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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Bari - Lecce - Potenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 396

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'uri®, (Jnarla Malia M'ili'll< naie
   insieme in mia sola culle/ioiie, questa avrebbe forse, por numero e per valore,sorpassata oiiiii altra al mondo >.
   I vasi ili Kiivo pa^amno in gran numero all'estero e non v'ha forse museo in 1 uiopa che non ne posseg^ti. Nel Museo nazionali' ili Napfdi veggonssi esposti arcanti) a    / sepolcri ih L'iirt>. Il precitato (Iregwovius, che fu presente alla scoperta ili alcuni antichi sep del i nello scavare i fondamenti di una casa nel mezzo della città, li viene così descrivendo: < Questi sepolcri, tpielli principalmente di personaggi cospicui, sono tagliati per solito nella pietra viva. Una lapide o tavola di pietra, saldamente cementata, chiudeva sempre la fossa quadrata ; mail cemento non potè resistere alla corrosione del tempo, cotah lié non v 'ha quasi .sepolcro, anche fra gli scoperti ili fresco, che li >n si rinvenga pieno di terra. Ne voggoiisi più dipinti nelle pareti stuccate. Lo scheletro giace col capo rivolto ad occidente, e con ai piedi il maggiore e il più bello dei vasi; ai lati i mezzani ed uno in giunta sul petto. Una disposizione consimile osservasi nei sepolcri etruschi, come vedesi nel Museo di Bologna e non v'e dubbio che i vasi rinvenutivi furono fabbricati a I'uvo
   In \arii luoghi del mandamento di Rino trovaiisi conchiglie fossili d'età pliocenica, cave ili pietra calcare da costruzione e d'ottima argilla per la fabbricazione di stoviglie.
   Ci unì storici. — Dell'origine indubbiamente greca di Unii, ora Rin o, porgono testimonianza i suddetti antichi sepolcri, rinvenuti non solamente nel contado, ma anche, come abbiamo visto, nel centro della città. Dalle pitture su molti dei vasi suddescritti estratti dai detti sepolcri e segnatamente dalle scene risguardaiili la leggenda di l'esco ed altri miti attici, il signor Giovanni Jatta, nella sua opera precitata: Cenno sturici) sull'igni idi issi ina città di liuto, argomentò che Ruvo dev'essere stata un'antica colonia attica. Vi si rinvennero monete particolari locali con la testa di Pallade galeata e nel rovescio lina figura simbolica con ramo d'ulivo e se ne trovarono anche di quelle coll'c(ligie di (iiove Appulo. La spica di grano, sopra alcune di queste monete, attesta che Rubi andava celebrata antichissiinaiiiente, come sempre al dì d'oggi, per la sua abbondante produzione fruinentaria.
   Nel suo celebre viaggio a Brindisi con Mecenate e compagni, Orazio così parla (lì Lino. injg Huios l'assi perreniiiius, utpute Ivnyum
   Carpente.s iter et factum corruptius imbri. l'i sten tempesta:, melivr. eia jicjor ailusrpic
   Ilari iiwenia piscosi. De in C natia.....
   (Siif., lib. i, v. SI).
   Nò Strabone, nò Plinio fanno menzione dell'esistenza di Rubi, ma gli abitanti sono ricordati sotto il nome di lìubustini da Plinio fra le città municipali dell'Apuli.! ed il li tihnstinus Aji r è annoverato nel Liher Coloniaruni fra le Cii ilutes Apuliae. Anche un'iscrizione attesta il grado municipale di Rubi nel regno di Gordiano il Giovane. La firma etnica singolare, recata da Plinio, è confermata dall'evidenza delle monete che hanno il nome di: l'I li VI 11 INUN in pieno.
   Dell'istoria ili lluvo nell'antichità, come durante i lunghi secoli del medioevo, poco sappiamo di certo, nonostante l'opera precitata dello Jatta. Secondo la tradizione Ruvo sarebbe stato distratto nel VI secolo dai Goti prima che l'imperatore greco Zenone