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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arie -Quarta — Italia Meridionale
   pressoché per intiero. Questo terremoto addusse anche la rovina di parecchi altri monumenti, fra gli altri la rovina compiuta dell'antica famosa chiesa di San Bartolomeo che sorgeva pure accanto al Duomo.
   Degno di particola:' menzione è il portone di bronzo, fatto costruire nel secolo XII da un arcivescovo, a Bisanzio probabilmente, con un misto singolare d'antichi elementi bizantini e romani. È distribuito in settantadue eampi o quadri nei cinque ordini superiori, contenenti soggetti assai animati desunti dall'istoria biblica. Dal sesto al nono ordine i quadri contengono scene dell'arcivescovo di Benevento e dei suoi suffragane!, i quali hanno tutti a fianco i titoli delle loro diocesi. 1 picchiotti della porta consistono in due anelli che hanno di fuori due teste di grifoni e dentro due teste di leoni. Stupendamente scolpiti sono gli stipiti marmorei del portone rappresentanti animali con arabeschi e capitelli a ricco fogliame. L'arco soprastante va ornato di rosette. Dal punto di veduta dell'istoria dell'arte il portone in bronzo del duomo di Benevento va collocato accanto ai consimili dei duomi di Amalfi, di Lavello e di Trarli.
   L'interno del Duomo è una grande basilica con cinque navate a volta piatta, cinquantaquattro colonne antiche ed ai lati dell'aitar maggiore due amboni assai pregevoli per fregi in musaico e magnifiche scolture in marmo. 1 due amboni hanno ciascuno sei colonne basate sul dorso di leoni e grifoni. In quello a destra una bella statua di San Pietroi in mezzo al tabernacolo l'Arcangelo Gabriele; a destra la Madonna e negli interstizi! scolture, musaici e rosette. Nell'ambone a sinistra, accanto alla Madonna, il Cristo adorato dal Fondatore, che ha sopra il capo un'iscrizione col nome dell'artista: Kicolaus de Monteforte 1311. Non inerì cospicuo, innanzi all'amboni a destra, è il candelabro pel cero pasquale sorretto da quattro figure con belle movenze.
   l'oche ossa del vescovo San Barbato riposano sotto l'aitar maggiore, ma i Beneventani sono ad irai issi mi (li non possedere il corpo di San Gennaro che, nel 305, fu vescovo di Benevento e che eglino reclamano come compatriota. Quattro volte il corpo del santo fu traslocato. La prima, da Casa Marciana alla sua chiesa extra ntoenia a Napoli nel 325. Appresso, il principe Sico lo portò, nell'825, a Benevento, donde papa Adriano IV lo fece trasportare, nel 1156, per maggior sicurezza, al santuario di Monte-vergine, finché fu ricondotto, nel 1494, a Napoli.
   11 campanile quadrangolare, a sinistra della facciata del Duomo, fu innalzato conforme all'iscrizione piena d'odio sacerdotale contro Federico II; esso fu incominciato l'il febbraio del 1279 e restaurato dopo il suddetto terremoto del 166S. È spianato in vetta, costruito in parte con frammenti antichi, anche di sarcofaghi e con in mezzo alla parte anteriore diciassette semi-figtire. Nel secondo scompartimento presso l'arca, una maschera antica e nella parete a sinistra vedesi incastrato un bassorilievo antico rappresentante un Cinghiale ornato pel sacrifizio, l'arme di Benevento. Giusta la tradizione, Diomede — il fondatore della città secondo Stefano di Bisanzio e Solino — le avrebbe lasciato come palladio le zanne del cinghiale Caledonio, ucciso dallo zio Meleagro, e da ciò la città avrebbe tratto il suo stemma. Ancora al tempo di Procopio queste zanne favolose additavansi in Benevento come la reliquia più sacra dell'antichità.
   Santa Sofia. — In piazza del Teatro, fu fondata — come narra Gregorovius — da Gisulfo li, fra il 732 e il 749, ed Arichi (Arrigis II) la fece costruire ed ultimare verso il 774, appunto quando, distrutto il Regno longobardo, ei proclamò la propria indipendenza. Aveva nemici il papa e Carlo Magno e non poteva trovare alleati che nella Corte di Bisanzio, ove riparò in breve anche suo cognato Adelchi, figliuolo di re Desiderio, per tentar di là, coll'aiuto anche di Benevento, una restaurazione.
   Codesta chiesa — già ragguardevole coll'annesso convento, ora soppresso, dei Benedettini, che rivaleggiava col famoso di Montecassino per la ricchezza dei suoi archivi — ha una facciata, ora intieramente rinnovata e scialbata, in quadrato con cuspide ornato di due colonne antiche su cui poggia un arco. Sull'architrave della porta di