l,a Magna Grecia
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tutto che sia evidente che le sue operazioni militari ebbero un assai buon risultato e dovettero rerare gran giovamento alle città italo-greche. Quantunque invitato primamente dai Tarantini, ci si guastò in seguito con questo popolo contro del quale rivolse persino le sue armi impadronendosi di Eraclea, sua colonia e dipendenza. Egli sconfisse in pari tempo in parecchie battaglie successive le forze combinale dei Lucani e dei Bruzii, ripigliò Terina, Cosenza e parecchie altre città, finché si addentrò nel cuore del llrnzio, ove fu ucciso da un esule lucano che serviva nel suo esercito nel 320 av. C.
Dopo la mortedi Alessandro, re d'Epiro, le guerre fra Tarantini e Lucani pare continuassero con poca interruzione; quantunque noi non possediamo notizie ulteriori di essi sino al 303 nv. C. quando i primi invocarono di bel nuovo l'aiuto di Sparta eCleonimo. zio del re spartano, approdò a Taranto con grandi forze mercenarie. Quest'esercito parve cosi formidabile che Messapii e Lucani tffràta-ronsi a chieder pace; mentre Metaponto che, non sappiamo per qual cagione, erasi opposta a Cleo-iiimo, fu sottomessa con le armi. Il principe spartano però disgustò in breve, con la sua lussuiia e rapacità, i suoi alleati e lasciò l'Italia fra il disprezzo universale.
Delle guerre di Agatocle nel Bruzio pochissimo è noto, quantunque si sappia che egli s'impadronì d'ipponio e di Crotone ed occupò quest'ultima con una guarnigione. Egli ì perciò evidente ci:e i suoi disegni furono rivolti tanto contro le città greche quanto contro i loro barbari vicini ; e l'alleanza, da lui conchiusa nell istesso tempo con gli Japigii e i Pcucezn, non poteva avere altro movente clic l'umiliazione di Taranto. I suoi disegni ambiziosi in quelle regioni furono interrotti dalla sua morte nel 289 av. C.
Solo pochi anni dopo (281-271- av. C.) segui la celebre spedizione di Pirro in Italia, che segna un'era cospicua nell'istoria della .Magna Grecia. Un po' prima di quest'evento i Tu ri i, incalzali dai Lucani, che avevano persino posto l'assedio alla loro città, avevano conchiuso un'alleanza coi Romani i quali ruppero l'assedio e sconfissero gli assediaci: nel 282 av. C. Fu questa la prima occasione che trasse sulle spiaggie del golfo di Taranto le anni dei Romani, i quali non tardarono a venir alle prese coi Tarantini stessi, come vedremo sotto Tarmilo.
Questi ultimi, coriscii di non poter opporre resistenza alle forze di questi nuovi nemici, invocarono l'aiuto di Pirro re dell'Epiro, stringendo nell'istesso tempo una lega coi Lucani e i Sanniti, per tanti anni nemici formidabili di Roma. Berciò quando Pirro sbarcò in Italia si trovò appoggiato nello stesso tempo da tutte le rimanenti città greche del pari che da tutte le barbare nazioni, con le quali erano state si lungo tempo in guerra.
Non occorre entrar qui in una descrizione particolareggiata delle sue guerre: nonostante i suoi primi buoni successi, la sua alleanza non addusse vantaggi effettivi ai Greci, mentre la sua visitn alla Sicilia nel 278 SS. C. e la sua partenza filiale nel 274 av. C. li lasciarono in balìa dei Romani vittoriosi. Taranto stessa fu presa dai consoli nel 272 av. C.; Crotone e Locri erano già cadute in potere dei Romani, mentre Reggio, occupata da un corpo ribelle di soldati campani, postivi per guarnigione, fu sottomessa da ultimo nel 271 av. C.
Non v'ha dubbio che le città della Magna Grecia soffrirono orribilmente durante tutte queste guerre: le truppe straniere accolte nelle loro mura, sia romane sia greche, pare trasmodassero in eccessi; e le guarnigioni di Pirro a Locri ed a Taranto si resero ree di estorsioni e di crudeltà che pareggiarono quasi quelle dei Campani a Reggio. Perciò, oltre alla perdita della loro indipendenza, la guerra di Pirro diede un colpo mortale alla prosperità delle poche città greche nell'Italia meridionale sopravvissute alle lunghe lotte coi Lucani e coi Bruzii. La condizione scaduta ed affievolita della già sì potente Crotone fu. non v'è dubbio, connine a molte delle sue vicine primitive rivali. Furonvi però alcune eccezioni; Eraclea segnatamente, eli'erasi procacciato il favore di Roma con una pronta sottomissione, ottenne un trattato di alleanza a condizioni favorevoli, e pare continuasse a fiorire.
Ma il colpo fatale alla prosperità della Magna Grecia fu vibrato dalla seconda Guerra Punica. È probabile, che il governo romano guardasse di mal occhio le città greche, desiderose naturalmente di ricuperare la loro perduta indipendenza. Esse afferrarono quindi avidamente l'occasione offerta dalla vittoria di Annibale, e, dopo la battaglia di Canne, noi leggiamo che tutte, quasi, le città greche lungo la costa meridionale d Italia diebiararonsi in favore della causa cartaginese. Alcune di esse