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Ma, nel 1220, Federico li di Sve-via, togliendolo alla feudalità abbaziale, lo dichiarò terra di regio demanio.
Nella terza crociata mandò il suo contingente in Terra Santa, ed acquistando maggiore importanza si vide, nel secolo XIV, necessitato a munirsi di mura e torri. Caduta la casa Sveva, Carlo I d'Angiò lo diede in signoria a Carlo 11 suo figlio, da cui passò a Carlo lo Zoppo, che ne investì Raimondo Berlingieri. Alla morte di costui f1307j rimase terra del regio demanio sotto il governo di tutti gli Angioini e, volendo tuttavia tenersi per costoro, fu dalle armi di Alfonso 1 d'Aragona assediato, preso, saccheggiato e messo in fiamme. Dopo vario tempo l'odio delle due dinastie si rupi* Nuovamente a guerra in persona di Ferdinando 1 e Giovanni d'Angiò, e San Giovanni, temendo il noto sdegno aragonese, si strinse a lui; ma la sorte favorì le armi francesi e queste gli fecero ricordare il grido: Guai ai vinti.' Questo assalto per San Giovanni fn assai più disastroso del primo. Intanto Giorgio Castriot Scanderberg, albanese, che venne in soccorso di Ferdinando, ruppe a guerra l'Angioino e lo vinse, ed ebbe in signoria San Giovanni (1404), su cui col nipote successore Giampaolo esercitavano una esosa tirannia. Ritornata terra di regio demanio, da Ferdinando li d'Aragona fu pignorato alla Repubblica Veneta, indi dato in feudo a Ferdinando Consalvo di Cordova (10 marzo 1197), in odio al quale soffrì altro desolante saccheggio da Luigi XII (1503), indi l'assedio (1528) del generale Lautrec, conte di Foix. Dai Consalvo passò per cessione pecuniaria, nel 1542, al barone Carlo Mormile; nel 1001 alla contessa Guevara; nel 1007 a Matteo Ruggiero e lo stesso anno al marchese Cavaniglia, col titolo di barone. Michele Cavaniglia ottenne il titolo di duca, che perpetuò sino all'ultimo rampollo Trojano (1S12). Al duca I). Michele devesi l'edificazione del palazzo feudale (1025), cui arricchì di pregevoli pitture, in parte ancora esistenti, il munifico duca Geronimo.
Nei tempi del vicereame spagnuolo a San Giovanni si trovò invalso l'uso di dar la voce di prezzo sui cereali, agli 11 giugno di ogni anno, da valere per tutte le Provincie napoletane. 1 frequenti litigi dei malcontenti provocarono una sanzione legale, e d'allora la voce si pubblicava in forma solenne con atti pubblici, stipulati sotto la presidenza di un consigliere del Collaterale, con mandato speciale di commissario, coadiuvato dal capitano o governatore del paese e dal camerario o camerlengo (presidente) della celebre fiera degli animali, che lo stesso giorno aveva luogo pur quivi,