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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416
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l'arte Quarta — Italia Meridionale
la sua vicinanza alla frontiera sannitiea da una guarnigione romana sotto il comando del pretore L. Postillino; ma fu data per tradimento nelle mani del capo sannita 0. Papio e divenne d'allora in poi uno dei principali propugnacoli dei Sanniti e dei loro alleati in quella parte d'Italia. Per tal modo noi la troviamo l'anno seguente (89 av. C.) quale ricovero degli avanzi sgominati dell'esercito di L. Cinerizio dopo la sua sconfitta per Siila; ed anco dopo che la più parte delle nazioni alleate ebbero concili usa la pace con Roma, Nola tenne sempre fermo; ed un esercito romano la stringeva ancora d'assedio quando scoppiò primamente la guerra civile fra Mario e Siila.
La nuova piega degli eventi ritardò per poco la caduta di Nola i Sanniti che la difendevano sposarono le parti di Mario e di Cinna; e solo dopo il trionfo tinaie di Siila e la distruzione compiuta della potenza sannitiea il dittatore potè impadronirsi della città refrattaria. Essa, non ha dubbio, fu punita severamente ; il suo fertile territorio fu spartito da Siila fra i suoi soldati vittoriosi e gli antichi abitatori furono probabilmente espulsi.
Niun autore, tranne Livio per errore, qualifica Nola come colonia, e, la sua esistenza come municipio, con le istituzioni sue proprie e l'uso della lingua osca, è attcstata distintamente in un periodo molto posteriore alla seconda Guerra Punica da una notevole iscrizione esistente tuttora. Ricevè in seguito una seconda colonia sotto Augusto ed una terza sotto Vespasiano; quindi Plinio l'annovera fra le colonie della Campania e noi la troviamo nelle iscrizioni fin sotto Diocleziano coi titoli di Colonia, Felix Augusta Nolana.
A Nola morì il grande Cesare Augusto al suo ritorno da Benevento, ove aveva accompagnato Tiberio nell'anno 11 di C., e, trattandosi di uno dei più grandi (se non del più grande) uomini dell'antichità, porta qui il pregio di descriverne la morte eroica come la vita. 11 mattino del giorno della sua morte, conscio pienamente della imminenza di questa, chiese se vi fosse, in anticipazione di essa, qualche commozione popolare. Rassicurato su questo punto domandò uno specchio e si fece ravviare decentemente i capelli grigi e la barba. Indi, chiesto agli amici che il circondavano se avesse rappresentato bene la sua parte nel dramma della vita, mormorò un verso di un epilogo comico, invitandoli a far plauso alla sua morte. Chiese quindi informazioni intorno ad un nipotino ammalato di Tiberio e, cadendo fra le braccia di Livia, ebbe ancora la forza, spirando, di raccomandarle la memoria della loro lunga unione. Da Nola a Poville (ora Osteria delle Fratocchie presso di Roma) il suo funebre corteo fu accompagnato dai senatori delle città per cui passava. La casa in cui morì fu poi consacrata qual tempio alla memoria di lui.
Da quel tempo non troviamo più menzione storica di Nola fin presso al termine dell'Impero romano; ma non vi ha dubbio ch'essa continuò in tutto questo periodo ad essere una delle più floride e cospicue città della Campania. Il suo territorio fu devastato da Alarico nel 410 di C.; ma la città stessa pare scampasse alla devastazione ed affermasi continuasse ad essere una città ricchissima (urhs ditissima) tino al 455, nel qui anno fu presa da Genserico re dei Vandali, che la distrusse onninamente e vendè quali schiavi tutti gli abitanti. È probabile che Nola non si riavesse più da questo colpo e rimase nel medioevo una città relativamente poco importante.
Come abbiamo visto, pochi sono gli avanzi dell'antica opulenta città; ma Ambrogio Leone, scrittore locale della prima parte del secolo XVI, descrive i residui di due antiteatri come sempre esistenti ai dì suoi, del pari che le costruzioni di parecchi antichi edifizi ch'egli credeva tempii, bei pavimenti iu musaico, ecc. Tutto ciò è ora scomparso, ma rimangono iscrizioni numerose, fra le altre il precitato Cippus Abelliuus, da cui si rileva che il nome di Nola in lingua osca era Nuvla.
Già abbiamo detto che il territorio di Nola era ed è sempre di una grande ubertosità naturale. Secondo un noto aneddoto narrato da Aulo Gellio (vn, 20), Virgilio, che aveva in prima levato a cielo Nola nelle sue Georgiche (n, 225), stizzito poi per uno