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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Caserta
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   Dal paese piglia notne il celebre vulcano estinto (li Roccamonfina che abbiamo già descritto e sul quale aggiungeremo qui poche parole. Il Roccamonfina è vulcano unico e semplice se riguardasi al vasto cratere principale ond'è formato, ma molteplice e complesso se pongasi mente al gran numero di coni parassiti e di bocche che gli stanno intorno. Comecché prossimo a Napoli, non fu conosciuto dal pubblico prima del 1795 e ciò avvenne per opera di Pilla il Vecchio (Nicola). Poi lo illustrarono ITI® milton (Campi Phlaegrei), il Breislak (Topografia fisica della Campania) ed il Covelli; inseguito il giovane Pilla Leopoldo (morto gloriosamente combattendo per la patria a Cintatone nel ISIS) e il Gasparini lo studiarono nel 1836-37 per ogni verso.
   Ergesi fra diramazioni dell'Apennmo calcareo e giace propriamente in mezzo a due braccia di tali montagne (il monte Camino e il Massico) le quali forse non formarono nell'antichità che un gruppo separato dallo scoppio del vulcano. Le sue falde a maestro e ponente sono lambite dal Garigliano lungi circa 15 chilometri dalla sua foce nel Tirreno, e fra esse e il mare stendesi l'ampia ed aperta pianura ove sorgeva un tempo la già descritta antica città di Minturno. La porzione ad est del vulcano è tutta sgominata e anche distrutta in parte e dispersa, laddove l'altra dalla parte opposta conserva molte delle primitive sue forme. I colli staccati che pare formassero m origine l'orlo esterno e il circuito del suo gran cratere, racchiudono uno spazio di circa 15 chilometri quadrati. Entro questo spazio sono due coni più piccoli dei quali il più .alto, la cosiiletta Montagna di Santa Croce, ergesi a 1003 metri, e l'altro, il Monte Lattoni, a 817. Al sommo di una delle sue più alto ed anguste creste, detta La Serra o La Cortinella, veggonsi frammenti di antiche mura di lava e sostruzioni massiccie, probabilmente di un tempio, identificate con Àurunca, capitale degli Aurunci, che occupavano questo distretto vulcanico. Nel 337 av. C. gli Aurunci, incalzati dai Sidi-cini, abbandonarono Àurunca, che fu da questi distrutta e ripararono a Sessa Aurtmca.
   Le roccie ignee di Roccamonfina sono cospicue pei loro grandi e perfetti cristalli di leucite; e il vulcano appartiene all'ordine di quelli detti centrali, composti di un gran cratere primigenio da cui generaronsi in seguito molti altri coni secondari o parassiti, assai numerosi n questo vulcano estinto.
   Cenni storici. — L'origine di Roccamonfina è alquanto incerta. La si vorrebbe far rimontare al III secolo dell'era volgare e non mancano in proposito documenti di qualche valore, come frammenti di lapidi, medaglie e monete trovate sul luogo che confermerebbero l'esistenza di una colonia romana fondata verso quel tempo. Checche ne sia, Roccamonfina è spesse fiate mentovata nelle cronache medioevali ; il Pellegrini, nella Storia dei prìncipi longobardi, narra che a Roccamonfina vennero il conte Trasmondo ed il marchese Ugone nel 991, quando vollero punire i ribelli che a Capua avevano assassinato il principe Landenulfo ; Riccardo da San Germano, nel 1229, fa passare per Roccamonfina Pelagio, vescovo albanese, e Giovanni Reco di Gerusalemme, nel loro viaggio dall'Oriente a Roma. È altresì risaputo che, in quel tempo o giù di lì, era nn'interessante castello, cinto da forti mura, che in parte ancora esistono, e munito di otto torri, quattro delle quali tuttora esistenti; e che il fondatalo o castellano fu prima il duca di Sessa, della famiglia Marzani, e poscia il principe di Stigliano.
   Uomini illustri. — Sortirono i natali in Roccamonfina i seguenti: l'avv. (Sannicola Fusco, che, resosi celebre a Napoli nell'esercizio della sua professione, legò tutto il suo patrimonio affinchè nel sito di sua casa si edificasse un monastero, che prese nome di San Domenico; monsignor Veronico De Pippo, che fu vescovo di Fondi; monsignor Domenico De Dominicis, vescovo di Ortona a Mare; don Gaetano Severino, dottore in legge e decano della cattedrale di Teano; Carlo Amore, alfiere, che combattè strenuamente a Candì a nel 1667 per la Repubblica veneta sotto gli ordini del famoso Morosini; don Girolamo Perrotta, ecclesiastico di vasta erudizione e di non comune
   83 — lia Patria, voi. IV,