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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   2'JO
   l'arte Quarta — Italia Meridionale
   nell'altra si trovano pure mulini per la riduzione del legno in pasta per la confezione Iella cal ta.
   Il Connine di Isola annovera un Ospedale, una Cassa popolare, una Società operaia, Scuole maschili e femminili tenute dalle suore della Carità, Scuola serale di disegno per gli operai. Aria salubre, limpide e fresche acque derivato da vicine colline.
   Il territorio, in pianura, quasi tutto irriguo, è coltivato in gran parte ad ortaggi che si spargono nei finitimi paesi del circondario di Sora ed in quello di Prosinone, ma da per ogni dove si ravvisano campi ben lavorati, colline deliziose abbellite da casini e piantate di viti maritate con olmi, di olivi, di querce, e dappertutto abitazioni di contadini, che quasi tutti vivono in campagna su fondo proprio o d'altrui tenuto in fitto o a mezzadria. Esteso l'allevamento del bestiame, soprattutto bovino, del quale si fa commercio nel mercato che si tiene il martedì, ed ove convengono contadini di tutti i circostanti paesi.
   Notevole è la bellezza delle donne d'Isola, del pari che di quelle di Sora e di Arpino, le quali vanno fra le donne più belle d'Italia. Il loro abbigliamento è onninamente greco odierno, e le anfore che recano in capo per attingere acqua sono affatto classiche nelle loro forme, ma ora quell'abbigliamento, pròprio delle contadine, va scomparendo per seguirsi l'andazzo elegante, e civettuolo delle cittadine.
   Cenni storici. — Isola del Liri, che prima del 1SG0 chiainavasi Isola di Sora, è un paese recente, e la prima menzione se ne incontra nella Cronaca Cassinese, dove è scritto che un Rainerio, gastaldo della città di Sora, donava a San Benedetto il collo d'Isola con tutte le sue adiacenze e pertinenze, ma sembra che allora non fosse stata ancora abitata. La prima menzione di essa trovasi soltanto nelle cronache posteriori nelle quali è chiamata Insula filiorum Vetri, cioè l'isola edificata dai figli di Pietro, figlio di Rainerio, il (piale Pietro viveva come gastaldo di Sora e di Alpino nel 1030, talché pare probabile che la sua fondazione avvenisse verso la metà o poco oltre del secolo XI, quando i figli di Pietro successero all'eredità paterna.
   Si ricorda ancora l'Isola nel secolo XIII (piando, seguendo la parte dei papi, fu presa nel 1230 ed incendiata da Federigo 11 imperatore. Tornò poco dopo sotto il dominio pontificale, e quindi ancora sotto quello degli imperatori; nò si sa più nulla di essa lino al secolo XV, allorché, parteggiando il regno di Napoli fra Angioini ed Aragonesi, l'Isola, tenuta allora da Pietro Ciantellili, duca di Sora, divise con questi la causa angioina, e si oppose al passaggio degli Aragonesi, i quali non pertanto la presero d'assalto, ma 11011 vi posero presidio e l'abbandonarono. Il Cantei ini non mantenne i patti convenuti col nemico, e si die anzi ad offendere con iscorrerie la campagna romana amica degli Aragonesi. A domare tanta perfidia Pio li mandò Napoleone Orsini coi suoi armati alla conquista del ducato di Sora nel 1403. Dopo valida resistenza Isola fu presa, e la Ducea intera conquistata ed infeudata alla Santa Sede, dalla quale smembrolla Sisto IV Della Rovere pei' concederla al nipote Antonio. Dai Della Rovere il ducato di Sora passò nelle mani di Giacomo Boncompagni (1580), la cui famiglia ne fu feudataria fino al 17%, quando fu aggiunta, per permuta, al Demanio regio. I Boncompagni fecero d'Isola la loro residenza, vi costruirono il loro sontuoso palazzo e ne abbellirono le adiacenze.
   Gravi sciagure ebbe Isola a soffrire dai Francesi che vennero alla conquista del Regno nel 1799, e quando, non molto dopo, ne uscirono richiamati nell'Italia Superiore. Questo nuovo passaggio, contrastato loro dalle bande borboniche, fu segnalato per gli eccidii che vi commisero; incendio, saccheggio ed uccisione di più di seicento persone.
   Parecchie tombe dell'epoca romana rinvenute sulla dilettosa collina di San Sebastiano, che s'innalza isolata sulla destra del Liri, lungo il tratto che intercede fra San Domenico e l'Isola stessa, ed un sepolcreto preromano, scoperto non ha guari,