Lecce
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gli apparati motori degli orologi elettrici inventati da Giuseppe Candido, leccese, già professore di fisica e poi vescovo «l'Ischia. Fin dal 1S0S ci costruì pel primo in Italia gli orologi elettrici da torre. Ora, mercè le cure del sindaco G. Pellegrino, restaurato Fediti?,io nei più minuti particolari all'antica sua forma, è destinato a .Musco civico, ove sono raccolte opere di moderni artisti leccesi, dei quali vanno ricordati principalmente l'Eugenio Maccagnani, l'Antonio Portone, il Fascialo, lo Scorrano, ecc.
Nei tempi andati in piazza Sant'Oronzo stavano i fondachi dei mercanti veneziani, genovesi, fiorentini, milanesi, ecc., componenti altrettante colonie mercantili con le loro chiese ed oratorii. Accanto al suddetto Sedile, ad esempio, è la cappella eli San Marco, costruita mentre era sindaco di Lecce un Mocenigo; la sua porta è d'una rara bellezza e vi si vede in una lunetta il leone di San Marco.
L'altra piazza, già degli Ammirati ed ora Vittorio Emanuele, dista poco da quella di Sant'Oronzo e dalle case che, appartenevano a questa famiglia e in cui nacque lo storico Ammirato (1531). Codeste case furono poi demolite nella costruzione del convento annesso alla chiesa di Santa Chiara. Nell'agosto del 1SS9, al cospetto di re Umberto I, fu inaugurato in mezzo a questa piazza il monumento in bronzo innalzato dalla città e, provincia di Lecce a Vittorio Emanuele (fig. 58) e modellato dal Maccagnani.
Nella terza piazza principale, quella del Duomo, oltre questo, col suo altissimo campanile, sorgono i palazzi Vescovile e del Seminario.
Le altre piazze secondarie sono: quella di San Giovanni dei Fiorentini; quella degli Studi col P. Liceo Palmieri e la R. Scuola tecnica Scarain-bone; e quelle che addimandansi: Tancredi, Maria d'Fnghien, Raimondello Orsini, Giorgio Raglivi, della Zecca, ecc.
CASTELLO ed AKCO DI TRIONFO
Fig-. 58. — I.cccc: Monumento a Vittorio Emanuele 11 nella piazza omonima (
L'imperatore Carlo V, edificando il castello di Lecce e facendo restaurare la cinta delle mura, fu
cagione che la città fosse in parte rinnovata. Il castello è un grande quadrato senza torri, entrovi alcuni edilizi e fu trasformato più volte. Nell'interno il palazzo è un vasto edilizio in istile del Rinascimento e di origine molto anteriore al tempo di Carlo V. Il mastio è dei primi tempi della contea ili Lecce. Del rimanente codesti conti avevano il loro palazzo in città e se ne veggono ancora i residui in via del Palazzo dei Conti di Lecce. Il fosso perimetrale fu colmato non sono molti anni e in una delle cortine esterne fu innalzato, nel ISS3, il politeama Principe di Napoli. Nell'ampliamento del castello fu demolito il convento dei Celestini e la cappella di Santa Croce, ov'era stata sepolta Maria d'Fnghien, contessa, come vedremo, dì Lecce, e furono riedificati in un'altra parte della città.
Nel 1548 i Leccesi innalzarono al suddetto Carlo V un arco di trionfo (fig. 59), che serviva ad un tempo di porta alla città. È una costruzione stupenda, alta una ventina di metri, ornata di colonne corinzie, con lo stemma imperiale ed un'iscrizione