Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno', Gustavo Strafforello

   

Pagina (134/423)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (134/423)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   128
   Parte Quarta — Italia Meridionale
   Alla foce del Garigliano presso Minturno era un ampio bosco sacro a Sferica, ninfa o deità locale, rappresentata da una tradizione adottata da Virgilio (Aen., vii, 47), qual madre di Latino mentre altri la identificano con Circe.
   llex arva Latitili*, et urbes Jain senior ìonga placidas in pace regebat, Hunc Fauno, et nympha genitum Laurent? Marita Accìpim us.
   Era signore, Avea il suo regno amministrato in pare,
   Quando ciò fu, di Lazio il re Latino, Questi nacque di Fanno e di Marica Un re che veglio e placido gran tempo Ninta di Lilurento.
   Tanto il bosco quanto il tempio (Lucus Marieae) non solo erano in grande venerazione appo gli abitanti della vicina Minturno. ma pare godessero anche di una grande celebrità appo gli stessi Romani (Strab., v, pag. 235; Serv. ad Aen., vii, 47). Immediatamente presso la foce del Garigliano stendevasi un ampio padule formato probabilmente dal ristagno del fiume stesso.
   Battaglie sul Garigrliano.
   Tanto negli antichi quanto nei tempi moderni avvennero sulle sponde del Garigliano vanì combattimenti di cui diremo qui brevemente.
   La battaglia principale per cui va rinomato il Garigliano fu combattuta il 27 dicembre del 1503 sulla sponda destra del fiume a breve distanza dal punto ove passa ora la strada da Gaeta a Napoli. La situazione delle truppe francesi non era guari lontana ila codesta strada. Esse occupavano la sponda destra del fi ti me presso le alture sotto Tracll o (ora Minturno) e ineii paludose della sponda sinistra sulla quale accampava ila ben cinquanta giorni l'esercito spaglinolo sotto Gonsalvo di Cordova, esposto a tutti gli inconvenienti della stagiono piovosa ed aspettando l'assalto con una fermezza di propositi che contrastava grandemente con la furia francese, sopra la quale l'influenza del clima aveva incominciato ad esercitare la sua fatale influenza,
   I Francesi fecero qualche dimostrazione ili assalto gettando dalla loro posi/ione un ponte sul fiume, ma senza alcun risultato importante, tranne la prodezza del celebre Dajardo — le chevalier sans tache — che lo difese, dicesi, da solo contro 200 cavalieri spaglinoli.
   Gonsalvo di Cordova, il Gran Capitano, perà, rinforzato dalle schiere di Bartolommeo d'Alviano e degli Orsini, si risolse a non rimaner più sulle difese ed a prendere, in quella vece, l'offensiva. II perchè, dopo fatto costruire tacitamente in un canale vicino a Sessa un ponte di barche e condottolo nottetempo al Garigliano, gettandolo al passo dì Sujo sopra il ponte suddetto dei Francesi che non facevano alcuna guardia, tragittò il fiume col suo intiero esercito, fece assalire dalla retroguarria il ponte francese e mosse coll'Alviano all'assalto del nemico, il quale, sgomento a siffatta nuova, abbandonò nel cuor della notte il Garigliano per ripiegarsi su Gaeta, lasciando sul campo porzione delle munizioni e 9 grossi pezzi di artiglieria con gli ammalati e i feriti.
   Udita la ritirata precipitosa dei Francesi, Gonsalvo lanciò Prospero Colonna con la cavalleria per assalirli alle spalle fine In! a Aiolà di Gaeta (ora Formia) si appiccò la battaglia in cui i Francesi ebbero la peggio si che ripararono scompigliati in Gaeta.
   Piero de'Aledici, padre di Lorenzino, che dopo di essere stato espulso da Firenze seguitava il campo francese co'fratelli Giovanni e Giuliano ed alcuni altri gentiluomini, saliti, nella partenza dell'esercito dal Garigliano, sopra una barca con quattro pezzi di artiglieria per trasportarli a Gaeta, affogarono tutti, pel soverchio peso della barca e pei venti contrai il, alla foce del fiume.
   La vittoria di Gonsalvo sul Garigliano, narrata paratamente dal Guicciardini e dal Gìovio, è memorabile principalmente perchè raffermò il dominio spaglinolo nel reame di Napoli
   Anche Gioacchino Marat ebbe avversa la fortuna nelle vicinanze di Ceprano il 17 maggio 1815.
   «
   * *
   A' di nostri avvenne sul Garigliano un ultimo combattimento che giova qui ricordare sulla scorta dell'opera: Guerra d'Italia nel 1860, del Riistow.