Le Isole Tremili o Diomedee
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San Giovanni Rotondo, Monte Sant'Angelo, Vico, Cagliano, Carpino e Iscliitella, che descriveremo al loro luogo. Salendo, scorgesi tratto tratto la vecchia strada non rotabile, la quale rimonta, certo, al tempo degli Angioini, se 11011 più addietro. Ora è un mero sentiero per le cavalcature e serve in alcuni punti di scorciatoia ai pellegrini, che recatisi al santuario dell'Arcangelo, Più si va su, più grandioso spiegasi giù in fondo l'azzurro golfo di Manfredonia, ti mare e l'eliso pugliese con le sue città innumerabiii.
La testa del Gargano spingesi in mare per ben 10 chilometri; le cime principali sono: ad est, monte Sacro (871- ni.) e monte Spigno (1010 in.); nel centro, monte Calvo (105G ni.); ad ovest, monte Nero (Ioli ni.); nelle cui conche solivi laghetti e paduli, fra cui il lago di San Giovanni, a sud di monte l'alvo.
L'agricoltura, il giardinaggio, la pastorizia e l'apicoltura fioriscono nella alpestre regione garganica, la quale produce in gran copia cereali, olio, latticini, aranci, limoni, capperi, carrube, ed è abitata da una popolazione robusta, laboriosa e di semplici costumi Singolare e pittoresco è il modo di vestirsi, degli uomini principalmente: un'ampia giubba, che rassomiglia al pastrano, di stoffa grossolana di lana bruna con cappuccio foderato per solito di vello nero; ima fascia rossa per cintura simile a quella dei marinai ed in capo un berretto frigio di color celeste. Abbronzata la carnagione e nobili i lineamenti.
Le Isole Tremiti o Diomedee.
Appartengono alla provincia di Foggia, circondario di San Severo, mandamento di Apricena. Formano mi a colonia penale (in cui furono trasportati recentemente anche i coatti di Porto Ercole), non eretta a Connine, nè dipendente da alcun Comune; ma con amministrazione separata ed ufficio semaforico. La popolazione, che nel 1881 ascendeva ni complesso a 518 abitanti, andò crescendo naturalmente col crescere dei deportati.
Sorgono dall'Adriatico a nord del Gargano, dirimpetto alla foce del Fortore ed al lago di Lesina e alla distanza da 20 a 25 chilometri circa dalla costa. Le principali sono: San Domino (con una superficie di 2.33 chitoni, quad. e 22 abitanti nel 1S81); San Nicola (con la superfìcie di 0.1-8 chilometri quadrati e 489 abitanti); Capraia (eosidetta dai molti capperi che vi nascono, con la superfìcie di 0.00 chilometri quadrati e 7 abitanti); più al largo li avvi Pianosa (con la superficie di 0.17 chilometri quadrati), molto bassa come indica il nome, distante 35 chilometri dal continente, deserta e disabitata, come 1 assai più lontana Pelagosa, 5S chilometri (con gli scogli Pelagosa Piccola e la Cajola), fra l'Italia e la Dalmazia, occupata perciò, non è gran tempo, come isola dalmata, dall'Austria. Queste isole sono di formazione sedimentare, e la parte principale di esse appartiene all'epoca terziaria.
San Domino (Trimetus), la più meridionale, con la costa sua rivolta al continente e in vetta l'ex-convento del santo, è montuosa in parte, raggiungendo a sud-ovest ì 116 metri sul mare, e boschiva, piana e coltivata nel rimanente; ma mancante d'acqua sorgiva. Salma produttiva e con varii piccoli seni o cale lungo le coste.
San Nicola, la più orientale e la più popolata,raggiunge i 75 metri d'altezza; difetta anch'essa (l'acqua e l'abitato principale, vicino al porto, era munito da parecchie opere di difesa, con un castello gotico, costruito da Carlo II d'Angiò sotto il nome di Forte Santa Maria, con guarnigione e con un convento di Benedettini, che fu poi devastato dai pirati. L'isola fu data in seguito in commenda al cardinale di San Sisto; ma nel 1112 Gregorio XII ne fece^ìono ai canonici regolari Lateranensi, i quali la fortificarono per difenderla dagli assalti dei Turchi. Nel 1815 Murat, sconfitto sul Chienti, vi nascose porzione del suo tesoro, che cadde in mano degli Inglesi.