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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416
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2'JO
l'arte Quarta — Italia Meridionale
piazza pubblica, ne formava una fra sud e ovest, comprendeva la Basilica e il tempio di Nettuno e porgeva agli abitanti un asilo sotto i suoi portici, i quali eomponevansi di colonne doriche e sleudevansi ai due lati lungo le strade suddette.
Presso ad altre colonne, forse di altri portici o di un tempio poco lontano dal mare, sulla foce del predetto lume Salso furono rinvenute molte statuette c testine in terracotta di uria leggiadria ineffabile ; dovevano fabbricarsi colà od almeno vendersi presso il parto.
Ma ciò che più desta ammirazione a I'esto e \i attira i viaggiatori d'ogni nazione sono i suoi tre tempii, ai quali par non manchi altro che il tetto. Queste magnifiche rovine sono, fatta eccezione di quelle di Atene, gli esempi esistenti più notevoli del genio e del gusto degli architetti della Grecia. E singolare che non se ne trovi menzione negli antichi scrittori quantunque sieno indubbiamente gli esempi più venerandi dell'architettura classica in Italia. Descriviamoli rapidamente.
Tempio «li .Villino (fìgg. 07-08). — L'espressione più compiuta e più felice dell'architettura dorica del Cinipi avanti Pericle (circa il 58© av. C.), il maggiore ed il meglio conservato; è lungo in. 00.70, largo ni. 25.00. Le sne proporzioni sono robuste e imponenti, basse le colonne, largo il diametro inferiore, ristretto il superiore,, molto sporgenti ì capitelli, pesanti gli architravi, leggiero il cornicione, il tulio grave, armonico e maestoso — tale il carattere di un'architettura semplice'c primitiva. Ergesi su tre gradini cosi elevali che servivano per sedervisi. 11 prospetto consta di sei colonne, del doppio ossia di dodici in ciascun lato tranne quelle agli angoli : in totale trenlasei colonne con su vi architrave e fregio. Havvi un vestibolo ed una parte postica sorretta ciascuna da due colonne e da due pilastri.
L'interno della cella (o santuario) <\ divisa in tre navate composte di due ordini di colorine di sette e due pilastri ciascuno. Dei muri della cella veggonsi ancora i residui e le vestigia delle scale ne! muri della porta. La simmetria era cosi bene intesa che dal mezzo del vestibolo si assisteva senza alcun ostacolo ai sacri riti clic celebravano! nella navata di mezzo ove doveva sorgere la statua di Nettuno, lo sguardo scorreva liberamente sino all'opposta estremità del tempio. Un second'ordine di colonne più basse delle prime, poggiando semplicemente sull'architrave, sorreggeva il soffitto. Le colonne, il cui diametro va diminuendo dalla base alla cima, sono non men belle che graziose e non meno solide che semplici. La cella era illuminata da iinestre soprastanti ; il pavimento fu ornato di musaici in tempi posteriori. Davanti all'edilizio era il solito recinto.
Le rovine del tempio di Nettuno producono tale un effetto che quello del Foro in Roma impallidisce al paragone. In quest'ultimo quel cli'ò imponente è la grandezza, la solidità, l'eleganza, la ricchezza eccessiva delle forme c dell'ornato. A Pesto l'architettura sembra povera in decorazione esterna, più povera di quel che fosse in origine. Lo strato fine e compatto di stucco clic colmava ì pori del travertino (sul quale veggonsi ora le piante acquatiche pietrificale) e gli dava una superficie liscia come quella del inarmo, è screpolato o caduto; le forme stesse sono assai deteriorate; le foglie dipinte che ornavano i capitelli furono staccate dai venti o distrutte dal tempo, come del resto tutti gli altri ornamenti in colori adoperati in codesti edilizi conforme all'antica usanza greca. Ma questa assenza stessa di decorazione, questa semplicità in cui non rinvimi clic l'essenziale e il necessario, fa comparire il tempio di Nettuno di uno stile dorico severo con le sue enormi colonne molto vicine fra di loro, il suo cornicione mollo sporgente, le sue nobili proporzioni, il bel profilo delle mosse e dell insieme, come una rivelazione dello spirito deirareliittetura greca dinnanzi alla quale ci senti ani sempre pervasi da nuova ammirazione e che fa quasi dimenticar di osservare quanto sieno relativamente ristrette le dimensioni dell'edilizio che produce questa impressione incomparabile di maestà e di grandezza.
Tempio ili Cerere (fig. 09). — Detto anche Tempio di Vesta, è il più piccolo come quello che è lungo soltanto ni. 32.30 e largo ni. 14.25 di forma quadrilunga e preceduta da un sacro recinto. Sorge su tre gradini e presenta un prospetto di sei colonne scanalate con altre undici nei fianchi toltone le angolari, trentaquattro in totale. Queste colonne del diametro di ni. 1.25 e dell'altezza di ni. 0.01 sono composte di travertino dei fiumi che scorrono presso Pesto. Il vestibolo è sorretto da due colonne e mezzo per parte e sul pavimento scorgonsi avanzi di musaico. Nella cella diruta è ancor la stanzetta o sacro penetrale in cui stava la statua della Dea. Dietro era un Opistudomo o parte postica