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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416
Mandamenti e Comuni del Circondario di Caserta
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vi si recò a farne uso, fra gli altri, l'imperatore Claudio. A. quei bagni l'infame Tigel-lino, favorito di Nerone, fu costretto a darsi la morte dopo la caduta di Galba. Vi si veggono gli avanzi di antiche costruzioni romane.
Presentemente contatisi ancora a Mondragone sette sorgenti minerali, fra cui le seguenti: Acqua del Feudo dei Bagni, cosidetta dal luogo donde scaturisce, di un colore opalino e di un sapore amaro solforoso, con l'odore del gas acido solfidrico. Ha una temperatura di gradi 45, è classificata fra le solforose ed adoperasi per bagni contro le malattie cutanee e le affezioni artritiche e reumatiche. Vi accorrono ogni anno un centinaio d'infermi ed è proprietà del marchese Transo. — Acque della Vignala della Torre. In numero di cinque, proprietà del marchese Landò, sono torbide, opaline e con un sapore leggiermente amaro. L'acqua di queste sorgenti, di una temperatura di gradi 21 confluisce in una sola vasca, ed è creduta corroborante e valevole contro le cachessie e il rachitismo, ma è poco frequentata. — Acqua di San Giuseppe. Sorge entro un pozzo in campagna, è limpidissima, di un sapore piccante, di un odore atramente® e sviluppa bollicciattole di gas. Ha una temperatura di gradi 22 ed è un'acqua ferruginosa poco in uso ed appartenente anch'essa al marchese Transo.
Cenni storici. — Mondragone sta poco sopra l'antica Sinuessa, città del Lazio nel senso più esteso della parola, situata sulla spiaggia del Tirreno, a circa 10 chilometri a nord dalla foce del Volturno. Stava sulla linea della via Appia ed era l'ultimo luogo ove quella gran via toccava la costa marittima. Certo è che Sinuessa non era una città antica e non v'ba traccia dell'esistenza di una città in quel luogo prima della fondazione di una colonia romana. Alcuni autori fanno menzione di una oscura tradizione, secondo la quale erari stata in addietro una città greca sul luogo chiamato Sinope; ma poco valore le si può attribuire (Liv., x, 21). Certo è che, se vi fu mai, essa era scomparsa intieramente e il luogo era compreso nel territorio della città ausonica di Vescia quando i Romani presero la risoluzione di fondare simultaneamente le due colonie di Minturno e di Sinuessa sul Tirreno.
Al dire di Strabene, il nome di Sinuessa derivò dalla sua situazione nel seno (sinus) spazioso, detto ora Golfo di Gaeta. Nello stabilire codeste colonie si niiravava principalmente ad assicurare la fertile regione adiacente dalle devastazioni dei Sanniti che avevano già invaso reiteratamente il distretto. Ma per questa ragione appunto i plebei in Roma stettero in forse a dare i loro nomi e fuvvi qualche difficoltà nel dedurre la colonia la quale fu però piantata Panno seguente 290 av. C.
Sinuessa pare divenisse rapidamente un luogo importante; ma il suo territorio fu devastato orribilmente, nel 217 av. C., da Annibale la cui cavalleria si spinse sino alle porte della cita. La quale tentò, d'accordo con Minturno e le altre Coloniae Jilari-tiuiae, di esimersi dall'obbligo di somministrare soldati, ma ciò non le venne fatto finche un esercito nemico scorazzava in Italia. In seguito tentò, ma sempre indarno, di ottenere l'esenzione dal servizio navale. La sua situazione sulla via Appia contribuì grandemente, non v'ha dubbio, alla prosperità di Sinuessa; per la medesima ragione essa è assai spesso mentovata incidentalmente da Cicerone e sappiamo da lui che Cesare \i passò una notte nel suo viaggio da Brindisi a Roma nel 49 av. C. Anche Orazio, nella descrizione del suo famoso viaggio a Brindisi, parla di Sinuessa, ove incontrossi con Virgilio ed altri amici, nei seguenti bei versi:
Namque
Ptotius et Varriua Sinurssctc, Virgiliusque Oceurrunt; animae, quaìis ncque candidìores Terra tulit, ncque queis tue sii Éevinetior alter. 0 qui wmptexusl et gaudio, quanta fucrunl!
La fertilità del suo territorio e segnatamente della vicina catena del monte Massico, sì rinomato pe' suoi vini, dovette contribuire altresì a promuovere la prosperità