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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arte Quarta — Italia Meridionale
   infiacchito por opporsi al cambiamento. I loro primati magistrati portavano il nome (VIpala, Doge o Duca e i loro ricchi mercanti avevano navi e fattorie nei porti principali del Levante.
   Non è certo che i Longobardi abbiano posseduto Gaeta; vuoisi che nell'848 si unisse a papa Leone IV contro gli Arabi e sino al 1229 battè moneta col proprio conio. Nel 1130 il normanno Ruggiero portava il titolo di Duca di Gaeta, come lo portarono Riccardo, principe di Capua e suo figlio Giordano che se n'erano impadroniti. Si arrese quindi a Federico che le tolse i suoi privilegi; Giacomo d'Aragona l'assediò invano nel I2S9 e nel 1387 riparo nelle sue mura il re Ladislao di Ihirazzo, il quale, dopo di esservi dimorato ben 13 anni, riuscì coll'aiuto e i danari degli abitanti a signoreggiare il reame di Napoli. Se ne impadronì nel 14-24 Guido Torelli, ammiraglio del duca di Milano, padrone allora di Genova. Nel 1436 tentò riconquistarla Alfonso I di Aragona, soprannominato il Magnanimo; ma, assalito dalla squadra genovese sotto il comando dello stesso Torelli e di Biagio Assereto, in prossimità dell'isola di Bonza, fu fatto prigioniero egli stesso in un coi suoi fratelli, il principe di Taranto e il duca (li Sessa con molti personaggi napoletani, aragonesi e siciliani.
   L'anno seguente 1111 altro fratello del re Alfonso, Pietro di Aragona, assaltò nottetempo e ali improvviso Gaeta e se ne impadronì facilmente. Nel 1440 Alfonso vi fece costruire il castello enei 1430 fu devastata da un terremoto. Ferdinando di Aragona ne accrebbe le fortificazioni e le difese del castello. Nel 1495 se ne impadronirono i Francesi per abbandonarla l'anno successivo. Nella guerra fra Spagnuoli e Francesi venne fatto a Consalvo di Cordova d'insignorirsene dopo aver respinto oltre il sparigliano cinquemila Francesi che tentavano impediruelo ; anch'egli fortificò maggiormente il castello e cinse la città di nuove mura.
   Anche Carlo V aggiunse nuove fortificazioni e fra le altre cose fece cingere con una muraglia tutto il colle della torre di Orlando fin sotto la chiesa della Trinità là dove il promontorio incomincia a divenire dirupato ed inaccessibile, ne di ciò pago fece costruire un altro castello più grande di quello di Alfonso, congiiingeudolo all'antico per mezzo di un ponte.
   Nel 1707 Gaeta fu assediata dai Tedeschi sotto il comando del conte Dami, feldmaresciallo austriaco e viceré di Napoli. La fortezza tenne fermo tre mesi, ma, amila la breccia, fu presa d'assalto e saccheggiata. Altro assedio degli Spaglinoli nel 1734: la resistenza non durò a lungo e la fortezza scese a patti nell'agosto ; e a patti per sniffi guisa l'ebbero, nel 1799, i Francesi alla prima intimazione alla resa; ma nel luglio del medesimo anno tornò in potere dei Beali di Napoli, i quali accrebbero le fortificazioni di una nuova cortina, rafforzarono i baluardi presso la porta di Terra e restaurarono il porto.
   Assai più memorabile del precedente fu il nuovo assedio di Gaeta pei Francesi nel 1800. Ne aveva il comando il principe d'Assia I'hilipstadt con G200 uomini di guarnigione e 170 bocche da fuoco, appoggiato dall'ammiraglio inglese, Sidney-Smith, chi
   10 provvedeva di munizioni, di anni, di viveri: l'assalitore era Massella con 14,000 uomini,
   11 doppio degli assediati.
   Alle ore 3 e 40 mattutine del 7 luglio, alla prima bomba scagliata per segnale, 89 pezzi d'artiglieria aprirono tutti ad 1111 punto contro Gaeta 1111 fuoco così formidabile che gli assediati sgomenti abbandonarono per ben due ore i bastioni. Il bastione della breccia e la cittadella erano i due punti più deboli presi di mira. Ber ben tre giorni durò il bombardamento e il 10 il muro era già caduto e si scopriva la terra. 11 12 si riseppe che il principe d'Assia, il più risoluto alla resistenza, rimase ferito a morte; Massena intimò la resa, offrendo libera uscita al presidio. Respinta l'intimazione ripigliò il bombardamento sino al 18. durante il quale i Francesi andarono acquistando sempre terreno con le trincee sin sotto il tiro dei fucili della fortezza.