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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416
Sora
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L'antica cittadella descritta da Livia sorgeva sopra uh colle, a tergo di quello su cui sta la città, detto ora Rocca di San Castro (539 in.), ove veggonsi ancora, come già abbi ani detto, i ruderi delle mura antichissime, che dalla cima del monte scendono in direzione di nord-est e di nord-ovest.
Di Sora non è più fatta menzione alcuna sotto l'Impero romano, ma certo è che sopravvisse alla caduta dell'Impero d'Occidente, e continuò ad esserne un luogo cospicuo anche nel medioevo, comechè travagliato da irruzioni e devastazioni barbariche.
Troppo lungo sarebbe narrar qui per disteso le vicende di Sora nei bassi tempi, e ci staremo paghi perciò di ricordarne in succinto le principali. Essa fu invasa successivamente dagli Bruii, dai Goti, dagli imperatori greci, e per ultimo, nel 568, dai Longobardi. Fondato da questi il ducato di Benevento, fu assalita ed espugnata, nel 702, dal duca Gisulfo, il quale s'impadronì anche d'Arce e d'Arpino, saccheggiando tutte tre le città. Distrutto il regno longobardico, Sora, con altre città del ducato di Benevento, fu data da Carlo Magno in dono al papa; ma, nel 1156, essendo stato ucciso un Simone, suo principal cittadino, il costui figlio, Simone anch'esso, assalì, per vendicarlo, con numerose masnade la città e la pose a sacco, a ferro e a fuoco, sì che non rimase illesa che la sola chiesa di Santa Restituta.
Senonchè salito, nel 1166, sul trono di Puglia e di Sicilia Guglielmo II il Buono, perdonò a Simone e, con le terre vicine gli assegnò anche Sora, acciocché la rialzasse dalle sue ceneri. Commosso a tanta e così insolita bontà Simone die tosto mano a restaurare le chiese, a riedificare le case e a richiamare gli abitanti dispersi, sì ch'ei ne divenne come un nuovo fondatore.
Nel 1208 se ne impadronì Innocenzo III della famiglia Conti, recaudovisi in persona e creandovi poi conte il fratello Riccardo, il quale ne fu spossessato in seguito da Federico II imperatore d'Alemagna e re di Sicilia col titolo di Federico I (1198-1250), il quale, usurpando le contee di Puglia e di Sicilia, mirava ad abbattere la potenza dei baroni di Napoli.
Nel 1288 i discendenti della famiglia Conti fecero istanza presso papa Nicolò IV per essere reintegrati nel possesso di Sora, e il papa elesse giudice il cardinal Gae-tani, che divenne poi papa Bonifacio Vili. Sembra però che la decisione non riuscisse favorevole ai Conti, i quali non poterono pili riavere la contea.
Gregorio IX (1227-1241), in guerra con Federico II, aveva indotto Sora con Sessa ad opporgli resistenza; ma egli assalì la prima e la diede alle fiamme, sì che il papa gli scaglio contro la scomunica maggiore. Invelenito vieppiù sempre, Federico tornò, in capo a nove anni, all'assalto dell'infelice città, causandole nuovi danni e rovine, e di ciò non pago l'assalì per la terza volta distruggendola intieramente, e non risorse che dopo la morte di lui, nel 1250. Colse subito il destro papa Innocenzo IV per dichiarare il reame delle Due Sicilie devoluto alla Santa Sede, e Napoli, con Capua e Sora — già ripopolata: dai cittadini dispersie passata in dominio dei D'Aquino — ubbidirono immediatamente al decreto pontificio.
Vinto ed ucciso nella battaglia di Benevento il grande Manfredi, figliuolo di Federico II, il vincitore Carlo I d'Angiò nominò conte di Alvito, Sora, Popoli, Ortona e altri luoghi, Jacopo Cautelino parente degli Stuart e cavaliere del suo seguito. Sora, costituita allora m ducea, rimase per oltre un secolo sotto la dominazione de' Caiitehni.
Ma Ladislao re di Napoli (1386-1414), per riconoscenza verso Bonifacio IX, che lo aveva protetti) e favorito, nominò conte di Sora il fratello di lui Giovanni Tomacelli, già duca di Spoleto, privandone i Cantelmi, i quali furono peraltro reintegrati in seguito dal medesimo Ladislao. Senonchè questa reintegrazione costò poi cara a Ladislao, dacché papa Giovanni XXIII (1410-1415) gli scatenò contro il re Luigi II d'Angiò, il quale lo sconfisse, il 19 maggio 1411, a Roccasecca, poco lungi da Sora, e gli avrebbe tolto col regno la vita se i soldati non si fossero sparpagliati per far bottino.