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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416
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l'arte Quarta — Italia Meridionale
per sorvegliare i movimenti dei Sanniti, la loro città di Teano tenne sempre fermo (Liv., 16, 17). Nè sappiamo quando cadde in poter dei Romani ed a quali condizioni fossero sottomessi da ultimo i Sidicini. È probabile che ciò accadesse prima del 297 av. 0. in cui leggiamo che il console Decio Mus si avanzò ad assalire i Sanniti per Sidicinum ctgrum in un modo che implica al fermo che il distretto era in quel tempo amico se non soggetto a Roma. Dopo di ciò il nome di Sidicini non comparisce più nell'istoria come quello di un popolo, ma il loro territorio (il Sidicìnus ager) è mentovato nella seconda Guerra Punica, quando fu attraversato e devastato da Annibale nella sua marcia da Capua a Roma (Liv., xxvi, 9). I Sidicini pare venissero a grado a grado ad essere considerati quale una mera porzione del popolo Campano, in un con gli Ausoni di Cales e gli Aurunci di Sinuessa e il loro nome occorre sempre occasionalmente qual designazione municipale equivalente a Teanenses. Strabone parla dei Sidicini ai dì suoi come di un'estinta tribù di razza osca; e sotto l'Impero romano l'unica traccia superstite di essa era nell'epiteto di Sidicinum che continuò ad essere annesso alla città di Teanum.
La prima menzione dì Teanum, dopo la conquista romana, occorre nel 216 av. C. immediatamente dopo la battaglia di Canne, quando Marcello v'inviò una legione da Roma, evidentemente per assicurare la linea della via Latina (Liv., xxu, 57). Pochi anni dopo (nel 211 av. C.) fu scelta qual luogo di confine per una porzione dei senatori di Capua mentre stavano aspettando la loro sentenza da Roma; ma il console Fulvio, contrariamente all'opinione del suo collega Appio Claudio, li fece porre tutti a morte senza aspettare il decreto del Senato (Liv., xxvi, 15).
Da quel tempo Teanum divenne un'ordinaria città municipale e come tale e nominata incidentalmente in parecchie occasioni; la sua situazione sulla Via Latina contribuì, non ha dubbio, alla sua prosperità. Un grande oltraggio fatto ad uno dei suoi magistrati dal console romano fu mentovato in una delle orazioni di Caio Gracco, e noi apprendiamo da Cicerone (De Leg. agr., n, 31, 35; Ad Alt., vili, 11) ch'essa era ai dì suoi una città non meno florida che popolosa.
Il suo nome occorre reiteratamente nella Guerra Sociale e nella lotta fra Siila e Mario, e in un periodo posteriore i comandanti delle legioni in Italia vi tennero una specie di congresso per addurre una riconciliazione fra Ottaviano e L. Antonio. Fu una delle città il cui territorio Rullo propose di dividere, con la sua legge, fra il popolo romano, ma questa calamità non avvenne. Successivamente però ricevette una colonia sotto Augusto (Lib. Colon., pag. 238) e pare conservasse il suo grado coloniale sotto l'Impero.
Dice Strabone che Teanum era, coinè abbiamo già riferito, la più grande e la più popolata città lungo la via Latina e la più ragguardevole delle città interne della Campania, dopo Capua. Le iscrizioni e le rovine esistenti confermano le relazioni sulla sua importanza, ma poco più apprendiamo di essa sotto l'Impero romano. Andò forse in decadenza nel medioevo, nè più riebbe l'antico splendore, quantunque papa San Silvestro I vi stabilisse, sin dal 333, la sede vescovile.
Sulla strada fra Teano e Cajanello s'incontrarono, nell'ottobre 1860, Vittorio Emanuele II e Garibaldi, al cospetto dei rappresentanti dei due eserciti, sardo e garibaldino e di immensa folla plaudente al nuovo re d'Italia ed all'eroe dei due inondi.
Uomini illustri. — A Teano nacquero, fra gli altri, Antonio de' Rienzi e Luigi Buonavoglia, guerrieri rinomati sotto Ferdinando il Cattolico, re di Napoli.
Coli, elett. Teano — Dioc. Calvi e Teano — P2, T. e Str. ferr.
Cajanello (1105 ab.). — A 397 metri di altitudine e a 8 chilometri da Teano, in territorio vulcanico assai fertile in cereali, viti, gelsi, legumi e alberi da frutta, specialmente ciliegie e castagne. Vi si allevano molti buoi, pecore, maiali e capre. Presso