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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Salerno
   311
   moglie aggrottando le sopraciglia: « Vive ancor Boemondo? > A cui la moglie : « Signore, clie ne so io? >. < Dammi la Bibbia e la mia spada », ed avutele, soggiunse impugnando la spada e ponendola sopra la Bibbia: « Senti, Sigilgaita, giuro sulla Santa Scrittura clic se mio tiglio Boemondo muore della malattia di cui è affetto, ti ucciderò con questa spadai >.
   Tre sarcofaghi pagani furono trasformati in sepolcri di vescovi con ornati singolari per un edilizio religioso. Uno di essi rappresenta il Trionfo di Bacco e d'Arianna, un altro una scena della Vendemmia, il terzo l'orma la base del monumento di un arcivescovo Caraffa, del secolo XVII.
   Nella cappella della sagrestia l'altare va ornato di un'opera d'arte singolarissima, vale a dire di una Falla o Pali-otto, composta di cinquantaquattro soggetti scolpiti in avorio, dei quali ventotto rappresentano storie del Vecchio Testamento e i rimanenti del Nuovo. Probabilmente erano in origine legati insieme con argento ora scomparso. Incominciano con la Creazione e la Separazione della luce dalle tenebre. Come lavoro artistico non hanno molto valore, essendone rozza, col disegno, l'esecuzione. Codesta Palla venne verosimilmente dall'Oriente e non si sa nè quando nò da chi scolpita.
   Le due navate laterali della cattedrale hanno ciascuna sei cappelle a giusta distanza fra loro. Nella quinta, scendendo dalla navata sinistra, è 1111 bellissimo dipinto della Adorazione dei Magi, copia di 1111 quadro del Sabatino.
   Presso al termine delle navate laterali due scale marmoree conducono alla cripta
   0 al soccorpo, vale a dire alla chiesa sotterranea. Nel muro della navata a destra è notevole un antico e curioso bassorilievo rappresentante una Nave colValbero colpito dal fulmine, mentre due uomini la stanno scaricando. La cripta è ornata profusamente di marmi colorati nello stile dei musaici fiorentini. La sua vòlta, dolcemente arcata, è sorretta da diciotto pilastri. Nel mezzo, cinti da una balaustrata marmorea, stanno, uno a ridosso dell'altro, due altari con suvvi due rarissime statue in metallo corinzio, lavoro di getto, rappresentanti VEvangelista San Matteo in atto di scrivere il suo Vangelo, e sotto gli altari con servali si le sue reliquie che voglionsi trasportate nel 980 dalla Persia. La cripta data, secondo l'iscrizione murale, dall'A. D. CIDlOCXVI. Gli altari e la cappella sono opera di Domenico Fontana. Nelle nicchie intorno al soccorpo veggonsi
   1 busti dei vescovi di Salerno canonizzati dalla Chiesa.
   Il 21 settembre celebrasi con gran pompa e solennità la festa di S. Matteo in Salerno.
   Salerno vanta parecchie altre chiese, fra cui :
   SS. Annunziata. — Edificata da poco più di due secoli e restaurata ed abbellita da non molto con grande dispendio. Per ampiezza non la cede che alla cattedrale.
   San Lorenzo. — Va ornata di freschi di Andrea da Salerno circa il 1520.
   Chiesa degli Olivetani. — Contiene la tomba di un Pietro Barliardo, con un'iscrizione che reca una curiosissima leggenda che riferiamo qui in nota (1).
   (1) Pietro Barliardo o Baialardo, fu un celebre pedagogo e un gran mago Ji 95 anni. Un giorno tre suoi scolari tolsero il suo libro di scongiuri e ne lessero ad alta voce un passo cabalistico, ed ecco saltar fuori i diavoli a chieder loro che volessero; i poveretti rimasero morti per ispavento. Quando Baialardo tornò a casa e vide la catastrofe rievocò i diavoli e diede loro una risciacquata coi fiocchi per aver fatto morir di paura i tre ragazzi, mai monelli infernali giustilicaronsi provando la loro innocenza e il vecchio mago rimase cosi conquiso e compunto che si ravvide ipso facto, e. tolto il libro degli scongiuri, andò a darlo alle fiamme sulla porta della chiesa. Ed ecco spicciar fuori immediatamente una fonte che sgorga tuttora ili commemorazione del fatto. Se non che l'ex-mago, dubitando sempre della propria salvazione, scongiurò un crocefisso che slavagli innanzi a voler dargli qualche segno di perdono ed ecco il crocefisso piegare il capo ed aprire gli occhi sì che il vegliardo cascò morto sopraffatto dalla gioia. Questa leggenda è divulgatissima e corre sulle labbra del popolino sotto il nome di Pietro Baialardo, che alcuni confusero con Abelardo.