione, narrasi, di 40,000 abitanti. Nel 1110 venne in potere dei Veneziani, elio la tennero sino al 1132, nel qua] unno fu occupata da Lutero. Nel 1281 Carlo I vi raccolse una squadra di 110 galee ed un esercito di 40,000 fanti e 10,000 cavalli per ire a liberare suo figlio prigioniero in Sicilia. Carlo 11 fece, nel 1301, restaurare il porto, costruire due torri e schiudere un'altra bocca, la quale fu però colmata da Giovanni Orsini, principe di Taranto, die vi aliando un 'enorme nave carica di pietre per non cederi il dominio del porto ad Alfonso.
Nel I3W Brindisi fu devastata dalla peste; nel 1355 s&pclt'ggiata da Ludovico di Ungheria e devastata, nel 13S;ì, da Lumi d'Angui. Danni maggiori le arrecò il terremoto del 115G, il quale distrusse il porto e gran parte della città, non lasciando illesa che una chiesa ed uccidendo la maggior parte degli abitanti.
Nel 1105 Brindisi ebbe guerra con Taranto e l'anno successivo con Taranto e Trani. Poi fu data in pegno ai Veneziani, che la tennero per undici anni.
Nel secolo XVI Carlo \ fece distruggere, per fortificarla, molti dei suoi antichi monumenti. Nel 1571 sciolse dal suo porto le vele parte della squadra, clic sconfisse i Turchi nella battaglia memoranda di Lepanto. Il porto, insalubre per le acque stagnanti, si rimase quasi del tutto abbandonato sino al secolo scorso, in cui Ferdinando IV fece dai mano ad alcuni lavori per restaurarlo. Quando poi fu deciso il taglio dell'istmo di Suez, per riaprire ed accorciare l'antica via orientale alle Indie, il Parlamento italiano decretò il restauro del pòrto di Brindisi, che, dal 1S0G, continuò ininterrottamente, riducendolo di nuovo a quel che era nella remota antichità, quando il celebre poeta Ennio di Iìiidin in Calabria (oggi Puglia), il padre della poesia latina, cantala. Ilruiirlusiitm ptilcro praecinctam praepele porlu,
Bimangono in Brindisi molti frammenti architettonici con molte iscrizioni n gran parte però di poco interesse, le quali furono raccolte e pubblicate da TeodoroMonnusen nella sua dotta opera: llegni Xeupolitani Inscript. Latinae (pp. 27-30).
Le monete dell'antica Jìrundhmon appartengono tutte al periodo della colonia latina. Quelle con leggende greche, citate da alcuni numismatici primitivi, sono falsificate.
UOMINI ILLUSTRI
Primeggia fra tutti Marco Pacnvio, poeta tragico, nato nel 220 av. C. a Brindisi, morto verso il lai av. C. a Taranto. Poeta di gran fama, andò con suo zio Ennio a Roma, ove si acquistò fama come pittore, ma più ancora come tragedo. Compose, sul modello di Sofocle e di Euripide,le tragedie: Teucer. ( hri/ses, llcrmione, Antiope, ecc.; rifece le Tabuìue Praelexlue e creò lo stile tragico nella letteratura romana.
Nacquero inoltre a Brindisi: Lenio Fiacco e Lenio Strabene, illustri romani contemporanei di Cicerone; Ruggiero Flores, del secolo XIV, ammiraglio di Sicilia, capitano generale degli Almogavi; Giovanni Bovio, dotto grecista del secolo X\ I; Bartolomeo Pignatelli, cronista lodato dallo storico Giamione.
Coli, elett. e Dioc. Brindisi — I, T., Str. ferr., Scalo marittimo e Ufficio semaforico.
Mandamento di CEGLIE MESSAPICA (comprende il solo Connine omonimo). — Territorio feracissimo principalmente in granaglie, olio e vino ili abbondanza e squisito, lino, ortaglie e ogni sorta di frutta. Pini in copia, dai quali si estrae la pece greca, e pascoli con molto bestiame grosso e minuto.