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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   La Lucania
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   occidentale che. all'orientale ; ma solo dopo varcata la frontiera del Bruzio essa diviene una catena litoranea di grande estensione.
   Nella parte più settentrionale della Lucania lo spazio fra la catena centrale e si Tirreno è in gran parte occupato da alte e.il aspro montagne che lasciano soltanto qua e là piccoli tratti di pianura lungo la costa: ma verso est le montagne si abbassano assai più gradatamente via via che si avvicinano al golfo di Taranto, formando lunghe seguente di colline che spianansi a grado a grado nell'ampia pianura che delimita il golfo dalla foce del Sinni a quella del Brattano. Codesta pianura, paludosa in molti luoghi e insalubre, andava celebrata nell'antichità per la sua fertilità incomparabile.
   A sud del Siimi i contrafforti degli A pennini scendendo dall'alto gruppo di monte Pollino come centro, si riaccostano alla spiaggia colmando la maggior parte dello spazio fra la foce di quel fiume e quella del Grati, ma recedendo di bel nuovo nell'avvicinarsi a quest'ultimo, sì da lasciare un tratto ragguardevole di fertile pianura lungo i due lati delle sue sponde.
   l'iuiiii, —Il suddescritto alto gruppo di monti tra le frontiere della Lucania e del Sanniti manda le sue acque verso i due mari Jonio e Tirreno ed è il luogo d'origine dei fiumi più ragguardevoli dell.i Lucania, Descriviamoli rapidamente.
   11 Sele (Silarus) nasco a 7i0 in. di altezza a capo Sole nel monte Oppido, scorre nel suo primo tratto da nord a sud lasciando a destra Calabritto e a qualche chilometro a sud di Contursi s'unisce al Taiiagro e ripiega a sud-ovest; è attraversato a Ponte Sede dalla strada provinciale di Salerno; entrando quindi in tuta valle piti aperta rasenta il bosco di Persami sino alla confluenza del Calore e mette in mare, dopo un corso ili oltre 60 chilometri in un bacino di 310 clnloin. quadr. e, dopo bagnate le due provincie di Avellino e di Salerno, a Torre del Sele, 10 chilometri a nord dalle rovine di Pesto nel golfo di Salerno.
   L'affluente principale del Sele b il Tanagro che sorge nel monte Serra Malombra all'altezza di 1332 metri, passa sotto Casalbuono, quindi scorre incanalato a nord-ovest lungo la valle, bonificata in gran parte, detta Vallo di Diano; bagna Auletta, presso la quale scomparisce per circa 500 ni. sotterra nella caverna di San Michele, riceve il Bianco e il Melandro e scaricasi da ultimo nel Sele presso Contarsi, dopo un corso di 12 chilometri in un bacino di 1790 chi Ioni. quadrati.
   Altro affluente del Scie è il Calore-Lucano che nasce nel monte Cenato a 1899 in. di altezza, va in prima da sud a nord e piega quindi a ovest parallelo, per un certo tratto, al Sele in cui si versa non molto lungi dalla costa al Bosco di Persane dopo uà corso di 65 chilometri in un bacino di 72 chitoni, quadr. Seguono, assai meno importanti, l'Aleuto, il Mingardo, il f'usscnto, ecc.
   Dall'altro lato, vale a dire nel piovente del Jonio, scorre il Bradano, clic nasce dal lago di Pesole e gittasi nel Jonio dopo un corso di 123 chilometri e dopo bagnate le provincie di Potenza e di Lecce ove lo ritroveremo; il Basente, che nasce a ovest di Potenza e sbocca nel Jonio dopo 125 chilometri di percorso; l'Agri, che sorge nella Piana del Lago, a nord di Marsiconuovo, e scaricasi nel Jonio dopo un corso di 156 chilometri ; tutti in provincia di Potenza. Seguono il Urlimi, il Crati, il Cosale, il Calandro, ecc.
   l'romonlorii e ('.api, — La costa occidentale, della Lucania è cospicua per parecchi arditi e prominenti «montarti formati dai gioghi apenninici, i quali, come più sopra è dello, scendono sino al mare e terminano a piombo sulla costa. Il più settentrionale di questi promontori!, che forma il limite meridionale dell'ampio golfo di Pesto, è chiamato Enipeo da Licofrone, ma era assai più noto sotto il nomo di promontorio l'usidio o Posidonio, ora punta Licosa.
   Assai più rinomato è il rapo di Palinuro a sud-est del precedente colf annesso porto di Paliintro, resi immortali da Virgilio per la morte e la sepoltura che vi ebbe Palinuro il pilota di Enea. A sommo il capo sono alcuni ruderi creduti popolarmente quelli della tomba dell'infelice pilota. Onesto Capo è anche memorabile per due grandi disastri delle squadre romane. Il primo avvenne nel 253 av. C. quando una squadra sotto i consoli Servilio Cepiono e Sempronio Bleso, tornando dall'Africa, naufragò sulla cosla presso capo Palinuro e 150 legni affondarono col Lotiino che trasportavano. Il secondo segui nel 36 av. C. (piando gran parte della squadra d'Augusto avviata in Sicilia e costretta da una tempesta a ricoverarsi nella baia o rada di Velia andò perduta sulla cosla rocciosa fra questa città e il promontorio adiacente di Palinuro.
   93 — La Patria, voi. IV.