l,a Magna Grecia
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quando gli Ateniesi ed i Lacedemoni inviarono un'ambasciata in Sicilia per chiedere l'aiuto di Gelone, non vi Iu ricordo di un invito consimile alle città greche dell'Italia meridionale.
Mentre le citta aeliee andavano per tal guisa rimettendosi della loro pristina prosperità, lìheghim (l'odierna Reggio di Calabria), il cui nome occorre appena nell'istoria in un periodo primitivo, innal-zavasi ad ini grado cospicuo di potenza ed importanza sotto il governo del despota Anassilao (4%-471) av. C.), il quale sottopose alla sua autorità anche la città di Messina, o Messina, nel lato opposto dello Stretto, intromettendosi per tal modo nella politica della Sicilia, assai distinta sin allora da quella della Magna Grecia. Alicito, successore di Anassilao nel governo di Reggio, si segnalò quale fondatore della colonia di l'y.rvs (poi Buxenhim, ora Polieastro) sul Tirreno nel 471 av. G. Fu l'ultimo degli stabilimenti greci in quelle parti.
Intorno allo stesso tempo, vale a dire nel 413 av. C., noi troviamo menzione di una sconfitta disastrosa clic dovè rintuzzare per qualche tempo la potenza crescente dei 'larautini. Questo popolo pare pigliasse poca parte nelle contese de' suoi vicini Achei ; ma, dopo il suo tentativo infruttuoso per opporsi alla fondazione di Metaponto (come vedremo a suo luogo), parrebbe ch'esso attendesse principalmente ad estendere, il suo commercio ed a guerreggiare contro i barbari suoi vicini. Qui fra gli .Iapigii o i Mcssapii trovò un'opposizione più formidabile di quella clic avevano incontrata le altre città greche. Dopo reiterati con 11 itti, in molti ilei quali erano riusciti vittoriosi ed avevano sottomesse molte città japigie, i Tarantini furono sconfitti dagli .Japigii in una grande battaglia con perdite cosi grandi, che Erodoto dice di essere stata quella la maggior strage di cittadini greci che egli conosca. Tremila ausiliari reggiani, inviati in aiuto dei Tarantini, periiono anch'essi.
Il periodo fra la guerra persiana e la peloponnesiaca fu testimonio dello stabilimento delle due ultime colonie greche nell'Italia meridionale, vogliali! dire Thurii ed llerudea. Ambedue non eran perù che una specie di rinnovamento degli Stati li ni e liti preesistenti. Turici, come vedremo, fu fondata nel 443 av. G. da un corpo di colonia, del quale pare stessero a capo gli \tcnicsi, ina che era composto ni gran parte di abitanti delle altre parti della Grecia ai quali uiiiironsi i cittadini rimanenti di Sibari e la nuova colonia fu stabilita a 3 chilometri circa dal luogo di quest'ultima. Essa prosperò rapidamente, ma venne tosto alle prese coi Tarantini pel possesso del distretto vacante di Siri, finché le ostilità furono composte da un compromesso iu virtù del quale le due città statuirono di fondare una nuova colonia a 6 chilometri circa dal silo dell'antica Siri, a cui diedero il nome di Eraclea, 432 av. C. Ma quantunque fondata per tal modo di comune consenso, i Tarantini pare avessero la parte maggiore nella fondazione ed Eraclea fu sempre considerata quale una colonia di Taranto.
Durante la guerra peloponnesiaca le città della Magna Grecia pare si tenessero studiosamente in disparte. Anche quando la spedizione ateniese in bicilia nel 415 a\. G. travolse nella guerra tutte le città greche in quell'isola, quelle situate lungo le coste meridionali d'Italia sforzaronsi sempre di conservare la loro neutralità e ricusarono di ammettere entro alle loro mura le forze ateniesi, quantunque non frapponessero ostacoli al loro progresso. In un periodo posteriore però i Turii (fra i quali trovavasi naturalmente un partilo ateniese) e i Melapontini furono indotti ad entrare in un'alleanza regolare con Atene ed inviarono un piceiol nerbo di truppe in loro aiuto.
In quel periodo le città della Magna Grecia pare fossero sempre prospere e fiorenti, ma noti andò guari ch'esse cominciarono a sentir l'effetto combinato di due cause clic contribuirono principalmente alla loro decadenza. Il primo pericolo che le minacciava veniva dal Mezzodì, quando Dionisio, tiranno di Siracusa, dopo di aver stabilito la sua potenza sulla maggior parte della Sicilia, incominciò a tentare di estenderla anche in Italia. Le città d'Italia eransi sin allora tenute in disparte dalle rivoluzioni e dalle guerre dell'isola vicina: Reggio c Locri soltanto pare avessero conservato strette attinenze coi Greci di Sicilia. La prima, per la sua origine cai ridica, era naturalmente amica delle colonie della medesima razza in Sicilia; e quando Dionisio rivolse le sue armi contro le città ealeidiche di IS'asso, Catania e Leontiin egli si trasse immediatamente addosso 1 inimicizia dei Reggiani. Perciò quando ei chiese poco appresso di stringere con essi un'alleanza matrimoniale, la sua proposta fu sdegnosamente respinta. I Locrii per contro accettarono prontamente l'offerta, procacciandosi con ciò l'aiuto potente del despota nelle sue guerre successive.