Lecce
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Gli succede nella contea il figliuolo Gualtiero V, il quale andò in Oriente con la grande cosidetta Compagnia dei CatalmiMrimase ucciso, nel 1311, sulle sponde del Cefiso. La contea passò allora sotto la signoria di Gualtiero VI ili Brienne e duca di Atene, cacciato, nel 1313, da Firenze, come leggesi nell'aurea narrazione: Il Buca d'Atene, di Niccolò Tommaseo (Parigi 1837). l i riparò allora a Lecce, che abbellì, edificando, fra le altre cose, la chiesa di Santa Croce pei Celestini, la dove è ora il castello, e morì alla battaglia di Poitiers il 19 settembre 135G. Non avendo lasciato discendenti maschi, la contea di Lecce passò alla sorella, Isabella di Brienne, la quale aveva sposato Gualtieri III della stirpe d'Enghien e fu questi il primo conte leccese di tal casato (1).
Degli Enghien tennero la contea di Lecce Giovanni, figliuolo del suddetto Gualtieri III e quindi, per discendenza diretta, Pirro d'Enghien, morto il quale senza figli nel 1381, succedette nella contea sua sorella Maria d'Enghien, che ebbe per primo marito Kaìmondello del Balzo Orsini e per secondo Ladislao, della stirpe dei Durazzo, re delle Due Sicilie.
La contea di Lecce fu aggregata allora al principato di Taranto, acquistato da Rainiondello Orsini, figliuolo di Nicolò, conte di Nola, e di Maria del Balzo. Ei fece edificare la chiesa ili Santa Caterina in Calatimi, ora monumento nazionale, e la torre quadrata di Soleto, che descriveremo al loro luogo. Dopo la sua morte, nel L105, gli succede nella contea Maria d'Enghien, donna di rara bellezza, accoppiata a vasta coltura ed a nobili sentimenti, che fu moglie di re Ladislao, ma regina sventurata e vittima dell'altrui ambizione. Carcerata dalla regina Giovanna II, sorella di Ladislao ed erede del trono, fu poi liberata per opera di Tristano Clnarainonte e reintegrata nel principato dì Taranto, da lei trasmesso al suo primogenito Giovanni Antonio, il quale fu l'ultimo principe di Taranto e col quale ebbe line anche la contea di Lecce.
Dopo la morte di G. A. Del Balzo Orsini, nel 1503, il principato di Taranto e la contea di Lecce furono aggregati ai reali dominii. Ferdinando I si trasferì in quell'anno a prenderne possesso e Lecce non ebbe più storia propria e separata. Nel 1480 respinse gli assalti dei Turchi, che eransi impadroniti di Otranto, e nell'anno successivo coadiuvò l'esercito di Alfonso I, duca di Calabria e figlio di Ferdinando I aragonese, nella riconquista di quella città sventurata, la quale non si riebbe più mai come vedremo a suo luogo.
Dopo la conclusione, nel 1500, in Granata della Lega franco-ispana, Lecce venne in potere degli Austro-Ispani e giacque sotto la ferrea mano dei viceré di Napoli. Le discese devastatrici dei corsari africani lungo le coste divennero allora così frequenti, verso la metà del secolo XVI, che l'imperatore Carlo V fece costruire ottantatrò torri lungo tutto il litorale di Terra d'Otranto, discoste fra loro da 1 a 3 chilometri e munite di cannoni I)i codeste torri quarantatre furono rizzate sull'Adriatico e quaranta sul-lMonio. Oggidì alcune poche sono occupate dai doganieri e le rimanenti sono in rovina ed abbandonate o trasformate in semafori od in fari, come, a cagion d'esempio, le torri della Palasela presso Otranto, dì Melendugno presso il capo Santa Maria di Leuc-a e dì Penne presso Brindisi.
A Lecce Carlo V ordinò fosse ampliato l'antico castello e ne fosse fabbricato un nuovo intorno ad esso, dandone incarico al famoso architetto militare leccese Gian Jacopo dell'Acaia, quel desso che aveva fatto i disegni dei castelli di Sant'Elmo a Napoli, di Capua, di Cosenza e della sua propria patria Acaia, in vicinanza di Lecce. Per meglio difendere la quale, Carlo V ordinò fosse cinta di salde mura munite di venti baluardi, dì cortine, coti un fosso ampio e profondo. Come già abbiamo detto più sopra, di queste mura porzione fu demolita non è molto, un'altra fu occupata da
(1) Una completa illustrazione del Duca di Atene è stata pubblicata e ripubblicata più volte con nuove aggiunta dal De Silos®.