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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Arezzo - Grosseto - Siena
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1895, pagine 212

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Siena
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   di Santa Caterina in San Domenico, nell'Istituto di Delle Arti (da San Francesco e dal palazzo Spannocchi), in Sant'Agostino, ecc. Ma il Sodoma non lasciò allievi di grido come quegli ch'era il figliuolo non il padre del suo tempo. Suo genero Bartolomeo Neroni, detto il Riccio, fu un valente pittore di architettura.
   Dal Sodoma i Senesi si volsero a Domenico Beccafumi, detto Mecherino (1486-1551), cli'erasi formato nella più profonda ritiratezza ed oscurità e gareggiò col Sodoma. Ei seguì in prima la maniera del Perugino con disegno però più vigoroso (Santa Caterina, San Benedetto, San Gerolamo nell'Istituto di Belle Arti); dopo ch'ebbe studiate in Roma le opere di Michelangelo cercò indefessamente di appropriarsi la sua maniera vigorosa e raggiunse, negli effetti di luce, nella forza dell'espressione e negli scorci, 1111 grado più alto del Sodoma; tuttavia i suoi atteggiamenti e le sue muscolature hanno alquanto di sforzato, nel suo disegno e nella sua composizione scorgesi il calcolo per quanto abile e corretto. Suoi primi dipinti (1518) sono i freschi nell'oratorio di San Bernardino ; i suoi migliori freschi decorativi posteriori (1529-35) ammiransi nella sala concistoriale del palazzo Pubblico; i suoi migliori quadri a olio nell'oratorio di San Bernardino e nell'Istituto di Belle Arti. Ma la sua miglior opera e quella che gli assicura un posto cospicuo nell'istoria dell'arte sono dei famosi Graffiti nel pavimento del Duomo i cartoni che conservatisi nell'Istituto di Belle Arti.
   Baldassarre Peruzzi, che abbiaM già visto fra gli architetti, apprese probabilmente a dipingere dal Sodoma; ne'suoi dipinti scorgonsi chiaramente gli effetti dell'influenza lombarda ed umbra. Nella decorativa superò tutti i suoi contemporanei (Castel Belcaro, Fontegiusta, Istituto di Belle Arti, ma le sue migliori pitture sono 111 Roma).
   Terzo Periodo. — Le lunghe guerre e la caduta della Repubblica impedirono in Siena, dopo i luminosi tempi precedenti, lo sviluppo ulteriore dell'arte. Dopo il risorgimento della città segnalaronsi ancora nel tempo dei manieristi : Arcangelo Salini-beni (1557-1613) che conservò ancora il gusto puro (in San Domenico); suo fratellastro Francesco Vanni (1563-1610) si volse più tardi al Baroccio; Pietro Sorri (1556-1622) al Passignano; Rutilio Manetti (1572-1639) al Caravaggio; Astolfo Petrazzi (1579-1655), allievo di Ventura Salimbeni, aprì in Siena una scuola pittorica da cui uscì il Borgognone.
   1 contemporanei valentissimi pittori Amos Cassioli, Maccari ed Aldi continuano la tradizione gloriosa dell'antica scuola pittorica senese; il Maccari principalmente, professore all'Accademia di San Luca, in Roma autore dei famosi freschi decorativi nella sala dei ricevimenti del Senato del regno (1889), di Fabiola, del Deposto di Croce, del !Trionfo delle Tre Grazie, ecc. e a Siena di freschi nella sala Vittorio Emanuele al palazzo Pubblico.
   4. Intaglio 111 legno e pittura sul vetro. — Anche nell'arte dell'intaglio in legno Siena 11011 si rimase addietro alle altre città. Suo primo intagliatore fu Manuello, il (piale, insieme al figlio Parti, condusse nel 1259 i seggi del coro del Duomo antico.
   Nel secolo XV l'intaglio in legno, tanto nell'ornato quanto nelle figure, salì a pari grado con la scoltura in marino e seppe dare persino il chiaroscuro alle figure mediante il coloriniento del legno di bosso e di noce. 11 maestro più rinomato fu allora Domenico di Nicolò (del Coro), il quale intagliò il fregio e i capitelli stupendi nella cappella del palazzo Pubblico (1415).
   Ma la maggior celebrità fu raggiunta nel secolo XVI da Antonio Barili (cappella del battistero 111 Duomo, organo e tribuna dei cantori, leggio nella Libreria). Del suo allievo Giovanni Castelnuovo è il lavoro d'intaglio nell'oratorio di Sau Bernardino la cui cattedra fu intagliata da Ventura di Ser Giuliano Turapilli.
   Sulla fine del secolo XVI furono eseguiti 1 superbi lavori d'intaglio del nuovo coro del Duomo su disegno di Neroni (il Riccio) (la Teseo Bartolini di Pienza, Benedetto di Montepulciano e Descheriiii e Chiari fiorentini.