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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416
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l'arie -Quarta — Italia Meridionale
La sua situazione è fissata dagli lifrierurn, i quali tutti concorrono nel porla lungo la via Appia, a 21 miglia romane ila Capua e ad 11 da Benevento ; e come la distanza totale ili tal modo assegnata è perfettamente corretta, non vi può esser dubbio che anche la divisione di essa è tale. Non pertanto rOlsfenio c lutti quasi i topografi italiani pongono Gaudio ad Arpaja, che sta a meno di 27 chilometri da Capua, com'è attestato da una pietra miliare romana scoperta e dalla misura della distanza. 11 perchè ben si appone il D'Anville ponendo il sito di Gaudio circa 0 chilometri più prossimo a Benevento fra Arpaja e Montcsarchio. Doveva sorgere sul o presso il fiumicello Isclcro, quantunque non vi si veggano rovine. Arpaja, di cui l'origine non puossi rintracciare più in lù del secolo X, sorse probabilmente, come tante altre città italiane, in luogo di Gaudio quando era già distrutto od abbandonato dai suoi abitanti. 11 punto è importante per la sua connessione con la vexata quaestio intorno la vera situazione del celebre passo delle b'urcae Caudinue — la scena di uno dei maggiori disastri toccati ai Romani nel corso iutiero della loro istoria — e di cui verremo ora trattando succintamente.
Forche Caudine.
La narrazione tramandataci da Tito Livio di questo noto famoso evento e l'unica sufficientemente particolareggiata sì da spargere qualche luce sulla quistionc topografica. Egli descrive le Forche Caudine quale un valico composto di due gole angnste (saltus duo alti, angusti, silvosique, — angustine, ix, 2) congiunte da una serie consecutiva di montagne ai due lati, racchiudenti nel mezzo una pianura anzfehenò spaziosa, erbosa ed irrigua.
L'esercito romano, credendo molto lontani i Sanniti, si avanzò incautamente nella prima gola, ma, giunto che fu alla seconda, la trovò sbarrata da tronchi di alberi e da pietre che la rendevano al tutto insuperabile; e quando tornato indietro alla prima gola, all'ingresso della valle, trovò anche questa asserragliata come l'altra, si abbandonò alla disperazione. Dopo di esser rimasto alcuni giorni imprigionato fra le due gole, fu costretto dalla fame ad arrendersi a discrezione ai Sanniti.
È ovvia l'esagerazione di questo racconto in quanto esso rappresenta i Romani come sopraffatti soltanto dalle difficoltà del terreno senza neppure tentare di assalire, per aprirsi uri passo, il nemico ; e il Niebuhr inferi giustamente ch'essi dovevano aver toccato una sconfitta prima di esser rinchiusi fra le due gole. Cicerone altresì allude due volte alla battaglia e sconfitta dei Romani a Caudium: Caudinum Proclium (de Sen., 13); cuni inule pugnatimi ad Candidili esset (de Off',, ni, 30); ma, dove non vogliasi respingere il racconto Liviano come favoloso di sana pianta, uopo è supporre che il nemico derivasse un grande prolìtio dalle particolarità del luogo ; e la stessa cosa è affermata da tutti gli altri scrittori che narrarono, comecché più brevemente, il medesimo avvenimento.
Un'antica tradizione, che fu seguitata da quasi tutti gli scrittori sull'argomento, rappresenta la valle di Arpaja, sulla strada maestra da Capua a Benevento, come scena dell'azione; e il nome di ¦Forchici (villaggio di 988 ab.) a circa un chilometro e mezzo da Arpaja, pare confermi la tradizione. Ria tutti quasi i viaggiatori hanno osservato come poco consuoni codesta valle con la descrizione di lito Livio: come osserva il viaggiatore inglese Kcppel Cravcn (Southern Tour, pagg. 11-12) «essa non è altro che una pianura oblunga circondata da alture, sufficienti appena a conferirle il nome di valle e rotta in più parti da strade e sentieri in varie direzioni ».
V'ha un valico angusto presso Arienzo che puossi supporre una delle suddette due gole all'ingresso della valle, ma non v'e la gola corrispondente all'altra estremità ; nò v'ha alcun fiume che scorra lungo la valle. E ben lungi da offrire ostacoli straordinari a schiere use a guerreggiare negli Apennini, poche forse sono le valli nel Sannio che ne offrano meno. Dall'altra banda, un altro valico nella medesima vicinanza fu additato da un altro viaggiatore inglese, il signor Gandy, il quale par corrisponda assai bene alla descrizione Liviana delle Forche Caudine. E questa l'angusta valle fra Sant'Agata de' Goti a Mojano sulla strada dalla prima a Benevento percorsa dal fiumicello Isclero.
In favore di codesto valico, come vera scena delle Forche Caudine, allegasi ch'esso corrisponde esattamente alla descrizione di Livio, come quello clì'c rinchiuso fra alte montagne, attraversato, come abbiaui detto, dal fiumicello Isclero, ed accessibile ai due lati da due anguste gole. Dalla narrazione di Livio chiaro apparisce che Caudini!i stesso non era in quel valico. Se i Romani stavano a