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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Salerno
   3-27
   Nazionale di Napoli (Deposizione, Adorazione dei Magi, coli'allegoria della Religione, ecc.) e i dipinti sparsi nelle chiese (Santa Maria delle Grazie, soccorpo o chiesa sotterranea di San Severino) sono da ricordare i freschi nell'atrio della corte interna di San Gennaro dei Poveri (Storie di San Gennaro, sfortunatamente assai guaste), forse epici che ha di meglio Napoli in pittura nostrana dell'età dell'oro. Andrea da Salerno pensa semplicemente e vagamente e dipinge soltanto quello che pensa, non quel che produce effetto per artifizio pittorico. — Salernitano è anche il vivente Stanislao Lista, egregio scultore dimorante a Napoli.
   Porremo fine rammentando che Salerno fu per lungo tempo dimora di Bernardo Tasso da Bergamo, padre del grande Torquato, poeta epico e lirico anch'esso, perseguitato pur egli dalla fortuna, il quale, dopo aver viaggiato in Francia, Spagna e Fiandra, fu, dal 1535, segretario del principe Ferrante Sanseverino in Salerno, donde passò alla corte di Mantova che lo mandò governatore in Ostiglia. Vi dimorò fanciullo anche Torquato Tasso, l'immortale cantore della Gerusalemme liberata.
   Coli, elett. e Dioc. Salerno - P' e T. (anche nella fraz. Fratte di Salerno), Str. ferr. e Scalo marittimo.
   Mandamento di AMALFI (comprende 8 Comuni, popol. 18,189 ab.). — Territorio di natura alpestre epperciò poco fertile, di che gli abitanti, più che all'agricoltura danno opera all'arte manifatturiera, principalmente alla fabbricazione della carta e delle paste alimentari, alla navigazione e alla pesca.
   Amalfi (7737 ab.). — All'altezza di pochi metri sul livello del mare e a 22 chilometri da Salerno; trovasi allo sbocco di una gola alpestre e dirupata del monte Cerreto, nella quale par come arrampicata e nascosta, ma con dinanzi, nell'ampio golfo di Salerno, un orizzonte spazioso limitato per breve tratto dal vicino magnifico promontorio di capo d'Orso e in lontananza dalla punta Licosa. Ivi, in mezzo alla lucidità trasparente dell'aria sanissima, i villaggi sparsi sulle chine a dolce pendìo dei monti, le ville sontuose, gli alberghi grandiosi e la città stessa, tagliata a mezzo dal fiuniicello Canneto, specchiansi nelle acque azzurre del Tirreno, formando in complesso una delle più belle plaghe del mondo.
   Ma Amalfi non è più la città storica e famosa del medioevo, già popolata da 50,000 abitanti ed il suolo occupato ora da essa supera appena i 12 ettari. Non monta: essa fu una delle antiche, opulenti e gloriose repubbliche d'Italia nostra e ragion vuole che se ne tratti qui un po' per disteso.
   PORTO e STRADE
   Nel 1SG0 la strada litoranea, aperta pochi anni innanzi fra Salerno ed Amalfi, era l'unica via di comunicazione che allacciasse questa città al rimanente d'Italia. Il suo porto, ricco di memorie infinite, giaceva distrutto dal tempo e dall'incuria, dimenticato da secoli. Un consorzio, sussidiato dal nuovo Governo italiano, ne iniziò il restauro ed esso era già a buon punto e quasi compiuto quando un terribile maremoto nel 1879 lo distrusse intieramente nelle opere fuor d'acqua e lo danneggiò gravemente in quelle sott'acqua. Comune e consorzio ripararono a tanto disastro ripigliando, col concorso governativo, i lavori per la spesa complessiva di 850,000 lire.
   La sua costa altresì fu messa in comunicazione diretta con la pianura vesuviana mediante una strada che movendo da Nocera si allaccia a Majori alla provinciale Amalfi-Salerno. Un'altra strada costosissima congiunge, per monti e dirupi, Amalfi a Positano e quindi a Meta, e due traverse obbligatorie vi allacciano i Comuni impervi! di Scala e Ravello con Amalfi. E già si sta parlando di una ferrovia a scartamento ridotto fra Amalfi e Salerno e tempo forse verrà che la linea Napoli-Castellammare-Gragnano sarà prolungata sino ad Amalfi.