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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416
.Mandamenti e Comuni del Circondano di Salerno
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civile che ne segni porse il destro agli Amalfitani di rivendicarsi a libertà sbarcando improvvisamente in Salerno, liberando i commilitoni e ponendola a sacco finché, rimbarcatisi con ricco bottino, rimpatriarono accolti festosamente da tutta la popolazione.
Dimenticati gli antichi rancori, nobili e popolani convennero in un governo mite e liberale in cui, ammessi tutti i cittadini ai pubblici uffizi, a tutti fosse dato concorrere con nobile emulazione alla grandezza e alla prosperità della patria. In quell'amplesso di pace che i nobili diedero ai popolani fu iniziata la futura grandezza di Amalfi e fu fondata quella repubblica gloriosa che durò dall'840 sino al USI, vale a dire 291 anni!
Coi Longobardi di Benevento fu tosto stretta la pace a condizione che gli Amalfitani liberassero dal castello di Taranto Siconolfo, principe legittimo di Benevento e di Salerno. Codesta impresa fu compiuta felicemente e nel modo più romanzesco coli intervento della bella mussulmana Thamar. Amalfi assodò il nuovo principato di Salerno, vincendo, in una battaglia decisiva, il duca Radelchi, successore di Sicardo, di cui era stato tesoriere e fu poi usurpatore dell'intiero ducato di Benevento.
Scorsero pochi anni ed Amalfi, sotto la guida de' suoi corniti o prefetti e mediante le sue leggi e la sua industria, divenne la regina dei mari. Soccorse la Sicilia contro i Saraceni e li sconfisse sul Garigliano e nel golfo eli.Napoli. Neil'848 le navi amalfitane, unite a quelle di Napoli e di Gaeta, accorsero in aiuto di papa Leone IV e di Roma minacciata dai Saraceni.
La battaglia navale clic ne seguì fu per avventura una delle pili micidiali di quei tempi e la vittoria arrise agli alleati. Un temporale furioso compì la sconfitta delle navi saracene ch'eransi ritirate al largo in disordine; quasi tutte, rotti gli ormeggi, furono sbattute dalla tempesta contro la costa, mentre le poche a cui era venuto fatto afferrare il porto d'Ostia furono catturate e fatti prigioni i Saraceni che eranvi imbarcati. Essi furono poi costretti a fabbricare le mura di quella porzione di Roma che sorse sulla sponda destra del Tevere e che, dal nome del suddetto papa Leone, prese il famoso di Città Leonina. Le squadre delle tre città collegate stavano, in quella battaglia memoranda, sotto il comando del prode giovane Cesario, figliuolo di Sergio, console di Napoli.
Troppo ci dilungheremmo se tutte togliessimo qui a narrare le successive imprese guerresche e commercial degli Amalfitani. Ne basti il dire ch'essi nel secolo IX iniziarono, contemporaneamente ai Veneziani, il commercio coll'Oriente e ne condivisero con essi soli il primato nei secoli IX e X, posciacliò nè Genova, nò Pisa incominciarono a divenire potenti sui mari innanzi al secolo XI.
Non maraviglia perciò se Guglielmo di Puglia, poeta e storico al tempo della conquista dei Normanni, ci ha tramandato, nel suo poema latino sui Normanni, alcuni versi importanti intorno ad Amalfi di cui diamo qui la versione in prosa:
< Questa città è piena di gente e di ricchezze e ninna abbonda più di essa in oro, m argento e in vesti preziose. I suoi numerosi naviganti hanno stabilimenti in tutte le regioni del mondo e sono assai periti nello scoprire le vie del mare e del cielo. Trasportano fra noi i varii prodotti di Antiochia e di Alessandria. Oltrepassano gli stretti più lontani e sono conosciuti in Arabia e nelle Indie, non meno che in Sicilia e in Africa 5.
Nel 1020 gli Amalfitani schiusero in Gerusalemme, presso il Santo Sepolcro, l'ospizio di Santa Maria e della Maddalena ai pellegrini dei due sessi di tutta Europa. Nel 1099 Gerardo di Scala (terra presso Amalfi di cui tratteremo più avanti), monaco di Monte-cassino. contribuì coi suoi confratelli alla presa di Gerusalemme, di che trasformò, nel 1113, i monaci ospitalieri nell'ordine religioso insieme e militare di San Giovanni. All'abito nero di San Benedetto fu aggiunto un mantello rosso con sul petto una specie di croce bianca con otto punte ed era la rosa dei venti amalfitana. Giunti sino ai dì nostri gli ospedalieri amalfitani, a traverso otto secoli di guerre, di calamità e
9S — Lu fisima, Voi. IV.