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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Bari - Lecce - Potenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 396

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   ir.fi
   l'arie Quarta — Italia Meridionale
   morto che fu costui, la converti, nel 15:50, in principato a favore del capitano rinomato Antonio di Leiva, i cui discendenti portarono sempre a Napoli il titolo di principi di Ascoli, Iu ultimo venne in possesso della famiglia Marulli.
   Ascoli fu assai danneggiata dal terremoto del 1318, distrutta da quello del 1300 e, ni capo a circa ciinpiant'aiuii, ricostruita vicino alle sue rovine, ma più in alto. Altri danni ebbe a solfrire nei terremoti del 1510 e 1021 e maggiori di gran lunga in quello dell'S settembre 1094 ed altri ancora nel 1851.
   Uomini illustri. — Nacque in Ascoli, ove morì nel 1705, il dotto giureconsulto e letterato Filippo Trenta, uditore generale e vescovo ili Foligno.
   Coli, elett. Cerinola - Ilioc. Ascoli Saldano — 1'*, T. e Str. ferr.
   Mandamento di CANDELA (comprende il solo Comune omonimo). — Territorio bagnato dai fiumi Ofanto e Carapella e dal torrente San Gennaro, fertilissimo in ogni genere di prodotti agrari, fra cui primeggiano le granaglie, frutta squisite e vini eccellenti. Pingui pascoli con molto bestiame bovino ed ovino.
   Candela (0179 ab.). — Sorge a 515 metri <1 altezza a 39 chilometri da l oggia e 22 da Bovino, al Sommo di un colle sulla destra del Carapella, in aria saluberrima e m amena situazione, con ampio orizzonti sulla pianura pugliese. In vicinanza la valle del Carapella, quivi chiamato Caluggio. \ i si contano parecchi edilizi di bella costruzione, fra gli altri alcune chiese di lodevole architettura e varie case private di vago aspetto. Ospedale civile ed alcuni pii istituti.
   Cereali, vini, frutta, pascoli con bestiame numeroso; commercio attivissimo dei prodotti locali, fabbriche di paste alimentari, di pesi e misure, mulini, ecc.
   Cenni storici. — Nel secolo X11 Candela era un mero paesello che apparteneva alla famiglia Della Marra, nel li cui castello abitavano Riccardo ed Angolano, figli di Gezzoliiio, colla loro madre Guisanda. Fissi vengono ricordati da istrumento del 1185 per donazione di un territorio al fiume Calaggio, fatta all'abate di Cava.
   Carlo I d'Augii, con diploma del 5 luglio 12G7, diede la signoria di Candela a Giovanni Santacroce, che aveva l'ufficio ili protoiitino ni Barletta. Figlio di Giovanni fu Percivallo, che nel 1314 successe al padre nei feudi. Questi prese iu moglie Sibilla del barone di Traili, che gli portò in dote 100 once (l'oro ed egli obbligò il castello di Candela, come da scrittura del 1317. Da questo matrimonio nacque Mattiozzo, che successe al padre nella signoria di Candela. Costui prese in moglie .Maria, figlia di Giovanni di Daga, reggente della Gran Corte della Vicaria di Napoli, il quale, nel 1339, vendette il castello. Tra i registri del 1300 il castello di Candela si trova iu possesso di Benedetto Florenzia Milite, che l'ebbe in dote da Roberta di Sabrano, contessa di Iscoli, erede del conte Nicola Sabrano, uno dei sette deputati scelti nel parlamento dei baroni del Regno.
   Circa l'anno 1116 lo Stato di Melfi con la terra di Candela dalla regina Giovanna II fu concesso al suo favorito Sergianui Caracciolo, gran siniscalco del Regno. Questi ne investì suo figlio Troiano ; ma estinto Sergiauni gli furono confiscati i beni, che passarono al Demanio, e da Alfonso I d'Aragona restituiti novellamente a Troiano. A costui successe il suo figlio Giovanni che, nel 1487, per essersi implicato nella famosa congiura dei Baroni, ne fu spogliato, e poi nuovamente restituiti a suo figlio Troiano nel 1494. Giovanni, figlio di costui, ebbe la signoria di Melfi e di Candela sino al 1528, ina per le contese sorte tra Francesco 1 re di Francia e Carlo V di Napoli, la città di Melfi fu assediata dai Francesi, contro i quali combatteva il principe Giovanni e, caduta la città in mano degli assedianti, Giovanni fu fatto prigioniero. Avendo implorato inutilmente il riscatto da Carlo si diede al partito dei Francesi, prendendo le armi contro lo stesso Carlo. Questi, riuscito vittorioso del regno, confiscò al principe lo Stato di Melfi con l'annesso castello di Candela.