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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Caserta
   201
   Apprendiamo che Formia ricevette una colonia sotto il secondo Triumvirato e in parecchie iscrizioni di data imperiale ne porta il titolo. Pare continuasse a prosperare discretamente sino al termine dell'Impero romano e conservò la sua sede episcopale sino al secolo IX in cui fu presa e distrutta dai Saraceni nell'856. Gli abitanti rimastivi rifugiaronsi a Gaeta che le succedette nella dignità vescovile e la moderna Mola di Gaeta, divenuta ora Formia di bel nuovo, sorse sulle sue rovine.
   Vaste sono le rovine che ancora vi si veggono e pare appartengano tutte a varie ville romane di cui rimangono estese costruzioni con rovine di terrazzi, passaggi a vòlta, bagni, grotte, ecc., lungo l'intiero litorale da Formia al vicino villaggio di Borgo-Gaeta. La maggior parte di queste rovine furono distrutte per trasformare la sud-descritta villa Caposele dei signori Rubino, enologi intelligenti, ! quali producono dell'eccellente vino formiano. L'unica porzione, ancora visibile, trovasi nei giardini sotto VAlbergo di Cicerone, composta di una grande sala e di circa una dozzina di sale più piccole o stanze. Il Formianum di Cicerone occupava probabilmente il luogo che stendevasi dalla villa Caposele ai giardini dell'Albergo, alla cui base è il porticciuolo fatto costruire da Ferdinando li. Aggiungeremo in fine che nel marzo del 15527 Formia fu devastata dai Francesi sotto il comando del generale Renato di Vaudemont.
   Coli, elett. e Dioc. Gaeta -- F2, T. e Str. ferr.
   Maranola (2343 ab.). — Questo Comune trovasi sopra un rialzo a piè del monte Aitino, a 220 inetri di altitudine, distante 12 chilometri da Gaeta e 5 da Formia. Ha discreti edifizi, tra cui la casa comunale ed un'ampia canonica costruita recentemente. Sul sopracciglio del monto Aitino havvi l'antichissimo santuario di San Michele arcangelo, e nell'abitato tre belle chiese, ricche di stucchi e pitture, fra le quali primeggiano l'antico Presepio in terracotta di stile barocco, il quadro della Madonna dei Martiri in istile raffaellesco e la statua in legno di San Luca.
   Maranola possiede una Congregazione di carità ed una tipografia. Il territorio, ben soleggiato, produce in abbondanza ulivi, carubbe e aranci.
   Cenni storici. — Non si conosce l'epoca precisa della fondazione di Maranola. Da alcuni ruderi di fabbriche ciclopiche e reticolate romane si deduce che sino all'880, epoca della distruzione della vicina Formia, fosse territorio formiano, disseminato di ville romane. Di Maranola troviamo menzione in una pergamena del 970 che leggesi nel Codex Caietanus Cassinensis, mentre in un'altra dell'830 si parli bensì del monte Aitino e della cappella rurale di San Michele, oggi santuario, ma non di Maranola. Nell'archivio di Montecassino soltanto si trovarono ventisei pergamene che si riferiscono a Maranola: in una di esse si parla di un conte di Maranola; ma le altre notìzie in esse contenute sono di poco interesse storico.
   Coli, elett. e Dioc. Gaeta — P2, T. e Str. ferr. a Formia.
   Mandamento di CARINOLA (comprende 3 Comuni, popol. 14,320 ab.). — Territorio in colle e in piano e fertilissimo. Il suolo, in gran parte di natura vulcanica, è sparso di lapilli e vi fruttano stupendamente le viti che dànno vini squisiti, rinomati sin dall'antichità. Poco lungi da monte Massico è un laghetto pescoso in cui si macera canapa e lino.
   Carinola (7979 ab.). — All'altezza di 99 metri, alle falde orientali del monte Massico, fra il suddetto laghetto e il Forum Claudii, a circa 45 chilometri a est di Gaeta, in clima poco salubre per la vicinanza del lago suddetto. Bella cattedrale ed ampio seminario quando era città vescovile. Prodotti locali: vino, olio, canapa, lino e pesca.
   Monte Massico (811 in. sul mare), alle cui falde sta Carinola, andava rinomato nell'antichità per isuoi vini, come leggiamo in un'Ode d'Orazio:
   Est qui nea veterìs poetila Massici Nec partem solido demere de die Spernit.
   83 — lia Patria, voi. IV,