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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   198
   l'arte Quarta — Italia Meridionale
   andò a cader in un'altro più importante deposito di projettili carichi, mandando in aria parte della batteria n sega fra il bastione Sant'Antonio e la cittadella. Il rovinio delle macerie lanciate in aria fu cosifatto che gli abitanti l'assomigliarono ad un'eruzione violenta del Vesuvio. Centinaia di artiglieri e soldati, fra cui generali, colonnelli, ecc. rimasero sepolti fra le rovine e la fortezza allora chiese un armistizio di 48 ore per trarre fuori i pochi sopravvissuti che mettevano grida strazianti. 11 comandante generale Cialdini si affrettò, non solamente ad accogliere 400 feriti, ma anche ad inviare medicinali e filacrie in Gaeta. La quale, dopo quella catastrofe, non poteva evidentemente reggere più oltre al bombardamento e infatti al 12 febbraio furono aperte trattative per la capitolazione e il 13 furono scelti i Commissari gbé in breve la conchiuscro. La mattina del 14 la guarnigione
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   decimata, con a capo bande, trombe, tamburi, passò sulla spianata di Mnntesceco, davanti la brigata Regina, deponendo le armi ai piedi del generale Casanova, con a fianco il generale ltitucci, il quale pronunciava ad alta voce il nome dei vari Corpi. Cenciosi e macilenti, ma non perciò sbaldauziti, i soldati borbonici abbassavano la bandiera e deponevano con indifferenza le armi.
   Al far del giorno, Francesco II, con la moglie (vera amazzone, che aveva incitato il marito e la guarnigione alla resistenza ad oltranza) e col suo seguito, entrarono nella barca che li stava aspettando per condurli a bordo della corvetta francese la Monelle. Sorridente e col sigaro in bocca Francesco sedette sulla tolda, mentre la giovine regina, vestita negletlamente, aveva un aspetto grave e melanconico. Aveva a fianchi le duchesse di Rendi e di San Cesareo. Anche il prode generale Bosco accompagnava ì suoi sovrani esulanti.
   Mentre la Monelle salpava, Francesco II, vedendo ì battaglioni vincitori avanzarsi a bandiera spiegata verso Gaeta, li salutò agitando in aria il képi e a quest'atto scoppiò il grido di Viva il Re tanto a bordo quanto fra i soldati napoletani rimasti sulla spiaggia. In alto mare il re cinese se poteva scendere sul territorio romano e n'ebbe in risposta che poteva porre piede a terra dove gli garbasse meglio, tranne clic nel suo reame perduto. Fi fece imbarcare il suo corredo sur una nave spagnuola e smontò aTerracina donde proseguì alla volta di Roma.
   I cadaveri sepolti sotto le macerie e il lezzo esalante dalle casematte ove erano slanziati i soldati ammorbavano l'aria in Gaeta ove granile era la miseria degli abitanti.
   In quell'assedio memorabile l'esercito italiano eseguì in poco tempo opere sorprendenti che eccitarono rauunirazione degli ufficiali francesi ed inglesi che trassero a visitarle. Esso aveva costruito 29 chilometri di strade ampie e comode; piantato batterie in tre- linee successive sui colli circonvicini ; altre batterie in vari putiti, lungo la spiaggia del Borgo ; posti in posizione almeno 80 cannoni rigati ed altrettanti lisci e mortai- La forte/za, coi suoi bastioni e le sue batterie, era quasi smantellata, rovinati molti edifizi e case india città. Dai monti Montecristo, Tnrlona, bombone e dei Cappuccini le artiglierie dell'esercito italiano fulminarono la torre d'Orlando, punto culminante dentro la fortezza assediata. Ninna parte del complesso della città, fortezza e montagna andò illesa intieramente dai projettili scagliati dalla parte di terra. Fn calcolato che durante l'intiero assedio furono sparati 10,000 colpi, dei quali ben 13,000 in nn sol giorno, il 22 gennaio 1861.
   II cannone rigato, adoperato la prima volta in vaste proporzioni nell'assedio di Gaeta, fece, come suol dirsi, mirabilia: nulla può agguagliarne la precisione nel tiro o la violenza nell'effetto. Il numero dei projettili d'ogni ragione caduti entro la piazza fu ragguagliato a circa 90,000. Ma ben 10,000 di più ne scaricò la fortezza, distruggendo quasi per intiero la fronte del Borgo e coprendo di frantumi la valle di Calegno che prese perciò il nome ili Valle di ghisa.
   L'assedio in generale, comprese tutte le opere, costò circa 25 milioni di lire, risarcite in parte da 60,000 fucili, 800 cannoni e grandi pmvvisff da bocca trovate nella fortezza. Dell'assedio di Gaeta tratta diffusamente l'opera intitolata: Delle operazioni dell'artiglieria all'assedio di Gaeta e di Messina, negli anni 1860-1861 (Torino 1864).
   Uomini illustri. — Primo fra tutti, papa Gelasio II, nato a Gaeta dalla nobil prosapia de'Gaetani, eletto papa nel 1118; perseguitato dalla potente famiglia dei Frangipani, fuggì in Francia e morì a Cluny, il 29 gennaio del 1119. Seguono il cardinale Tommaso De Yio, il più erudito dei monaci domenicani dopo San Tommaso d'Aquino,