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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416
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l'arte Quarta — Italia Meridionale
POETO
In quello rlei suddetti primi tre lati clic prospetta a est scliiudesi il porto, frequentato fin dall'antichità e di grande commercio anche ai tempi di Cicerone da cui fu celebrato come frequentatissimo e pieno di navi con quelle parole portus celeberrimus et ple-nissimus nciviitm, laonde fu uno di quelli che fu assalito e devastato dai pirati della Cilicia. L'imperatore Antonino l'io, dal 138 al 1G1 di C., vi aggiunse nuovi lavori in grandi proporzioni e non è improbabile che insieme al porto ampliasse ed abbellisse anche la città. Fu poi restaurato dai Borboni e segnatamente da Ferdinando II, ed è ora uno dei più sicuri, difeso com'è dai venti di mezzogiorno, di ponente e settentrione.
FORTIFICAZIONI
Gaeta è memorabile pei molti assedi che sostenne, come vedremo più innanzi, ed è una delle primarie piazze forti del Regno: ragione vuole perciò che noi tocchiamo qui un po' per disteso delle sue fortificazioni, giovandoci dell'opera La Guerra d'Italia nel 1860 di Guglielmo Rùgfrow, uffiziale prussiano del Genio, colonnello, capo di Stato maggiore di Garibaldi.
La città e fortezza di Gaeta, dic'egli, sorge sopra una penisola a triangolo con la punta rivolta al mare, la quale da ovest a est si allarga circa 2500 passi. Dalla parte di terra verso ovest la penisola è chiusa da una lunga linea fortificata che stendesi circa 1500 passi e si compone di una fitta serie di batterie. A nord-ovest di codesta linea ha principio una lingua di terra che, al punto immediato di congiunzione colla linea fortificata, è larga appena 800 passi: codesta lingua di terra, che congiunge la penisola di Gaeta al continente, è quasi piani affatto. Anticamente vi sorgeva sopra il monte Secco ove gli assediatiti potevano piantar batterie; per rimuovere questo pericolo Ferdinando II lo fece spianare intieramente.
A circa 800 passi a nord-ovest delle fronti di terra, ove la lingua suddetta di terra incomincia ad allargarsi, ergonsi vari colli a ino' di anfiteatro di cui i principali sono il monte della Catena, il monte Tortona e il monte Cristo, lontani 2500, 3200 e 4400 passi dalle fronti di terra in linea retta. A est di esse, lungo il lato nord della penisola, stanno le fronti di mare e nello stesso lato è anche il porto; nella parte ovest della penisola, lungo le fronti di mare, stendesi la città bassa, mentre hi città alta occupa la porzione est e meno ampia della penisola.
Nell'interno della cinta fortificata ergonsi due alture da 300 sino a 400 piedi. Nell'occidentale è la cosidetta Torre d'Orlando — antico sepolcro di Lucio Munazio Fianco, come vedremo — che, durante l'ultimo assedio memorabile sotto Ciahlini, servì di posto di esplorazione e in cui era in pari tempo il telegrafo ottico per la corrispondenza con Terracini (1); l'altura orientale, di minore importanza, ha un antico castello del tempo dei Normanni che servì, durante il suddetto assedio, di caserma. Le cime di codesti colli stanno assai più presso alle coste meridionali della penisola che le settentrionali e i loro declivi rocciosi cadono a picco verso sud, per cui torna superflua ogni difesa artificiale.
Fuori delle fortificazioni, lungo la strada che va a Mola di Gaeta (ora Formia) sul mare, giace il sobborgo della città, o Borgo di Gaeta (2), composto di un'unica contrada le cui case più prossime non disiano che 500 passi dall'estrema ala destra delle fortificazioni dalla parte di terra.
(lj Anche ora havvi una delle migliori stazioni semaforiche della R, Marina. (2) Con decreto reale del febbraio 1897 il Comune di Gaeta fu separato dalla frazione Borgo di Gaeta e questo elevato a Comune autonomo col titolo di L'Iena.