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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   2'JO
   l'arte Quarta — Italia Meridionale
   I sobborghi suddetti sono uniti alla città da uri ponte ad otto arcate, il quale era in origine di costruzione pelasgica che sboccava nella via Latina, conducente ad lnteramna Lirinas, descritta più innanzi, sotto Pigliatale d'Interainna. Questo ponte aveva nove archi e gli abitanti dell'antica Fregellae ne atterrarono due per arrestare Annibale nella sua marcia su Roma. Furono ricostruiti 111 seguito dai Romani, i quali amarono il ponte con opus reticulatum. Nello scorso secolo furonvi aggiunti due altri archi che nel 18(50 furono minati e fatti saltare ili aria dai Borbonici. Il ponte fu poi rifatto con otto arcate e con ringhiera in ferro; esso è, come era anche in antico, di forma curva, e vuoisi che da ciò derivi il nome di Pontecorvo.
   Fra le molte chiese primeggia la cattedrale, di architettura severa, innalzata sul luogo dell'antico castello, costruito, nel secolo IX, da Rodoaldo, per sottrarsi alla dipendenza di Bandone, conte di Capua. Sacra a San Bartolomeo, la cattedrale è un ampio edifizio ornato ili due dipinti di valente pennello e con un archivio dovizioso di manoscritti longobardi, gotici e latini del secolo XI, e di molte pergamene limiate da San Grimoaldo. — Nella chiesa dell'Annunziata ammirasi uri San Tommaso d'Aquino, lavoro egregio di Giovanni Silvagni, morto a Roma nel 1854. Nelle altre chiese conservatisi arredi sacri pregevoli per ricchezza ed antichità.
   II palazzo Municipale e il Vescovile sono di buona architettura moderna, e varii palazzi privati meritano menzione sì per la loro antichità, come per la loro eleganza. Grande ospedale civile edificato nel 1828 ed opere pie. Fabbriche di paste alimentari non inferiori alle rinomate di Napoli, lavori in plastica, ecc. Vini squisiti, frutta, foglie di gelsi, estesa coltivazione di tabacco, cereali, legumi, pascoli con bestiame.
   Dintorni. — Sopra 1111 vicino monte isolato (470 111.) sorge il santuario di Santa Maria di Monte Leucio, con annesso un ampio fabbricato, costruito nel 1513, in cui riduconsi 1 convalescenti per ricuperare intieramente in quell'aere purissimo la sanità. Su questo monte sorgeva nei tempi antichi YArx tutica Frcgellana rammentata da Livio, la cittadella formidabile di Fregelle. Sul monte e all'indirò scorgonsi gli avanzi dell'antica città, delle terme segnatamente, e in una vicina tenuta furono dissotterrati molti e ricchi musaici; nelle vicinanze si rinvennero lapidi, monete, sepolcri e varie altre anticaglie.
   A poco più di 3 chilometri da Pontecorvo ergesi la chiesa di San Giovanni Battista, costruita nel 1137 ed ornata di bei dipinti del Roberto. Nella chiesa detta la Canonica, edificata sul tempio antico del dio Yerunco, sono da vedere i freschi del Cavalier d'Arpino.
   Cenni storici. — La prima notizia di Pontecorvo è dell'8SG nel quale anno 1 imperatore Federico II transitò con un esercito numeroso per Pontem Curvum, come leggiamo nel Muratori, per combattere e cacciare 1 Saraceni che mettevano a ferro e a ruba l'Italia. Pare non fosse in origine che un aggregato di casolari, e nella Cronaca di Montecassino sta scritto che, nel medesimo anno 886, certo Rodoaldo gastaldo vi fabbricò 1111 castello che, per la prossimità all'antico ponte Curvits, prese il nome di Pontecurvo, costringendo ciascuno a porvi dimora in vicinanza, A breve andare furono edificate molte ed agiate abitazioni, e per l'amenità del luogo \i si stabilirono varie famiglie anche nobili.
   11 suddetto Rodoaldo gastaldo aveva costruito il castello di Pontecorvo per sottrarsi alla dipendenza del suo signore Bandone, conte di Capua, il (piale ne lo cacciò costringendolo a rendersi monaco in Montecassino. Pontecorvo venne quindi in possesso di Magenolfo, marito d'Ingena, nipote dell'imperatrice Engelberga, e in seguito passò, per diritto di successione, 111 poter» dei duchi di Gaeta e conti di Aquino, così longobardi come normanni, dipendenti dai duchi di Capua. Ultima posseilitrice fu la vedova di Galgano, signore di Pontecorvo, ma, resasi rea di fellonia, ne fu spossessata da Riccardo li di Capua che ne trasmise la signoria al proprio fratello Roberto, conte di Cajazzo.