Siena
\ 181
ma anche più disordinato. Ambrogio ha più gusto; è, come dice ancora Gioberti, « altrimenti dotto che nessuno degli altri fosse > (sala della Pace, Accademia di Belle Arti). Nella composizione Ambrogio è il più grande maestro de' tempi suoi (sagrestia del Duomo, Istituto, sala dei Nove nel palazzo Pubblico, San Francesco).
Simone Martini (1285-1344) è il rappresentante principale della Scuola senese. « Se qualcuno domandasse, scrivono i precitati Crowe e Cavalcaselle, chi sia il pittore che più esattamente rappresenta questa scuola così nei difetti come nelle sue qualità, noi non esiteremmo ad indicare Simone Martini in (pianto che per Lorenzetti noi siamo dello stesso avviso del Ghiberti, ch'essi sono, cioè, i veri creatori dell'espressione drammatica. che si riscontra nei lavori di quella scuola. Uomini costoro di grande intelletto, s'ispirarono alle qualità che fecero appunto la grandezza di Giotto ». Il Petrarca, di cui Simone dipinse l'amata donna madonna Laura, cantò di lui in due sonetti.
Ma certo il mio Simon fu ite paradiso ;
e nelle sue ultime opere ei già appartiene al Rinascimento.
Suo successore fu il suo cognato Lippe Mentali (morto nel 1357) che imitò in San Gimignano le pitture di Simone nel palazzo Pubblico in Siena. Dalla scuola di Simone Martini dipendono eziandio Luca di Tornino e Giacomo di Mino, soprannominato il PeUicciajo, del quale son da vedere ai Servi la Madonna del Belvedere e nell'Istituto un dipinto del 1363, del pari che il bel disegno della facciata di San Giovanni (Opera del Duomo), 1382. Andrea di Vanni fu uomo politico democratico e insieme pittore. Quando, nel 1368, furono espulsi i Dodici e i popolani afferraron le redini del potere, il Vanni ebbe alti uffici e dignità. Dipinse in San Domenico la cappella di Santa Caterina e Santo Stefano nella sagrestia. Dalla scuola di Simone uscì anche Lippo di Vanni che lavorò anch'eglì nella sala del Consiglio e fu un miniaturista di assai valore.
Nell'ornamentazione ì Senesi fecero di buon'ora assai buona prova. Nel 1369 incominciò il grande lavoro decorativo del pavimento del Duomo, del quale però ì disegni principali appartengono al Rinascimento.
Bartolo di Maestro Fredi, nato nel 1330, lavorò ancora del tutto secondo l'antica Scuola senese.
Taddeo di Bartolo, di Maestro Mino (1362-1422). dipinse nel palazzo Pubblico (1401), ove le Storie di Maria attestano ch'ei fu il miglior colorista de' suoi tempi e superò per originalità ed energia tutti i suoi contemporanei con sacrifizio, a dir vero, della bellezza.
Paolo di Giovanili Fei (che dipinse dal 1372 al 1410) fu un maestro di terz'ordine e il maestro di Giovanni di Paolo il quale dipinse nella maniera di Fra Angelico da Fiesole.
Nel secolo XV i progressi del Masaccio non penetrarono ancora in Siena. Mentre la plastica e l'architettura progredivano, la pittura rimase addietro contentandosi della ripetizione degli antichi tipi e motivi.
Di Martino di Bartolommeo sono ì freschi nella vòlta della sala della Balia nel palazzo Pubblico con figure molto graziose.
Stefano di Giovanni, detto il Sassetta, morto nel 1450, dà prova nel suo fresco a porta Romana e nella Madonna nell'Osservanza, di diligenza, morbidezza, ampiezzadi panneggiamento e trasparenza d'ombra più de' suoi predecessori.
Sano di Pietro, suo allievo (1400-1481), e di cui Siena possiede ben 47 tavole, è un vero tipo senese, peritissimo nelP espressione del sentimento religioso. Gareggia in diligenza col Sassetta e va debitore del suo soprannome di Fra Angelico Senese alla leggiadria de' suoi angeli ed alla casta bellezza delle sue figure donnesche. Egli ebbe anche gran fama come colorista; ma molti suoi lavori son ridipinti o ritoccati sì che 1111 giudizio formale 11011 è possibile.
Domenico (li Bartolo d'Asciano, allievo di Taddeo di Bartolo, dipinse, verso il 1410, nell'Ospedale cinque freschi, fu coadiuvato da Priamo, fratello di Giacomo della Quercia.