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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Provincia di Caserta
   131
   Il combattimento divenne generale: la colonna borbonica in marcia contro Monte Sant'Angelo assalì vigorosamente Garibaldi il quale, non avendo che poche forze e non delle migliori, fece avanzare contro gli assalitori, che arrampicavansi su per le roccie, il battaglione siciliano ; questo non resse all'urto e i Borbonici avanzarono incalzando i Garibaldini. I quali, sulle 3 del pomeriggio, perderono due cannoni, il che li spinse a fare urto sforzo supremo. Ed ecco in fatti un centinaio fra uffiziali, stato maggiore e guide slanciarsi, con Garibaldi alla testa, sugli assalitori, strappar loro dalle mani i cannoni, ristabilire le comunicazioni con la città, far parecchi prigionieri e procacciarsi soccorsi. Garibaldi ripigliò tosto al galoppo la via di Monte Sant'Angelo, da cui andavansi ritirando i Borbonici spossati e sconfitti alle 5 pomeridiane e di tal guisa l'estrema sinistra dei Garibaldini rimase vittoriosa.
   Per lo contrario quelli che stavano combattendo a San Tommaso furono costretti a dare addietro a Santa Maria, abbandonando il villaggio ai Borbonici i quali vi si precipitarono saccheggiando ed incendiando. La loro cavalleria aveva nella giornata fatto sei o sette cariche nelle pianure di San Tommaso cagionando gravi danni ai Garibaldini che avevano indietreggiato anche a Caserta sotto il comando di Sirtori, il quale, assalito improvvisamente da parecchie colonne nemiche provenienti da Caserta Vecchia e da San Leucio, abbandonò Caserta Nuova facendo fronte altrove e chiedendo indarno soccorso ai suoi tutti alle prese col nemico. In quelle strette telegrafò al Villamarina, a Napoli, continuando intanto ad opporre un'accanita resistenza ai Borbonici sino a notte avanzata la quale pose fine alla mischia ostinata. Dopo visitate le posizioni di sinistra e trovatele sicure, Garibaldi awiossi a Caserta ove, nella notte stessa, eran giunti 1500 soldati dell'esercito regio regolare inviati dal Villamarina.
   E qui giova aprire una parentesi. Guglielmo Rtistow, uflìziale prussiano del genio, colonnello e capo di stato maggiore di Garibaldi (che suicidossi poi nel 1878 a Zurigo), nella sua opera La Guerra d'Ilalia del 1800 afferma che il soccorso dei regi chiesto dal Sirtori si ridusse ad un solo battaglione di bersaglieri forte di 400 uomini circa. Vuoisi qui osservare che il Rtistow, garibaldino fanatico ed ostile in sommo grado al conte di Cavour c ai Piemontesi, com'egli qualificava l'esercito resio, si sforza nella sua storia di attribuire esclusivamente ai Garibaldini la vittoria sul Volturno. « Al Volturno, scrive egli iperbolicamente, un giovane esercito di volontari sconfisse le migliori truppe di Francesco II e con forze inferiori del doppio ha riportato una delle più splendide vittorie che la storia del mondo abbia registrato ne' suoi annali ! ! ! ».
   Ma ripigliamo il racconto della battaglia. All'alba del successivo 2 ottobre, Garibaldi, Sirtori, Bixio e le truppe regie regolari inviate in soccorso stavan raccolte insieme fra Marni e Caserta. I Borbonici non avevano saputo trar profitto del vantaggio conseguito il 1° ottobre e, ponendo in non cale le precauzioni più elementari in tempo di guerra, non solamente non avevano pensato a trincerarsi, ma eransi financo abbandonati al sonno nel gran parco di Caserta.
   Cogliendo il destro, le fresche schiere dell'esercito regio e regolare inviate in soccorso, marciando in testa ai Garibaldini, piombarono impetuosamente addosso ai Borbonici, i quali, colli alla sprovveduta, sgominati, incalzati su tulli i punti, sbandaronsi e furon fatti prigionieri in gran parte.
   Alle 11 del mattino la resistenza era cessata in ogni dove ed alle 2 del pomeriggio Garibaldi potè spedire a Napoli il telegramma: La vittoria è compiuta su tutta la linea!
   Nella lunga e sanguinosa battaglia del Volturno che durò quasi due giorni le perdite dalle due parti furono, secondo il Riistow, che vi combattè, le seguenti :
   Dell'esercito meridionale o garibaldino le perdite ascesero a 506 morti, 1328 feriti, 1389 smarriti, in totale 3223 uomini, per forma che il 3 ottobre l'esercito meridionale nella sua parte attiva poteva ancora annoverare da 15,000 a 16,000 uomini sotto le armi. La proporzione fra i morti e i feriti fu di due a cinque. L'esercito meridionale ebbe un morto ed un ferito per ogni dieci uomini e questo numero sproporzionato di uccisi è dovuto alla superiorità dell'artiglieria napoletana.
   Sulle alture di Monte Sant'Angelo i Garibaldini perderono sei piccoli pezzi senza attiraglio.
   Le perdite dei Borbonici in morti e feriti non si conoscono e non furono mai divulgale. Crede però il Riistow che non abbian raggiunto quelle dell'esercito meridionale, poiché, quantunque essi non eseguissero il 1° e il 2 ottobre che assalti in generale e i Garibaldini si trovassero separa la mento