Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Bari - Lecce - Potenza', Gustavo Strafforello

   

Pagina (170/407)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (170/407)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Bari - Lecce - Potenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 396

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   ir.fi l'arie Quarta — Italia Meridionale
   Comi storici. — Apricena era un castello da caccia dell'imperatore Federico II e vuoisi derivi il nome ila una cena di cinghiale (apricoenu) ch'ei vi diede, nel 122>, ai suoi compagni di caccia, dopo aver ucciso ini enorme cinghiale. Fu mi fendo di Berengario Raimondo e quindi di Andrea da Capita, a cui fu venduta dal re Ferrante 11. Divenne poi successivamente nn possesso delle famiglie Gonzaga, I)e Saugro, Curala, Lombardi, Branda e Cattaneo.
   Coli, clctl. San Nicandro Cardanico — Dioc. Lucerà — I'1, T. e Slr. ferr.
   Lesina (1737 ab.). — A soli 5 metri d'altezza sul mare e a 13 chilometri da Apriccna, sopra una specie di penisola che addentrasi nel lago ili Lesina, già descritto nell'introduzione al circondario di San S 'vero. La spiaggia di Lesina, compresa nel compartimento marittimo di Ancona, è frequentata da bastimenti di cabotaggio; ma l'aria non è salubre per i miasmi palustri che esalano dal lago. Prodotti locali: cereali, pascoli e pesca nel lago.
   Cenni storici. — Ignota è l'origine antica di Lesina, la quale par fosse fondata da gente adescatavi dalla pesca nel lago circostante. Fra in addietro assai più florida e popolata; nel medioevo ebbe Conti proprii e sede episcopale, occupata nel 1254 ila un vescovo Nicola, e nel 1537 dall'ultimo vescovo clic fu Orazio Greco. Distrutta dai Saraceni, fu riedificata, ma non tornò più alla floridezza antica.
   Col consenso del figlio, re Ladislao, Margherita di Dimazzo la diede in feudo all'Ospedale ed alla chiesa della SS. Annunziata di Napoli, per provvedere ed accrescere le opere di carità; finché, nel 1751, Placido Imperiale, principe di Sant'Angelo ilei Lombardi, la comperò per 182,550 ducati a nome dei creditori dell'Ospedale suddetto.
   Coli, elett. San Meandro Garganico — Dioc. Benevento — V-, T. e Scalo mariti, locali, Slr. ferr. a Poggio Imperiale.
   Poggio Imperiale (220S ab.). — A 73 metri d'altezza sul mare e a 'J chilometri da Apricena, in amena situazione e in territorio a piccole colline, feraci di molto olio squisito, di cereali, di vino eccellente e di frutta saporite.
   Nel luogo denominato San Nazaro sgorga un'acqua termale, rimedio efficace contro le piaghe e i reumi inveterati e le escrescenze morbose delle ossa.
   Cenni storici. — Poggio Imperiale venne fondato nel 1701 ila Albanesi cattolici profughi da Scutari per sottrarsi alle sevizie del Turco e raccolti dal principe Placido Imperiale di Sant'Angelo dei Lombardi nel suo feudo detto appunto l'aggio Imperiale. Fino al 1816 fu una frazione del vicino Comune di Lesina; al 1° aprile di quell'anno venne eretto in Comune autonomo. Nel 1S8G, nella maggior piazza del paese, veniva inaugurata la statua del principe Imperiale, fondatore del paese.
   In vicinanza della frazione Ripalta, ove trovasi la omonima stazione ferroviaria, presso la foce del Fortore, fu combattuta, il 1S giugno 1053, una battaglia fra i Normanni e le forze di papa Leone IX, il quale le comandava in persona. Fi cominciò la campagna cori un pellegrinaggio a Montecassino per implorare la benedizione del cielo sopra le sue armi. Dopo un vano tentativo per indurlo a trattar della pace, i Normanni appiccarono battaglia. L'esito non rimase dubbio a lungo; il popolaccio, aizzato dai frati a dar di piglio alle armi in difesa del papa, si scompigliò in breve e fuggì in disordine; solo 500 soldati tedeschi inviati dall'imperatore Arrigo III tennero il fermo e, circondati dai Normanni, perirono combattendo. 11 papa fuggì a Civitate, ma gli abitanti lo respinsero. I Normanni s'avanzarono immediatamente per farlo prigioniero; ma, giunti vicino a lui, inginocchiaronsi implorando il suo perdono e la sua benedizione.
   Leone IX fu condotto nel loro campo e trattato così rispettosamente ch'ei non tardò a riconciliarsi con gli invasori e l'anno seguente accordò ai fratelli Umfredo e Roberto Guiscardo quella memorabile investitura delle loro conquiste iiell'Apulia,