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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416
Mandamenti e Comuni del Circondario di Salerno
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che tuttora vi si esercitano. Sino al 1861 erano in Amalfi 38 cartiere in cui lavoravano in media 270 operai con annuo guadagno complessivo di circa 145,000 lire. Quantunque i lavori fossero sposso interrotti nel verno, tuttavia il prodotto annuo raggiungeva in media 20,000 quintali di carta del valore approssimativo di 250,000 ducati.
Oggidì la noncuranza dei fabbricanti e la concorrenza di altre grandi cartiere italiane addussero in Amalfi la rapida decadenza di quest'industria antica, la quale più non annovera che 15 opifici, con 80 lavoranti dei due sessi. E anche questi opifici versano in poco liete condizioni, trattone forse la cartiera del signor Fortunato Gonfalone, il quale v'introdusse ultimamente (1807) perfezionamenti notevoli, tantoché essa puossi considerare. come la prima in Amalfi. Contuttoché la produzione di questo stabilimento non oltrepassa annualmente i 6000 quintali del valore di lire 60,000.
Alcune fabbriche di pasto alimentari e di sapone formano il compimento della industria amalfitana.
COMMERCIO e NAVIGAZIONE
Floridissimo in addietro ed esteso a tutti i lidi del Mediterraneo, dell'Arcipelago e del mar Nero, il commercio marittimo di Amalfi si restrinse a poco a poco, durante i secoli XIII e XIV, al bacino occidentale del Mediterraneo finché si ridusse da ultimo alle coste italiane in quei limiti che oggi a un dipresso conserva, vale a dire alle costo delle, provincie meridionali e della Sicilia.
Esportatisi da Amalfi gli agrumi, le alici salate, le pasto, i formaggi, la carta, le frutta fresche e vi s'importano grani duri, stracci e vini.
Una cinquantina di velieri (bilancielle e tartane) di portata raramente superiore alle cinquanta tonnellate con un equipaggio complessivo (li 200 marinai e una quarantina di gozzi o barche da trasporto con circa 100 barcaiuoli, gli è tutto ciò che rimane dell'antica rinomata marina amalfitana»
L'ANTICA REPUBBLICA DI AMALFI
L'istoria particolareggiata della repubblica di Amalfi richiederebbe un volume, ma noi dobbiamo condensarla per sonimi capi nei seguenti cenni.
La memoria più antica di Amalfi è una lapide sepolcrale che rammenta 1 imperatore Graziano e risale per conseguenza al secolo IV. Però, durante gli ultimi anni dell'Impero romano come sotto il dominio degli Fruii e degli Ostrogoti, Amalfi non lasciò traccia di sò nell'istoria e nella tradizione.
Con la conquista dei Greci Bisantini, nel 553, lo sviluppo morale e materiale di Amalfi ebbe un nuovo impulso. Infatti, dopo quarant'anni, essa era già città vescovile e in capo a tre secoli salì a tale importanza che l'imperatore Costantino Portirogenito, nei suoi ricordi al figliuolo Romano, la classificò prima fra le città italiane meridionali dopo Capua, Napoli, Benevento e Gaeta.
Come le altre città italiane, Amalfi fu ordinata militarmente dai Bisantini, i quali la fecero sede di un prefetto o tribuno che riuniva in sè tutta l'autorità del distretto sotto la dipendenza del duca o maestro della milizia, risedente a Napoli. Nel 726 la guerra a cagione degli Iconoclasti separò Amalfi dall'impero greco eccettuata la dipendenza suddetta che cessò collaudar del tempo.
Senonchè l'indipendenza e la prosperità d'Amalfi non andavano a sangue dei ducili ambiziosi di Benevento, i quali, non riuscendo a sottometterla con le male arti, ebbero ricorso alla forza e nel 780 il duca Areclii, dopo dì averla infruttuosamente assalita, la cinse d'assedio. Ma la città tenne il fermo finché fu soccorsa dai Napoletani sotto il comando di Cesario, figliuolo di Stefano, loro duca. Una battaglia sotto le mura di Amalfi ebbe fine con la sconfitta dei Longobardi i quali si ritirarono.