Mandamenti e Comuni del Circondario di Foggia 137
Fig. il. — Lucerà: Castello o Cittadella dei Saraceni.
Spenti gli Hohenstaufcn, che avevano tanto amato, i Saraceni si posero al servizio degli Angioini; ma il papa ne chiedeva lo sterminio e Carlo li, da ultimo, ottemperò ai suoi ordini. Senza ima cagione al mondo ci fece prender d'assalto la cittadella, uccidere i Saraceni, clic vi si trovavano, e costrinse i pochi superstiti a ricevere il battesimo. Le moschee furono atterrate dalle fondamenta e riedificata la cattedrale cristiana sotto il titolo di Santa Maria.
In tal modo, dopo una durata di quasi ottant'anni, ebbe fine, nel 1300, la Lacera Saracinomm, e già sin dal 1525 Leandro liberti trovò la celebre cittadella, clic abbiamo descritto e di cui abbiamo narrate le vicende, un cumulo di rovine ed un ricovero di animali.
Di questa fortezza oggi non restano clic le mura di cinta ed alcuni avanzi di stanze e di scale. Il terreno, sul quale sorgeva, serve di pascolo alle capre, ed un sotterraneo della fortezza serve da macello (!!).
Chi dalle sue mura — conchiuderemo col Gregorovius — volga in giro lo sguardo, scorrendo le belle campagne pugliesi irraggiate da nn fulgido sole in un ciclo azzurro, vede apparirvi concentrati, come in uno specchio, tutti i grandi eventi storici del mezzodì d'Italia. Romani, Cartaginesi — con in fondo i campi insanguinati di Canne — Goti, Longobardi, Saraceni, Risantini, Normanni, Crociati — che salparono primamente da quelle coste — gli Ilolienstaiifen, gli Angioini, gli Aragonesi, gli Spagnuoli, i Francesi: tutto un mondo storico e medievale!
Castel Fiorentino. — Altre rovine, altre memorie storiche narreremo brevemente. Ralla suddescritta cittadella dei Saraceni scorgonsi le rovine di Castel Fiorentino o Firenzuola, ove inori il gran Federico, il 13 dicembre 1250, in età di soli 55 anni. Gli astrologi gli avevano predetto che la sua morte avverrebbe presso le porte di ferro in un luogo, derivante il suo nome da Flora (sub flore marcescere Saba Malaspina) e per conseguenza egli evitò sempre Firenze. Quando si accorse in fine che vicino alla sua camera era una porta con cancellata in ferro, tranquillamente esclamò: < È questo il luogo della mia morte predettomi da lungo tempo e la volontà di Dio si deve compiere! >.
Nel giugno era ammalato in Andria e nel novembre, mentre avviavasi a Lucerà, fu costretto a far sosta nel suo piccolo castello da caccia, Castel Fiorentino. Giovanni da Procida, che divenne poi così famoso pei Vespri Siciliani, e il vecchio Berardo, arcivescovo di Palermo, che non aveva inai cessato dal 1212 di amar Federico non ostante tutti gli anatemi papali, assisterono, in un con Manfredi, al suo transito.
12C — La Patria, voi. IV.