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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   2'JO
   l'arte Quarta — Italia Meridionale
   l'altro con Teseo ed Arianna, tolti da antichi sarcofaghi in Posto. Colonnette antiche, anch'esse di Pesto, sorreggono gli amboni ornati dì splendide ,dorature e di bei mosaici.
   Una scaletta nella navata laterale a destra conduce al soccorpo o cripta, costruita nel 1253 e rinnovata nel 1719. È divisa in più absidi con pareti rivestite di ricchi marmi e con nella vòlta freschi di Amelio Falcone. Il corpo di Sant'Andrea, trasportato nel 1208 da Costantinopoli, giace nella tomba davanti l'abside maggiore. Ila la forma di tra tempietto su quattro colonne di verde antico con bei capitelli. Dal corpo del santo geme ima sostanza oleosa detta manna di Sant'Andrea a cui il popolino credente attribuisce per tradizione molti miracoli. Come quella di San Nicolò di Bari, la manna di Sant'Andrea fu una fonte di grande guadagno ed ebbe, per lungo tempo molta rinomanza in tutta l'Europa meridionale per le guarigioni miracolose. Che più! Ancora nel 1544 ebbe fama di aver disperso la squadra del celebre corsaro Barbarossa. Fu cantata dal Tasso in quei versi della Gerusalemme conquistata :
   Vide in sembianza placida e tranquilla Il Divo che di manna Amalfi insidia.
   Fra gli illustri visitatori del corpo di Sant'Andrea fu anche Pio li sotto il cui regno la testa del santo fu trasportata a Roma per ricevervi onori regali e divenne una delle (piatirò famose reliquie della basilica vaticana. La statua colossale del Santo, dono ili Filippo III di Spagna, fu scolpita in bronzo da Michelangelo Maccarino, scultore fiorentino. Sopra sonvi quattro statuette d'ignoto scalpello e sotto un bassorilievo.
   L'altare fu costruito su disegno di Domenico Fontana e va ornato di un quadro di San Francesco in orazione in atteggiamento ascetico. La cripta è tutta una selva di archi ogivali e a sesto acuto, ma si può dire divisa in due navate, ricche di bei inarmi e nelle piccole volte sorrette dagli archi amniiransi i freschi suddetti di Aniello Falcone. Dei quadri merita attenzione quello della Morte di Sant'Andrea della scuola di Andrea d'Asti, con più gruppi di figure, condotte con verità e naturalezza di movenze e con vaghezza di colorito. Segue il gran quadro del Mistero del Rosario diviso in medaglioni, della medesima scuola a cui attribnisconsi tutti o quasi tutti i quadri che qui si ammirano. Vi ha ancora 1111 altro quadro di Sant'Andrea con parecchi altri Santi e un altro bel quadro della Vergine col l'ulto adorato da S. Antonio e da altri Santi, della scuola del Solimene.
   Risalendo nella chiesa è da vedere ancora l'abside contornata da sei colonne antiche terminanti ad arco. Nella vòlta sopra l'aitar maggiore e il bellissimo coro veggonsi tre quadri incastrati in cassettoni anch'essi della suddetta scuola di Andrea d'Asti; stupende le colonne all'ingresso con ricchi candelabri ornati di mosaici e di dorature a somiglianza dei sedili del coro. A sinistra della prima navata una bella Coena Domini del 400 e, per ultimo, 1111 quadro notevolissimo col Cristo e tre Santi che Vadorano rammenta il movimento e il colorito giottesco.
   Due altre chiese d'Amalfi meritano qui menzione: quella di San Gradello per la sua bella cupola saracena, e quella di San Lorenzo per la sua porta con imposte scolpite poggiatiti su grifoni.
   CIMITERO
   Un altro monumento del secolo XIII, ora però affatto trasandato, è il Cimitero. Vi pose la prima pietra nel 12GG l'arcivescovo Filippo Augustariccio e fu ultimato in capo a due anni a foggia di chiostro con cortile attorniato da portici archiacuti sorretti da colonne con bassorilievi e decorato con cinque cappelle che or piti non esistono. La situazione di questo bello ed antico Cimitero, mal corrispondendo alle esigenze igieniche e sanitarie, fu dovuto abbandonare nel secolo XVI per costruirne 1111 altro più lontano dall'abitato, ina non si ebbe cura di conservar le tombe e i monumenti antichi, ora distrutti intieramente ed abbandonati.