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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416
Mandamenti e Comuni del Circondario dì Caserta
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ortaglie, meloni rinomati, piante medicinali, ecc. Nel Volturno, che lo attraversa, pescansi pesci squisiti e non manca nel territorio la pastorizia. Fin dall'antichità Virgilio, Strabene e Floro celebrarono l'ubertosità del territorio capuano.
Capua (13,880 ab.). — Giace in ampia pianura, a 2-u ut. sul mare, sulla linea ferroviaria che, conginnge Napoli a Roma, distante dalla prima 45 chilometri e 204 dalla seconda. Appressandosi a Capua non iscorgonsi (die i comignoli delle case e i campanili dello chiese, ma sopra di essa, fuori porta di Napoli, scorgesi in lontananza il Vesuvio, indi il monte di Castellammare e a destra Camaldoli, il punto più elevato dei dintorni di Napoli. La città ha una forma quasi triangolare ed è munita da ima cinta di bastioni chela rendono una piazza forte di prìm'ordine. A nord e ad ovest è bagnata dal Volturno e a sud è un ampio fosso accavalciato da mi ponte levatoio da cui si esce dalla città nella pianura detta Campo d'istruzione. Si entra in città per due porte, di Napoli e di Roma, ed a questa seconda si va pel magnifico ponte costruito dall'imperatore Trajano e rifatto da Federico II, che fece anche rizzar due belle torri a difesa della città. In esse vedovatisi la statua della Capita Imperiale in forme colossali, l'altra sedente del detto Federico con corona e clamide, non che quelle del giureconsulto Taddeo da Sessa e del celebre segretario e logoteta Pier della Vigna, nativo di Capila.
Contrariamente al sistema invalso di ribattezzare, le strade e i corsi principali delle città italiane coi nomi di Garibaldi, Vittorio Emanuele, ecc. e sien pur gloriosi —• sistema riprovato a più riprese dallo storico Gregorovins nei suoi Wanderjahrc in Itamii — il Municipio di Capua ha ridonato alle vie della città ì loro nomi storici seguenti: Via dei Principi Longobardi — dei Normanni — del Seggio dei Cavalieri — del Conte Landone — di Pier della Vigna — del Conte d'Altavilla —di Ottavio Rinaldo — di Lodovico Abenavolo — di Ettore Fieramosca — di Paolo Bottone — del Museo Campano — del Gran Priorato di BLflBa — della Riviera Casilino, ecc.
In una città che fu ab antico sede arcivescovile abbondano naturalmente le chiese fra le quali primeggia la Cattedrale sacra a Santo Stefano, edificata l'anno 85G e molto importante per l'istoria e per l'arti1. Da questa costruzione primitiva derivano le sedici antiche colonne granitiche delle ventiquattro dell'atrio, cinto di portici, fatto costruire dal normanno Eroco, arcivescovo dal 1072 al 108G, restaurato ed abbellito dal cardinale Caracciolo nel 1719: le quali colonne sostengono coi loro capitelli corinzi archi elevati. La chiesa è a tre navate, intieramente ammodernate, ma serba ancora ventiquattro antiche colonne di granito ì cui capitelli corinzi furono rifatti alla gotica e indorati nel restauro eseguito dal Travaglili! nel 1S54-1S5S. La navata centrale ha una vòlta elittica a botte lnnettata, rifatta pure in quest'ultima epoca e le navate laterali hanno le vòlte a croce. Due colonne dì verde antico adornano l'aitar maggiore e due più piccole fanno l'ufficio di candelabri, dove comincia la strada ad emiciclo che conduce al coro. A destra vi è la grande cappella del Tesoro, fatta restaurare dall'illustre cardinale Capecelatro nel 1S87, ed è 1111 vero monumento di arte cristiana. Le mura sono ricoperte di ricche dorature e di pittura eleganti sullo stile del Cinquecento; l'antico pavimento a mosaico è ora ripulito e completato, ed il nuovo altare maggiore è tutto di bronzi dorati e di pietre preziose — opera che desta l'ammirazione universale. Nella medesima cappella evvi, nel terzo altare a sinistra, un dipinto della Madonna della Rosa, del secolo XIII e a destra una Madonna iti mezzo a Santo Stefano e a Santa Lucia, tela peruginesca di Antonazzo Romano, del 1489. L'ampio e chiaro soecorpo, 0 chiesa sotterranea sotto il coro, è antichissimo, della più bell'arte normanna e fu riconsecrato nel 1721-, restaurato dalla pietà del cardinale Caracciolo, che vi fece innalzare 1111 granile sacello. Lo adornano quattordici, antiche colonne corinzie di marmo e un antico sarcofago con la Caccia di Meleagro. 11 pavimento è in mosaico del pari che le pareti del sacello, ricopiato, benché in minori proporzioni, sulla