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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Caserta
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   Cesare Borgia, mettendo la corona in capo a Federico d'Aragona, vide in duomo la costui leggiadra figlia Carlotta e la chiese indarno per moglie dopo di essersi spogliato della porpora cardinalizia. Da quel furfante matricolato ch'egli era, ei giurò di vendicarsi e non tardò a farlo. Insieme al conte di Cajazzo e al D'Aubigny, comandante dei Francesi, posa l'assedio a Capua, difesa strenuamente dal conte Pinuccio Marzano e dai suoi abitanti. Si trattò poi una tregua, ina il Borgia ordì tosto, com'era suo costume, un tradimento. Egli introdusse in Capua, in amichevole sembianza, un nerbo di truppe e mentre gli abitanti stavano sborsando il danaro pattuito per la pace, diede il segnale dell'eccidio. Furono spogliate le chiese, uccisi i vecchi e i fanciulli, e molte donne, per sottrarsi al disonore, gittaronsi, come già abbiam detto, da un terrazzo nel sottoposto Volturno. I morti sommarono all'enorme cifra di cinquemila, finche il D'Aubigny, sdegnato del tradimento e della strage efferata, ordinò la fine dell'eccidio. 11 tradimento del Borgia fu però tosto punito dal celebre Ettore Fiera mosca, da Matteo di Capua e da Gian Vincenzo Ventriglia, i quali furono i principali autori delle totali sconfitte dei due eserciti francesi comandati dal D'Aubigny e dal Lautrec.
   Ma non ebbero qui fine le vicende guerresche in Capua. Il 2 luglio del 1707 essa fu tolta dagli Austriaci agli Spagnuoli, i quali la riconquistarono contro gli Austriaci il 28 ottobre del 1734. L'I 1 gennaio del 1799 il generale austriaco, barone Carlo Maek, dovette schiuderne le porte al generale francese Macdonahl, ma il 28 luglio del medesimo anno fu rioccupata dai Napoletani e il 12 febbraio del 1806 di bel nuovo dai Francesi sotto Masse-na, finché il 20 maggio del 1815 l'armistizio di Casalanza, presso Capua, fra il Neipperg e il Carascosa, decise della sorte del reame di Napoli.
   Ai dì nostri menò rumore e narreremo qui brevemente la
   Resa di Capua nei 1860 alle truppe di Vittorio Emanuele II.
   Dopo la suddescrilta battaglia sul Volturno del 1° e 2 ottobre 1860, i Borbonici sgombrarono la linea del Volturno, lasciando a Capua 10,000 uomini che dovevano rimaner di presidio in difesa di quella fortezza contro l'assedio inevitabile dei Garibaldini, o dell'esercito meridionale, e dei Piemontesi, o dell'esercito regio, vittoriosi.
   Garibaldi opinava non esser necessario il bunibanUunento di Capua, ma i «mandanti dell'esercito regio la pensavano diversamente. Passato ch'ebbe Garibaldi il Volturno, il generale Della Piocca prese il comando di tutte le truppe davanti a Capua, tanto di quelle dell'esercito regio, o settentrionale, quanto di quelle del meridionale. Le truppe regie a Sant'Angelo e a Santa Maria davanti la fortezza furono grandemente rinforzate coll'ciggiunta del genio e dell'artiglieria. Un distaccamento regio passò il Volturno per occupare Cajazzo abbandonato dai Borbonici. L'esercito meridionale si spinse innanzi a Sant'Angelo, ove arrivò il 27 ottobre la divisione calabrese Avezzana formata presso Maddaloni.
   Nei giorni successivi l'artiglieria italiana piantò sei batterie che cingevano Capua quasi a semi circolo. 11 28 e il 29 i Borbonici fecero parecchie sortite per impedire la costruzione delle batterie, donde alcune vive scaramuccio segnatamente all'ala destra dei regi davanti Sant'Angelo.
   Nel pomeriggio del 29 giunsero da Capua due parlamentari per trattar della resa col generale Della Itocca, ma non fu possibile accordarsi sulle condizioni. Verso le quattro pomeridiane del 1° novembre, in segno del principio del bombardamento, fu inalberata la bandiera rossa sulle allure di Sant'Angelo e le batterie aprirono tosto il fuoco.
   Erasi risoluto dal Consiglio di guerra di opporre resistenza sino all'ultimo. Il bombardamento cagionò poco danno alla fortezza, ma il fischio delle palle, segnatamente dei proiettili Cavalli, sulle teste della popolazione indusse in breve un senso di sgomento negli animi.
   Degli abitanti una gran parte avrebbe veduto di buon grado e da lungo tempo la resa della fortezza si per simpatia verso la causa nazionale e si pei gravi danni cagionati dalla difesa. Eglino si eran trattenuti sin allora per tema dei soldati eccitati, della plebe raccogliticcia dei paesi circostanti e segnatamente dei contadini fanatici eh oratisi ricoverati nella città. Tutlavoita, ora che la
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